venerdì 25 aprile 2014

Il cappotto di Gogol

Copertina di Il cappotto

Piccola incursione nella Russia ottocentesca (3,5 stelle) 
Con questo breve ma intenso racconto mi sono accostata per la prima volta a Gogol. Chi segue la mia libreria sa che non ho una particolare passione per i classici, tuttavia, se ne ho l'occasione, mi pare giusto farne almeno un piccolo assaggio.
Ho avuto la possibilità di "leggere" questa novella tramite un audiolibro, forse altrimenti non l'avrei letta, mi sono accomodata in giardino e me la sono fatta raccontare.
La storia narra di un uomo insignificante, dedito al lavoro, che cessa di essere invisibile solo quando è sbeffeggiato dai colleghi, un poveraccio che deve fare la fame per mesi al fine di potersi far cucire un cappotto nuovo e che quando finalmente può indossarlo glielo rubano. Questo racconto riesce in pochi tocchi a dare un'idea della Russia dell'epoca ma soprattutto delle picolezze umane che invece sono di ogni tempo, di come un cappotto nuovo possa far sentire finalmente importante chi lo indossi, di come la prepotenza spesso abbia la meglio sul debole e di come sia sufficiente ricoprire una carica di prestigio per diventare superbi e insensibili.
Lo stile non è pesante e nonostante l'argomento sia tragico Gogol lo espone con ironia. Ripensando al povero protagonista mi viene in mente la figura tragicomica del nostrano ragionier Fantozzi, antieroe di molti film anni '70 e '80, al quale capita di tutto e di più nel momento in cui prova ad elevarsi dalla vita miserevole che conduce.
Cambiano i modi di raccontare certi personaggi e certe situazioni ma evidentemente le miserie e le nobiltà della natura umana restano invariate e continuano ciclicamente ad ispirare gli autori.

Citazioni:

"Vedete fino a qual punto, nella Santa Russia, tutti sono contaminati dall'imitazione: ciascuno mette in ridicolo il proprio superiore – e poi lo scimmiotta."

"Si dileguò, scomparve un essere che non era protetto da nessuno, a nessuno caro, e che non interessava nessuno; che non aveva richiamato su di sé l'attenzione neppure del naturalista, il quale non manca di infilzare nello spillo anche una comune mosca e studiarla al microscopio; un essere che aveva sofferto umilmente ogni beffa dei compagni d'ufficio, e che era disceso nella tomba senza aver compiuto nulla di notevole nella vita, ma a cui, tuttavia, sia pure all'estremo declino della vita, era comparso fuggevolmente l'ospite luminoso nelle parvenze di un cappotto, ravvivando per un fugace istante la sua misera esistenza;"

" La sua conversazione abituale con gli inferiori si distingueva per la severità, e consisteva quasi esclusivamente di tre frasi: «Come osa?» «Sa lei con chi parla?» «Capisce lei davanti a chi si trova?». Del resto era nell'anima un buon uomo, bravo con i compagni, servizievole; ma il grado di generale lo aveva completamente tolto di senno"

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