Un libro che si legge in un soffio, 85 pagine che solo chi ha una malattia per i libri credo possa apprezzare, una folata di vento che porta con sé le manie e le idiosincrasie chi soffre di "librite cronica" raccontate con una vena surreale e concreta allo stesso tempo.
Una casa costruita interamente di libri, una pazzia, una bulimia, una metafora sull'immortalità della parola scritta, una storia d'amore malsana e di possesso che solo chi accumula libri può comprendere.
Descritto così questo racconto può sembrare opprimente e patologico, e invece l'ho trovato arioso: carta, cemento, sabbia, vento mare e parole si mescolano tra loro dando vita ad una sorta di favola, malinconica ed originale.
Nella prima pagina leggiamo subito "I libri cambiano il destino delle persone", a questa frase seguono inaspettatamente esempi comico-tragici su come questi possano agire sulle nostre vite anche in modo pratico, ma essendo un libro così piccino non voglio anticipare altro.
L'unico difetto che posso trovare, difetto che in realtà non sta nel libro bensì nella mia ignoranza, è la citazione di molti scrittori a me sconosciuti, riferimenti forse ignoti al lettore medio che tolgono un po' di fluidità al racconto e che se da un lato fanno venir voglia di colmare le lacune dall'altro sgomentano con la sensazione di quanto vasta possa essere la letteratura.
Citazioni:
"I libri restano con noi in virtù di un patto di necessità e di oblio, come testimoni di un momento delle nostre vite al quale non ritorneremo."
"Noi lettori curiosiamo nella biblioteca degli amici, anche solo per distrarci. A volte per scoprire un libro che vorremmo leggere e non possediamo, altre solo per capire di cosa si nutre l'animale che abbiamo di fronte."
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