Da tempo volevo accostarmi a questo autore e alla fine ci ho
provato, ma senza trarne alcun piacere. Se l'intento era, attraverso
questi racconti, di rendere un atmosfera stagnante di immobilità e
frustrazione, Joyce ci è riuscito perfettamente. Di indubbio valore
letterario quest'opera ha la capacità di lasciare insoddisfatti, di
frustrare il lettore con un prosieguo della storia che non arriva. I
personaggi restano bloccati nella loro condizione misera, ho avuto la
sensazione di affacciarmi alla loro finestra, di stare lì e vedere un
pezzo della loro vita, per poi allontanarmene mio malgrado lasciandoli
irrisolti. E rimango irrisolta anche io, nessuna storia che lasci una
buona sensazione, addosso restano solo un malessere e un impotenza che
non hanno nemmeno il privilegio di poter sfogare in un pianto
liberatorio, il classico pianto smosso dai sentimenti forti, dalla
commozione.
Mi chiedo quanto la traduzione di Benati della versione
del libro che ho io influisca sullo stile di questi racconti. Nella
prefazione ad opera di Italo Svevo, coevo di Joyce, si nota un'uso
arcaico della lingua italiana, cosa che non avviene in questa traduzione
del 1994. La domanda è : quanto ha reso fluida e moderna la narrazione
il traduttore? Forse per saperlo dovrei leggere un'altra versione meno
recente, ma non ci penso nemmeno lontanamente.
Mi chiedo quanto la traduzione di Benati della versione del libro che ho io influisca sullo stile di questi racconti. Nella prefazione ad opera di Italo Svevo, coevo di Joyce, si nota un'uso arcaico della lingua italiana, cosa che non avviene in questa traduzione del 1994. La domanda è : quanto ha reso fluida e moderna la narrazione il traduttore? Forse per saperlo dovrei leggere un'altra versione meno recente, ma non ci penso nemmeno lontanamente.