Il libro si suddivide in 4 parti, la prima e l'ultima soprattutto
presentano una scrittura aulica e ricercata, descrizioni flebili e
precise al tempo stesso, che ti danno l'idea di aver capito ma non sei
certo di aver capito tutto. I tempi sono dilatati, sono più del pensiero
che dell’azione. C’è una ridondanza a tratti eccessiva che per effetto
contrario sminuisce, occulta le parti in cui questa sarebbe davvero
necessaria. Un po’ come dire che un’onda in un mare mosso non si nota
nemmeno.
Nella seconda parte lo stile si fa un po’ più semplice,
spontaneo permettendo al lettore di essere più empatico nei suoi
confronti, cosa che giova al libro che ne guadagna in autenticità,.
Questo è un romanzo che sta lui stesso nel tempo di mezzo, non si
capisce se l’autore ti vuole coinvolgere o se ti vuole lasciare un
semplice spettatore estraneo alle vicende narrate. Anche quando
avvengono fatti coinvolgenti non ti senti catapultato dentro la storia,
non la vivi sulla tua pelle, bensì rimani sempre come separato da un
vetro.
Fois ha delle notevoli doti narrative e sinceramente non
capisco se questa mancanza di contatto profondo con i suoi personaggi
sia da lui voluta a significare una sorta di pudore dei
sentimenti,oppure dovuta ad una sua freddezza di fondo, ad un’eccessivo
tecnicismo lirico che tiene a distanza.
La parte quarta è
senz’altro quella che mi è piaciuta meno, sembra quasi una protesi
attaccata male. Nonostante ciò, questo rimane comunque un libro che vale
la pena leggere.
Il difetto maggiore che ho riscontrato è una
sorta di incostanza, a tratti l’autore sembra più concentrato sulla
scrittura, altre sulla storia, queste variazioni rendono il racconto
“schizofrenico”, non armonioso, nonostante passaggi bellissimi di pura
poesia.
Alla fine del libro mi sono chiesta se avessi capito a cosa
si riferisse il titolo, la mia personale interpretazione, e non so se
sia corretta, è che si riferisca proprio a quel tempo in cui in noi un
cambiamento è avvenuto ma non ne siamo ancora consapevoli.
Citazioni:
“E in quel nulla rarefatto di calma dopo il temporale, la sua voce risuonò imprecisa come qualcosa ancora da farsi.”
“...nemmeno quelli che sembrano cambiamenti improvvisi, improvvisi lo
sono veramente. D’improvviso c’è solo il momento in cui ne prendiamo
coscienza.”
“ Vincenzo, dando un’altro colpo di vanga, pensò che
quelle terribili conclusioni, quella bestemmiante assenza di speranza,
specialmente nella bocca di un vicario di Cristo, non fosse nient’altro
che dolore amarissimo per la perdita di una creatura molto amata.”
Nella seconda parte lo stile si fa un po’ più semplice, spontaneo permettendo al lettore di essere più empatico nei suoi confronti, cosa che giova al libro che ne guadagna in autenticità,.
Questo è un romanzo che sta lui stesso nel tempo di mezzo, non si capisce se l’autore ti vuole coinvolgere o se ti vuole lasciare un semplice spettatore estraneo alle vicende narrate. Anche quando avvengono fatti coinvolgenti non ti senti catapultato dentro la storia, non la vivi sulla tua pelle, bensì rimani sempre come separato da un vetro.
Fois ha delle notevoli doti narrative e sinceramente non capisco se questa mancanza di contatto profondo con i suoi personaggi sia da lui voluta a significare una sorta di pudore dei sentimenti,oppure dovuta ad una sua freddezza di fondo, ad un’eccessivo tecnicismo lirico che tiene a distanza.
La parte quarta è senz’altro quella che mi è piaciuta meno, sembra quasi una protesi attaccata male. Nonostante ciò, questo rimane comunque un libro che vale la pena leggere.
Il difetto maggiore che ho riscontrato è una sorta di incostanza, a tratti l’autore sembra più concentrato sulla scrittura, altre sulla storia, queste variazioni rendono il racconto “schizofrenico”, non armonioso, nonostante passaggi bellissimi di pura poesia.
Alla fine del libro mi sono chiesta se avessi capito a cosa si riferisse il titolo, la mia personale interpretazione, e non so se sia corretta, è che si riferisca proprio a quel tempo in cui in noi un cambiamento è avvenuto ma non ne siamo ancora consapevoli.
Citazioni:
“E in quel nulla rarefatto di calma dopo il temporale, la sua voce risuonò imprecisa come qualcosa ancora da farsi.”
“...nemmeno quelli che sembrano cambiamenti improvvisi, improvvisi lo sono veramente. D’improvviso c’è solo il momento in cui ne prendiamo coscienza.”
“ Vincenzo, dando un’altro colpo di vanga, pensò che quelle terribili conclusioni, quella bestemmiante assenza di speranza, specialmente nella bocca di un vicario di Cristo, non fosse nient’altro che dolore amarissimo per la perdita di una creatura molto amata.”