



Sì e no. (3,6 stelle)
Mi è piaciuto molto in alcune parti, a tratti invece l'ho trovato inutilmente prolisso e ripetitivo, pure esagerato.
Sicuramente
ho apprezzato meno il lato comico anche se credo la sdrammatizzazione
sia in fondo la peculiarità di questo autore, il creare situazioni buffe
e paradossali per alleggerire le parti drammatiche.
Dalle
vicende narrate traspare disperazione, questo libro che in apparenza
sembra leggero e scanzonato è tutt'altro. Pensando a Flavio Soriga mi
viene in mente Arlecchino, che si confessò burlando.
Lo
stile spezzettato e sincopato con cui il libro è scritto lo si
comprende solo verso la fine, tuttavia, pur apprezzando la trovata
dell'autore, lo preferisco nelle sue parti più fluide.
Oltre
ad una Sardegna verace il tema principale del libro è la talassemia,
malattia di cui si scopre soffre anche lo scrittore, le descrizioni di
ciò che prova il talassemico Davide sono talmente vivide che non poteva
essere altrimenti, raramente chi non prova sulla propria pelle una
malattia ha la capacità di parlarne in modo così sincero e senza falsi
pudori.
Citazione:
" Non ci sono cifre che possano tranquillizzare e dare certezze a chi non sa vivere la vita con leggerezza"
Camaleontica nello scrivere, si aiuta coi dialetti per calarsi nei vari personaggi ai quali da voce, e ti sembra di sentirli, ognuno con la sua calata, con la sua storia da raccontare. In questo romanzo da voce anche a sé stessa, narra la genesi di questo libro, il suo viaggio fino alla fine del mondo per raccogliere la storia di una delle protagoniste. I soggetti di cui si parla nei racconti qui raccolti sono tutte suore, tutte vite segnate dal dolore, dalla cattiveria, dalla rinuncia.
L'autrice riesce a farci immedesimare talmente nelle storie che le avvertiamo fisicamente laceranti, ci fa provare un dolore che non è liberatorio come talvolta accade, no, è un dolore irrimediabile, fatto di crudeltà, soprusi, violenze fisiche e psicologiche, nel quale non è possibile trovare un lato dolce. La cosa ancor più dolorosa è che si fa riferimento a fatti realmente accaduti, ovviamente trasfigurati dalla sapiente trasposizione della Pariani. In alcuni punti non ce l'ho fatta, ciò che leggevo era troppo tremendo, non riuscendo a sopportare tanta ferocia, ho saltato alcuni passaggi e me ne dispiaccio, ma la mia vena masochista non è abbastanza forte. Il racconto che più ho amato è "arcangeli di fumo" sul quale non anticipo nulla perché questo è un libro che comunque consiglio di leggere.
Dando voce a queste "suore mute" la Pariani offre una sorta di riscatto dalla sofferenza e dall'ombra e con queste sue parole lo si evince abbastanza bene:
"...e nelle pagine dei libri le sorti del passato possono venir buttate all'aria; per cui da una parte, i principi padri e i fratelli despoti, un tempo vincenti, ora sono schiacciati per l'eternità dalla luce del nostro disprezzo; e dall'altra, le donne che allora furono forzate e sconfitte, ancora possono rivolgerci uno sguardo di sogno."