lunedì 5 agosto 2013

La Peste di A.Camus

Copertina di La peste
Una monotona sciagura (3,4 stelle)
Premetto che ritengo Camus un genio prima di affermare che nel suo complesso questo libro non mi è piaciuto molto. Avevo letto “Lo straniero” con insospettata facilità e avevo, a torto, da questo romanzo le stesse aspettative.
Le pagine sono stagnanti della ripetitività delle morti e della malattia, della monotonia di atti divenuti meccanici dopo aver visto il dolore e le sofferenze di migliaia di persone, della gente che non vede più il futuro ma solo l’essenziale da fare per adeguarsi e tirare avanti.
Capisco perfettamente che con lo stile narrativo “noioso” e distaccato adottato abbia voluto rendere reali e far provare sulla pelle del lettore le sensazioni opprimenti della pestilenza e di tutto ciò che da essa consegue, ma non abbandonare questo libro mi è costata molta fatica.
Ovviamente ho proseguito perchè Camus non è un autore che si possa abbandonare come un qualsiasi scribacchino senza importanza, i concetti che esprime valgono la pena di un po’ di sofferenza, tuttavia non posso dire che questo romanzo mi rimarrà nel cuore.
Le citazioni da riportare sarebbero parecchie ma mi limito a scriverne solo due o tre e lascio a coloro che sono interessati la fatica di leggersi il libro per scoprire qua e là le perle che contiene.
Citazioni:

“ Nessuno, tra noi, aveva più grandi sentimenti; ma tutti portavano sentimenti monotoni....”

“ ...l’abitudine alla disperazione è peggiore della disperazione stessa.”

“...la peste aveva tolto a tutti la facoltà dell’amore e anche dell’amicizia; l’amore infatti richiede un po’ di futuro, e per noi non c’erano più che attimi.”

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