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- Pare impossibile che questo romanzo sia stato scritto da una Dacia Maraini diciassettenne, lo trovo maturo nel contenuto e nella forma. Evidentemente il talento non ha età. Interessante la prefazione ad opera dell'autrice a distanza di anni, nella quale mi ha fatto soffermare sul significato della parola "vacanza", non intesa come ferie ma come una situazione in cui c'è qualcosa di vacante, di vuoto.
La Maraini si considera incompiuta e fresca in questa sua prima esperienza come scrittrice, a mio parere tutta questa incompiutezza non è avvertibile. Di questa autrice ho letto solo 2 libri oltre a quello in questione, "Buio" e "Colomba" e devo dire che questo mi è piaciuto più degli altri. Ignoro la sua biografia e il motivo che la porta fin da subito a scrivere di infanzia che abbia a che vedere con il sesso non come esperienza attiva ma come fatto subìto. Anna, la protagonista, mi risulta incomprensibile. Tutta la storia è pervasa da una cappa asfissiante di immobilità, nonostante la ragazzina passi da un'esperienza all'altra (tutte negative) rimane sospesa in un limbo,come se vivesse fuori da sè stessa e dal proprio corpo, come se ciò che le accade non la riguardasse. Per tutta la durata del libro ho atteso invano che Anna uscisse dall'apatica accettazione del mondo esterno a quello noto del collegio di suore, ma si è fatta scivolare addosso tutto, pervasa da una sorta di fatalismo dettato appunto da una vacanza, forse da un vuoto di amore.
Citazione: " A pensarci, non vedevo neanche molto me stessa. Mi ero persa di vista. Chissà dove. Ma non importava si saperlo."
martedì 13 agosto 2013
La vacanza di Dacia Maraini
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