La pelleDi Curzio Malaparte
Editore: Adelphi
Lingua: Italiano | Numero di pagine: 342 Isbn-10: 8845925285 | Isbn-13: 9788845925283
Ma perché un simile capolavoro non viene inserito nelle letture scolastiche? Forse troppo crudo? Forse troppo poco buonista?
Ecco cosa hanno trovato nelle carte inedite lasciate da Malaparte:
“Non so quale sia più difficile, se il mestiere del vinto o quello del vincitore. Ma una cosa so certamente, che il valore umano dei vinti è superiore a quello dei vincitori. Tutto il mio cristianesimo è in questa certezza, che ho tentato di comunicare agli altri nel mio libro "La pelle", e che molti, senza dubbio per eccesso di orgoglio, di stupida vanagloria, non hanno capito, o han preferito rifiutare, per la tranquillità della loro coscienza. In questi ultimi anni, ho viaggiato, spesso, e a lungo, nei paesi dei vincitori e in quelli dei vinti, ma dove mi trovo meglio, è tra i vinti. Non perché mi piaccia assistere allo spettacolo della miseria altrui, e dell'umiliazione, ma perché l'uomo è tollerabile, accettabile, soltanto nella miseria e nell'umiliazione. L'uomo nella fortuna, l'uomo seduto sul trono del suo orgoglio, della sua potenza, della sua felicità, l'uomo vestito dei suoi orpelli e della sua insolenza di vincitore, l'uomo seduto sul Campidoglio, per usare una immagine classica, è uno spettacolo ripugnante.”
(notazioni dal"Journal d'un étranger à Paris”)
Sono rimasta sconcertata dalla bellezza di questo libro. L'unica pecca è che a tratti forse si compiace troppo nello sguazzare nella melma, ma è sicuramente specchio di una sofferenza realmente provata dall'autore, di una nausea verso tutto e verso tutti che lo ha attanagliato in alcuni momenti della sua vita. Il libro è ambientato nel periodo finale della seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio dell'8 settembre, soprattutto a Napoli, ma anche a Roma e a Firenze. Malaparte ci narra una "liberazione" diversa da quella festosa che spesso ci viene offerta, ci mostra il lato umano di chi combatte e del popolo che si adegua come può e come sa... un'analisi cruda e feroce, alcune critiche dicono nichilista, a mio avviso realista. Nella sua parte iniziale mi ha ricordato "Il mare non bagna Napoli"di Anna Maria Ortese, ma questo libro forse è ancora più crudele.
Sinceramente analizzare ogni argomento affrontato nel libro e commentarlo in questo momento mi risulta troppo gravoso, ne uscirebbe una tesi infinita, perchè troppi sono i tasti toccati e troppe le cose da dire e le riflessioni indotte.
Ma ve lo scrivo a caratteri cubitali:
LEGGETELO
Citazioni
Dovreste essere soddisfatti di veder Napoli ridotta così» dissi a Jimmy quando fummo all'aperto.
«Non è certo colpa mia» disse Jimmy.
«Oh no» dissi «non è certo colpa tua. Ma dev'essere una grande soddisfazione per voi sentirvi vincitori in un paese simile» dissi «senza questi spettacoli come fareste a sentirvi vincitori? Dimmi la verità, Jimmy: non vi sentireste vincitori, senza questi spettacoli.»n Europa, siamo giusti, càpita spesso di dover fare il pagliaccio per molto meno! E poi, quello era un modo nobile, un modo generoso di fare il pagliaccio, e non potevo rifiutarmi: si trattava di non far soffrire un uomo.
La morte non mi fa paura: non la odio, non mi disgusta, non è, in fondo, cosa che mi riguarda. Ma la sofferenza la odio, e più quella degli altri, uomini o animali, che non la mia.
“Ero stanco di veder ammazzare la gente. Da quattro anni non facevo altro che veder ammazzare la gente. Veder morire la gente è una cosa, vederla ammazzare è un'altra. Ti par d'essere dalla parte di chi ammazza, d'essere anche tu uno di quelli che ammazzano. Ero stanco, non ne potevo più. La vista di un cadavere, ormai, mi faceva vomitare: non soltanto di disgusto, di orrore, ma di rabbia, di odio. Cominciavo a odiare i cadaveri. Finita la pietà, cominciava l'odio. Odiare i cadaveri! Per capire in quale abisso di disperazione possa cadere un uomo, bisogna capire che cosa significa odiare i cadaveri.”
“«L'Europa è un mucchio di spazzatura» disse Jimmy «un povero paese vinto. Vieni con noi. L'America è un paese libero.»
«Non posso abbandonare i miei morti, Jimmy. I vostri morti ve li portate in America. Ogni giorno partono per l'America piroscafi carichi di morti. Sono morti ricchi, felici, liberi. Ma i miei morti non possono pagarsi il biglietto per l'America, sono troppo poveri. Non sapranno mai che cosa è la ricchezza, la felicità, la libertà. Sono vissuti sempre in schiavitù; hanno sempre sofferto la fame e la paura. Saranno sempre schiavi, soffriranno sempre la fame e la paura, anche da morti.”
Un'interessante documentario su Curzio Malaparte
http://www.raistoria.rai.it/embed/la-pelle-di-curzio-malaparte/13292/default.aspx
Brevi notizie biografiche:
“Nato a Prato il 9 giugno 1898 e morto a Roma il 19 luglio 1957, Curzio Malaparte (pseudonimo di Kurt Suckert) fu uno dei nomi più significativi nella vita letteraria italiana fra le due guerre. “Con l'arrivo degli alleati in Italia, Malaparte diventa ufficiale di collegamento tra il Corpo Italiano di Liberazione e il Comando Supremo Alleato.
Dopo il successo di "Kaputt", segue quello della "Pelle" (1949) e sempre nel secondo dopoguerra pubblica: "Don Camaléo", "Il sole è cieco", "Due anni di battibecco" e "Maledetti toscani". Malaparte alterna la sua attività di scrittore con altre, come le esperienze cinematografiche 'Cristo proibito' (1951) e teatrali: "Du cóté de chez Proust" (1948) e "Das Kapital" (1949) che venne stroncato dalla critica.”
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