giovedì 23 ottobre 2014

La piccola ombra di Banana Yoshimoto


Genere letteratura internazionale
Editore:Feltrinelli
Collana:Universale economica
Data uscita:13/05/2004
Pagine:102
Lingua:Italiano
Traduttori:Alessandro Giovanni Gerevini
EAN:9788807818073

Parole chiave laFeltrinelli:NarrativaModerna

Racconti in sordina (3,7 stelle)
Innanzitutto vorrei fare una critica alla casa editrice Feltrinelli a proposito di questo libro, nella presentazione si fa riferimento al tradimento come tema dominante, ma sinceramente a me sembra che si parli soprattutto di vita e di morte; la sensazione è che in questo caso sia stata fatta un'operazione a tarallucci e vino per dirla con parole povere, una presentazione errata, la mancanza del nome del traduttore sul libro... eh no, cara Feltrinelli, stavolta sei stata superficiale. Nel caso di autori stranieri secondo me la traduzione è essenziale, specialmente con lingue ostiche come il giapponese; avendo letto un'altro romanzo della stessa autrice che mi era parso molto diverso come stile (Honeymoon), ho voluto indagare on line sulla questione traduzione per fare un raffronto tra i due libri, ed ho scoperto che sono stati tradotti da due persone diverse: "Honeymoon"  da Giorgio Amitrano, "La piccola ombra" da Giovanni Gerevini. Tutto si spiega.
I racconti qui riuniti sono piacevoli da leggere, ma restano poco in testa, arrivata alla fine di questo breve libro ho avuto la sensazione che tutte le io narranti fossero la stessa persona, le protagoniste si assomigliano abbastanza e le storie si mescolano in testa, sembra un'unica storia anche se di fatto non è così. l'unico racconto che  mi ha colpita veramente è "platani", gli altri restano un marasma confuso.
Il guaio-pregio dei racconti minimalisti è che non vengono enfatizzati i concetti espressi, quindi ci sono delle frasi significative e importanti che passano inosservate ad una prima lettura, forse è questo scrivere in sordina che mi genera scompiglio mentale.
Oltre alla costante della paura della morte improvvisa, intesa come interruzione di un ciclo vitale, ho trovato in queste storie il tema del  cambiamento umano dettato dallo spostamento in un luogo non abituale, in questo caso il Sudamerica. Certi luoghi dove la natura e il modo di vivere sono estremi condizionano  chi vi abita, o anche solo chi vi fa un viaggio. La Yoshimoto descrive benissimo le caratteristiche della letteratura sudamericana e dei sudamericani, caratteristiche derivanti molto dall'habitat; le protagoniste giapponesi che si recano in Sudamerica ( qui soprattutto Argentina) alla fine sembrano assorbire certi atteggiamenti e certe peculiarità del luogo e alla fine c'è una sorta di catarsi, arrivano quasi ad accettare di buon grado anche la morte, non più come interruzione di un ciclo vitale bensì come integrazione dello stesso, la singola vita non ci sarà più ma il ciclo vitale continuerà a ripetersi.
non voglio dire che questa piccola raccolta di racconti sia un capolavoro, ma non è nemmeno così liscia e insignificante come potrebbe apparire di primo acchito, sicuramente ci sono delle chicche di pensiero sulle quali vale la pena soffermarsi.
 

Citazioni fotografiche:

Cit. da "La piccola ombra" di Banana Yoshimoto, Feltrinelli Editore
Cit. da "La piccola ombra" di Banana Yoshimoto, Feltrinelli Editore

Cit. da "La piccola ombra" di Banana Yoshimoto, Feltrinelli Editore

Cit. da "La piccola ombra" di Banana Yoshimoto, Feltrinelli Editore

venerdì 17 ottobre 2014

L'illusione del bene di Cristina Comencini



Editore:Feltrinelli
Collana:I Narratori
Data uscita:06/09/2007
Pagine:209
Lingua:Italiano
EAN:9788807017308
 




L'illusione di saper far tutto bene (2,7 stelle)
La storia sembra quasi un pretesto per poter parlare del comunismo, attraverso dei personaggi piuttosto che tramite un saggio è più facile e più piacevole far emergere storie e pensieri, idee.
A tratti la narrazione mi sembra confusa, nei dialoghi talvolta non capisco bene chi sia a parlare.
Obiettivamente quest'opera mi sembra migliore come possibile realizzazione di un film che come romanzo.
Giunta alla fine mi è venuto spontaneo fare il parallelo con "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini, forse per l'epilogo drammatico, forse perché si va a scavare in passati dolorosi, per le storie terribili che vengono alla luce dopo anni; ma, mentre nel libro della Mazzantini ho trovato un pathos, un'energia ed una necessità di leggere voracemente fino alla fine, qui mi sono sentita un po' infiacchita dal ritmo della narrazione.
Il racconto mi pare nettamente diviso in due parti, la prima più lunga e molto teorica, piena di elucubrazioni, la seconda più breve in cui il romanzo diventa più movimentato e drammatico, anche se spesso poco credibile.
Non ho ancora capito se mi è piaciuto, probabilmente non molto, il lato incentrato sull'analisi sociale e politica mi è rimasto pesante,mentre la parte più romanzesca l'ho trovata forzata, ho avvertito un voler far tornare tutto, un voler chiudere comunque con un vissero felici e contenti in barba agli eventi tragici raccontati fino alla pagina prima. Insomma mi sembra un'operazione non riuscita in pieno, una fusione di ideali e di storie da raccontare accoppiate male. La storia è stata un po' più coinvolgente verso la fine, ma non c'è equilibrio, non c'è una visione d'insieme amalgamata, la storia d'amore sembra inserita al solo scopo di raccontare i dilemmi esistenziali del protagonista e gli errori fatti dal comunismo quando è diventato totalitarismo. Dallo stile di scrittura si avverte la Comencini prevalentemente come una regista, il libro assomiglia più ad una sceneggiatura che ad un'opera letteraria.
Tutti vogliono far tutto ma non tutto può essere fatto bene e a livello professionale allo stesso modo.

Citazioni:

"Cos'è la paura se non questo? L'Idea che possa succederti qualcosa, all'improvviso."

"...la questione che mi tormentava da danni: quanto male si era fatto progettando il bene."

"Il pensiero umano non può compiersi nel tempo di una vita, non può essere valido per sempre. Ma è proprio questa la sua grandezza, la possibilità di superarsi continuamente."

mercoledì 15 ottobre 2014

Per dieci minuti di Chiara Gamberale


Editore:Feltrinelli Collana: I Narratori

Data uscita:20/11/2013
Pagine:192
Formato:rilegato
Lingua:Italiano
EAN:9788807030710
Lettura indolore (2,7 stelle)  

La seconda volta che leggo questa autrice e la seconda volta che ne apprezzo alcuni pregi ma che non m'innamora. Il messaggio che Chiara Gamberale lancia con questo romanzo è importante anche se certamente non è scritto con uno stile che potrà essere attrezzato dagli estimatori di Proust (detto tra noi per me Proust è un po' pedante eh...). 
Si presenta come una storia autobiografica, non so quanto quello che Chiara racconta di sé sia fedele in tutto e per tutto alla realtà, tuttavia l'autrice come protagonista sincera e spassionata del libro è molto credibile.
In "Per dieci minuti" si affronta il percorso di una donna adulta che per una serie di motivi è rimasta adolescente per molto tempo e che è portata a maturare (finalmente) da da un evento spiacevole scatenante: l'abbandono del marito.
In fin dei conti l'argomento fondamentale del libro è il tema della crescita, una crescita che in una coppia deve essere di pari passo, perché se uno dei due va avanti e l'altro si ferma inevitabilmente non c'è più sintonia, viene a mancare la possibilità reale di restare insieme nonostante l'amore di base.
È proprio per questo messaggio che non me la sento di massacrare l'autrice come molte recensioni che ho letto hanno fatto, di sicuro non incarna il mio ideale di letteratura e difficilmente leggerò altro di Gamberale, tuttavia mi rendo conto che ad un certo target di persone questa storia possa piacere ed essere utile. Parlando di target è  interessante il discorso che fa Chiara su chi possano essere  i suoi lettori, e l'esperimento di andare in libreria ad osservere chi compra cosa si è rivelato simpatico. Sicuramente persone molto diverse tra loro avranno letto "Per dieci minuti", chi lo avrà apprezzato chi lo avrà denigrato chi ne sarà rimasto entusiasta perché si è riconosciuto nella storia.  Per i miei gusti lo stile di scrittura è abbastanza adolescenziale, non scialbo ma nemmeno avvincente, ho apprezzato comunque il taglio scanzonato con cui sono divisi i capitoli, una sorta di diario dell'esperimento psicoterapeutico che la protagonista attua: per 10 minuti ogni giorno fare una cosa che non si era mai fatta prima.
Consigliato a chi ama letture leggere ma non superficiali.

Citazioni:

“Ma la verità è che non si cresce insieme perché capita o per magia. Bisogna stare, anzi, molto attenti. E se uno dei due cresce anche solo di mezza consapevolezza più in fretta dell’altro, ma l’altro anziché rincorrerlo ci rimane male e corre da un’altra parte, corre a New York, poi è un disastro ritrovarsi.”

giovedì 9 ottobre 2014

Breve storia della vita privata di Bill Bryson



BREVE STORIA DELLA VITA PRIVATA
Autore: Bill Bryson
Traduzione di Stefano Bortolussi
Pagg. 540 Saggistica
Collana: Biblioteca della Fenice


Di "breve" solo il titolo 

Lo spunto da cui si parte per parlare praticamente di tutto è veramente minimo, la suddivisione dei capitoli in stanze è quasi puramente marketing a mio avviso, ciò non toglie che l'enorme quantità di informazioni fornite sia interessante. Gli argomenti sono sviscerati in modo chiaro e si passa da un argomento all’altro con tale disinvoltura che ci si ritrova spesso a chiedersi: ma da dove eravamo partiti?
Nonostante i pregi questo libro è un po' troppo aneddotico,i particolari sviscerati, seppur avvincenti, talvolta diventano eccessivi e ridondanti, e sicuramente impossibili da ricordare, quindi si tratta di una lettura tutto sommato effimera, che ci riporta una serie di fatti e nomi che difficilmente ricorderemo. Un’altro difetto, esclusivamente attribuibile al mio essere italiana, è che la maggior parte delle storie e delle usanze qui riportate sono riferite al mondo anglosassone, soprattutto inglese, altri paesi vengono soltanto toccati di scancìo, e questo se non si appartiene a Inghilterra e parenti magari risulta meno interessante; conoscere per filo e per segno certe usanze londinesi mi interessa fino a un certo punto, magari preferirei avere più notizie sul paese in cui vivo, conoscere maggiormente le usanze del luogo da cui provengo, ma forse ciò sarebbe potuto succedere se questo libro lo avesse scritto un italiano!
A cavallo tra il pettegolezzo e una sorta di Superquark stampato rimane comunque una lettura a tratti divertente e a tratti sorprendente, sicuramente ho appreso alcune cose di cui non ero a conoscenza, ho scoperto la genesi di alcuni modi di fare o atteggiamenti di uso comune, soprattutto ho appreso che le abitudini umane sono state in perenne mutamento nel corso della storia, l'educazione si è spesso ribaltata da una nazione ad un'altra e da un'epoca ad un'altra, è stato reputato corretto e auspicabile tutto e il contrario di tutto; quindi, al di là dei limiti oggettivi di questa specie di saggio e dell'eccessivo nozionismo e chiacchiericcio su alcuni argomenti, questo tomo rimane comunque una lettura singolare e piacevole che può farci capire un po' meglio le nostre abitudini e soprattutto da dove provengono.

Citazioni:

I nuovi ricchi cominciarono a collezionare non soltanto opere d'arte e manufatti europei, ma anche europei in carne e ossa. Nell'ultimo quarto del 19º secolo si diffuse la moda di individuare aristocratici a corto di denaro e maritarli a questa o quella figlia.

La torre Eiffel non era soltanto la cosa più grande che qualcuno avesse mai proposto di costruire: era la più grande cosa inutile.

È stato stimato che il 60% di tutte le culture mondiali provenga dalle Americhe. Questi cibi non furono semplicemente assorbiti dalle altre cucine, ma divennero a tutti gli effetti le altre cucine.

La servitù costituiva una classe la cui esistenza era fondamentalmente dedita a far sì che un'altra classe avesse tutto ciò che desiderava a portata di mano più meno nel momento stesso in cui veniva in mente di desiderarlo. 

"L'elemento che salta più all'occhio negli aneddoti sulle pratiche igieniche è il fatto che riguardano immancabilmente individui di una nazionalità che si scandalizzano per le abitudini di un'altra." cit. Breve storia della vita privata

Principianti di Raymond Carver

Farsi schiaffeggiare
Per il commento a questa raccolta di racconti potrei quasi ricopiare pari pari la recensione scritta per “Cattedrale” (link alla recensione) poiché le tematiche descritte ed i toni usati sono praticamente gli stessi.
Forse nel mio primo approccio a Carver sono rimasta più folgorata dalla novità, dal suo stile, in questa seconda lettura invece sapevo già a cosa andavo incontro ed è mancata la sorpresa, il senso di smarrimento che inevitabilmente si prova la prima volta che si affrontano le sue storie. Lo sbigottimento comunque c’è stato, quella sensazione di essere sbatacchiati da qualcosa che non si sa bene cosa sia, quel disagio che ti resta addosso quando leggi un racconto che non finisce quasi mai bene e che soprattutto non finisce… se si legge Carver si deve essere disposti ad essere disturbati, ad essere schiaffeggiati dalle sue vicende apparentemente banali, ad essere irritati dai suoi personaggi antipatici, perdenti, miseri, spesso inetti e inadatti a vivere e si deve essere disposti ad affezionarsi comunque a qualcuno di loro, nonostante tutto.
Questo autore ci offre una visione distaccata su spaccati di vita e per effetto paradossale ci scuote più che se scrivesse in modo volutamente strappacuore. A costo di starci male a mio parere Carver è uno scrittore che va letto, se non altro per apprezzare come con la sottrazione si possa dare un valore aggiunto alla letteratura.
Per praticità ho voluto assegnare delle “stelline" ai singoli racconti con un brevissimo commento accanto ad alcuno di loro,in modo da avere immediatamente la visione di quelli che mi hanno colpito maggiormente e ovviare in parte alla mia scarsa memoria.
Giusto a titolo informativo il racconto “Una piccola cosa ma buona” (uno dei più belli a mio avviso) è presente anche nel volume “Cattedrale”.
Smalto colorato, olio su tela di Monica Spicciani
“Le ho preso la mano. Era calda, le unghie smaltate, ben curate. Le ho circondato l’ampio polso con le dita, a mo’ di braccialetto, e l’ho tenuta cosí”

cit. Principianti - Raymond Carver” Einaudi .

Perché non ballate? (Letto 3 volte e mi ha lasciata oltremodo sospesa)

Mirino

Che fine hanno fatto tutti?

Gazebo (Basta così poco a rovinare ciò che un tempo era bellissimo)

La vuoi vedere una cosa?

L’avventura

Una cosa piccola ma buona (Bellissimo)

Di’ alle donne che usciamo (Tremendo, sconvolgente)

Se cosí ti piace (Bellissimo l’amore tra questi due coniugi)

Con tanta di quell’acqua a due passi da casa  (L’ombra del sospetto e lo squallore umano)

Dummy (Un fragile equilibrio)

La torta

La calma

Mio (Come Re Salomone insegna)

Distanza (L’illusione dell’amore eterno)

Principianti (Discorsi e analisi sull’amore)

Un’altra cosa