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- I monologhi qui presentati non mi sono piaciuti tutti allo stesso modo, ma nel complesso sono molto soddisfatta.
Amo il Bennet tristemente ironico, personaggi delineati con un paradossale distacco tanto da renderli commoventi, queste figure così piccole e mediocri, ignare della loro pochezza, perfettamente umane.
Sono monologhi di una afflizione infinita, forse proprio perchè apparentemente non sono tristi, sono presentati come una quotidiana storia di gente normale, con una visione molto inglese che rende, per contrasto, più drammatica la vicenda, di per se spesso banale. Tra i miei preferiti c’è “Una donna come tante” in cui la vivacità e l’inconsapevolezza della protagonista enfatizzano la drammaticità del racconto. In “Un letto fra le lenticchie” mi sono fatta proprio delle sane risate, pur essendo sempre presente, la nota amara qui non ha prevalso e la lettura è stata estremamente piacevole e divertente. Ho trovato molto bello anche “Una donna di lettere” nel quale Bennet ci offre un’analisi insolita della solitudine, un percorso nel quale cambia completamente l’idea che ci facciamo all’inizio della protagonista. Se dapprima sembra semplicemente una persona un po’ puntigliosa sull’osservanza delle regole in seguito si manifesta il suo lato maniacale e alla fine si evince che è la solitudine che l’ha modificata in questo modo.
Un libro godibilissimo che consiglio.
martedì 13 agosto 2013
Signore e signori di alan Bennett
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