lunedì 5 agosto 2013

I giorni felici di T.Ciabatti

Copertina di I giorni felici

Come solo i bambini sanno essere: candidamente crudeli e malvagi.
O meglio come solo i bambini cresciuti da genitori inetti e inconsapevoli possono essere. Sabrina, la classica bambina che avrei odiato se fosse stata una compagna di scuola e che avrebbe fatto polpette di una "bonacciona" come ero da piccola e come tuttora continuo ad essere per certi versi.
Malinconico, soprattutto perché mi riporta alla mente un sacco di nomi e fatti della mia infanzia. Si può dire che la piccola protagonista ed io siamo coetanee. Sabrina è anche il pretesto per rendere un'istantanea che va dagli anni 70 al 2007, filtrato dal monitor della tv. Molto interessanti le appendici ai capitoli nei quali si traccia la biografia dei nomi di personaggi reali citati nel libro, tante meteore e qualche personaggio ancora famoso, oltre a nomi che hanno fatto parte della nostra storia e della cronaca. Resta l'amaro in bocca di quanto sia fugace e non durevole il successo di molti che per mancanza di un vero talento o per l'assenza di una reale voglia di emergere sono tornati ad ingrossare le fila della gente comune.
Un'analisi familiare che mette a nudo debolezze, piccinerie, cattiverie che potrebbero far parte della famiglia di tutti noi. Il padre:  figura tristissima, a volte viscida che ricorda alcuni personaggi di Alberto Sordi quando interpretaval'italiano medio. Una persona non cattiva ma infinitamente tragica e dannosa nella sua pochezza.
Sabrina passa dall'idolatria paterna al disprezzo, in un momento preciso realizza che lui è un ometto insulso. Tramite Sabrina si trovano le fasi della crescita della persona, ammirazione incondizionata da piccola nei confronti del padre, contestazione totale da adolescente, una visione più moderata mediata da affetto e ragione da adulta. Crudelmente realistica la vergogna che Sabrina prova nei confronti del padre. Chi di noi non si è mai sentito imbarazzato o inadeguato davanti agli altri in seguito ad un atteggiamento dei propri genitori, soprattutto nel periodo dell'adolescenza? Il disagio provato per qualcosa che tuo padre o tua madre hanno detto o fatto, o semplicemente per ciò che sono? Dovranno passare molti anni per capire e valutare ciò che i genitori sono stati per noi seppur sbagliando nei nostri confronti. Da adulti capiremo che il più delle volte hanno fatto ciò che hanno potuto, ciò che allora sembrava meglio per noi ma che per noi non era mai giusto o abbastanza, o forse ciò che loro ritenevano meglio per noi ma in fin dei conti era solo una loro proiezione.
Credo faccia parte della normale crescita passare dal prendere per oro colato tutto ciò che fa e dice un padre al detestare tutto di lui. Forse è una tappa necessaria per il distacco che un adolescente deve operare per poter diventare adulto… Ma quante sofferenze e sensi di colpa!
Frastornante alla fine la commistione tra realtà e fantasia. Non si capisce quanto siano vere le vicende narrate oppure no. Di fatto tutto il libro è costellato da appendici su persone reali, la cui storia è documentata in modo veritiero, ma quando ritroviamo queste persone fuori dalle appendici e dentro la storia non si capisce più cosa sia romanzato e cosa no.
Una fine triste, che lascia in bocca il sapore amaro tipico di alcune trasmissioni televisive come "meteore" o "chi l'ha visto", la prima perché è l'evidenza di come la vita sia beffarda nel farti credere di essere unico e speciale per poi ributtarti nella massa, e la seconda perché ti lascia sospeso ad aspettare chi non torna, chi è scomparso.
Nel finale la protagonista che si era sempre sentita vincente e speciale sembra ammettere a se stessa che è normale e perdente ma paradossalmente è allora che diventa "vincente" perché si trasforma in una donna vera.
Questo libro mi è piaciuto molto per l'originalità del taglio e per la storia che pur non essendo banale resta pur sempre una storia comune. Dal punto di vista letterario si legge bene ed è scritto In modo più che asciutto.
Difetti:
-I congiuntivi! Sono volutamente omessi? Forse si ma che fastidio!
-Le descrizioni delle scene di sesso sono completamente slegate e fuori tono rispetto al resto del libro.

Come citazione stavolta non scelgo una frase tratta dalla storia bensì una frase di Jean Paul Sartre scritta all'inizio del libro, che in due righe condensa l'essenza del libro stesso: Era un ragazzo, quel mostro che gli adulti fabbricano coi loro rimpianti.

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