Genereletteratura italiana
Editore:Feltrinelli
Collana:I Narratori
Data uscita:06/09/2007
Pagine:209
Lingua:Italiano
EAN:9788807017308
Collana:I Narratori
Data uscita:06/09/2007
Pagine:209
Lingua:Italiano
EAN:9788807017308
L'illusione di saper far tutto bene (2,7 stelle)
La storia sembra quasi un pretesto per poter parlare del comunismo, attraverso dei personaggi piuttosto che tramite un saggio è più facile e più piacevole far emergere storie e pensieri, idee.
A tratti la narrazione mi sembra confusa, nei dialoghi talvolta non capisco bene chi sia a parlare.
Obiettivamente quest'opera mi sembra migliore come possibile realizzazione di un film che come romanzo.
Giunta alla fine mi è venuto spontaneo fare il parallelo con "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini, forse per l'epilogo drammatico, forse perché si va a scavare in passati dolorosi, per le storie terribili che vengono alla luce dopo anni; ma, mentre nel libro della Mazzantini ho trovato un pathos, un'energia ed una necessità di leggere voracemente fino alla fine, qui mi sono sentita un po' infiacchita dal ritmo della narrazione.
Il racconto mi pare nettamente diviso in due parti, la prima più lunga e molto teorica, piena di elucubrazioni, la seconda più breve in cui il romanzo diventa più movimentato e drammatico, anche se spesso poco credibile.
Non ho ancora capito se mi è piaciuto, probabilmente non molto, il lato incentrato sull'analisi sociale e politica mi è rimasto pesante,mentre la parte più romanzesca l'ho trovata forzata, ho avvertito un voler far tornare tutto, un voler chiudere comunque con un vissero felici e contenti in barba agli eventi tragici raccontati fino alla pagina prima. Insomma mi sembra un'operazione non riuscita in pieno, una fusione di ideali e di storie da raccontare accoppiate male. La storia è stata un po' più coinvolgente verso la fine, ma non c'è equilibrio, non c'è una visione d'insieme amalgamata, la storia d'amore sembra inserita al solo scopo di raccontare i dilemmi esistenziali del protagonista e gli errori fatti dal comunismo quando è diventato totalitarismo. Dallo stile di scrittura si avverte la Comencini prevalentemente come una regista, il libro assomiglia più ad una sceneggiatura che ad un'opera letteraria.
Tutti vogliono far tutto ma non tutto può essere fatto bene e a livello professionale allo stesso modo.
Citazioni:
"Cos'è la paura se non questo? L'Idea che possa succederti qualcosa, all'improvviso."
"...la questione che mi tormentava da danni: quanto male si era fatto progettando il bene."
"Il pensiero umano non può compiersi nel tempo di una vita, non può essere valido per sempre. Ma è proprio questa la sua grandezza, la possibilità di superarsi continuamente."
Obiettivamente quest'opera mi sembra migliore come possibile realizzazione di un film che come romanzo.
Giunta alla fine mi è venuto spontaneo fare il parallelo con "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini, forse per l'epilogo drammatico, forse perché si va a scavare in passati dolorosi, per le storie terribili che vengono alla luce dopo anni; ma, mentre nel libro della Mazzantini ho trovato un pathos, un'energia ed una necessità di leggere voracemente fino alla fine, qui mi sono sentita un po' infiacchita dal ritmo della narrazione.
Il racconto mi pare nettamente diviso in due parti, la prima più lunga e molto teorica, piena di elucubrazioni, la seconda più breve in cui il romanzo diventa più movimentato e drammatico, anche se spesso poco credibile.
Non ho ancora capito se mi è piaciuto, probabilmente non molto, il lato incentrato sull'analisi sociale e politica mi è rimasto pesante,mentre la parte più romanzesca l'ho trovata forzata, ho avvertito un voler far tornare tutto, un voler chiudere comunque con un vissero felici e contenti in barba agli eventi tragici raccontati fino alla pagina prima. Insomma mi sembra un'operazione non riuscita in pieno, una fusione di ideali e di storie da raccontare accoppiate male. La storia è stata un po' più coinvolgente verso la fine, ma non c'è equilibrio, non c'è una visione d'insieme amalgamata, la storia d'amore sembra inserita al solo scopo di raccontare i dilemmi esistenziali del protagonista e gli errori fatti dal comunismo quando è diventato totalitarismo. Dallo stile di scrittura si avverte la Comencini prevalentemente come una regista, il libro assomiglia più ad una sceneggiatura che ad un'opera letteraria.
Tutti vogliono far tutto ma non tutto può essere fatto bene e a livello professionale allo stesso modo.
Citazioni:
"Cos'è la paura se non questo? L'Idea che possa succederti qualcosa, all'improvviso."
"...la questione che mi tormentava da danni: quanto male si era fatto progettando il bene."
"Il pensiero umano non può compiersi nel tempo di una vita, non può essere valido per sempre. Ma è proprio questa la sua grandezza, la possibilità di superarsi continuamente."
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