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- Mi sono accostata a questo libro degli anni sessanta, dall’aspetto molto vissuto, senza sapere cosa aspettarmi. Sciupacchiato ,come quelli che si trovano sulle bancarelle dei mercatini, sdemanializzato da una biblioteca (chissà quante mani e quanti occhi lo hanno avuto!), si è fatto leggere con curiosità e mi ha davvero stupita.
Mario soldati scrive bene, non so per quale motivo mi è venuto da raffrontarlo con Franzen, in fin dei conti la storia può avere qualche minuscola similitudine con Libertà ma non così tante da potervi essere paragonata. Ad ogni modo per tutta la durata del libro ho continuato a fare comparazioni e Soldati ne è uscito vincitore alla grande.
La storia l’ho trovata abbastanza delirante, paradossale e pure crudele per certi versi. Alcuni passaggi sono stati un po’ prolissi, troppo insistenti sugli stessi concetti ma rendono l’idea dell’esaltazione dell io narrante. A dire il vero gli “io narrante” sono tre, e forse, come ha fatto notare un altro lettore qui su anobii, hanno uno stile di scrittura troppo simile tra loro che li contraddistingue poco...tuttavia ognuno di loro in fin dei conti è preda del vaneggiamento amoroso e questo li accomuna in un modo di ragionare universale, quello dei sensi.
lunedì 4 novembre 2013
Le lettere da Capri di Mario Soldati
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