mercoledì 18 febbraio 2015

Memorie di una lettrice di Anna Cucchi


Generi Romanzi e Letterature » Romanzi italiani
Editore Pacini Fazzi
Formato Brossura
Pubblicato 24/01/2007
Pagine 160
Lingua Italiano Isbn 9788872468111

 




Sono arrivata tardi

Non ricordo come questo libro sia finito nei miei scaffali e da quanto tempo fosse lì, so solo che sono arrivata troppo tardi per poter conoscere di persona l'autrice. 
Anna Cucchi ha vissuto nelle mie zone, nata a Lucca racconta in questo libro della sua gioventù in questa città a me carissima, ed è stao un piacere enorme per me ritrovare luoghi e nomi familiari e soprattutto trovare conferme e corrispondenze con gli aneddoti raccontati a me da mio padre, originario anche lui della lucchesia. 
La scrittura scorre fluida e si scoprono piacevolmente le letture più significative della vita di Anna, le storie dei vari romanzi vengono accennate e si spiega il motivo per cui abbiano segnato la sua crescita nelle varie fasi della sua vita, i romanzi letti da Anna si intersecano con l'esperienza personale dell'autrice e si fondono in un'unica esperienza di maturazione. 
Mi sarebbe piaciuto conoscere di persona quest'anziana signora non appena ho iniziato a leggere le sue memorie, purtroppo quando mi sono informata sulla sua biografia ho visto che è venuta a mancare nel 2007. Credo che sia l'unico libro che abbia scritto, più che un romanzo è una vera e propria memoria di letture che si legge con estrema piacevolezza, sia per lo stile formale che per l'intelligenza dell'autrice, che traspare da ogni riga.

lunedì 16 febbraio 2015

Na rua das Lojas Escuras - Via delle Botteghe Oscure di Patrick Modiano

Editor: Relógio D'água
Ano de edição: 1988
Tipo de artigo: Livro
ISBN: 9789727080793
C.I.: 00000256047
Número de páginas: 185
Local edição: Lisboa
Idioma: Português
Encadernação: Brochado
Prémio: Nobel da Literatura




Editore: Bompiani
Data uscita:26/11/2014
Pagine:-
Formato:EPUB
Lingua:Italiano
EAN:9788858764435

 

 

Lettura Doppia Italo-Portoghese per un libro Francese   

(3,8 stelle)  

(versão em Português abaixo)


Della serie come complicarsi inutilmente la vita. E sto parlando di me non del libro in questione. Sicuramente non è una scelta particolarmente felice decidere di leggere un autore in una lingua che non è né la sua né la mia, e dico questo non perchè sia stata un'operazione inutile, bensì un po' sciocca. La lettura è stata abbastanza agevole anche in portoghese, tuttavia mi sono resa conto che, seppur percependo l'atmosfera del libro, alcuni passaggi "tecnici" mi sfuggivano, e così ho finito per leggere in parallelo anche l'ebook tradotto in italiano. Dopo questa esperienza credo che la prossima volta i miei acquisti lusofoni saranno dedicati solo ad autori portoghesi. Va detto a mia discolpa che, quando alla libreria Bertrand di Lisboa cercavo un po' di souvenirs libreschi, Modiano aveva da poco vinto il Nobel per la letteratura, ed io ho voluto fare un patto e due servizi unendo curiosità e studio.
A dire il vero non è il primo romanzo che leggo di questo autore, avevo già sperimentato "Nel caffè della gioventù perduta", e sinceramente qui vi ho ritrovato le stesse atmosfere seppur la storia sia diversa.
Inizialmente il taglio è  investigativo ed invoglia il lettore a proseguire per sciogliere il mistero che avvolge il protagonista, poi però diventa un po' meno incalzante anche se ogni capitolo porta sempre nuove notizie. Il fatto che invogli a correre verso la fine, per quanto mi riguarda è un po' negativo in quanto la mia curiosità la fa da padrona e mi costringe a tralasciare di gustare alcuni passaggi, paradossalmente trovo il libro più apprezzabile nelle sua parti meno poliziesche, più riflessive.
Anche in questo romanzo ho respirato la stessa aria fumosa e malinconica dell'altro libro che avevo letto di Modiano. La ricerca di sé stesso del protagonista è circondata da personaggi e figure malinconiche, una serie di ritratti in una galleria che va a ritroso nel tempo, immagini sbiadite su una fotografia e ancor più nella memoria. Le persone muoiono e con loro sparisce anche il ricordo di ciò che è stato e riprendere i fili  della storia è sempre più difficile. Questo accade anche nella vita, anche a chi non ha avuto un'amnesia ma semplicemente vuole ritrovare se stesso e i frammenti della sua esistenza più lontana, e si finisce per non sapere più cosa è stato perchè molti sono morti e chi è rimasto non ricorda più.
Il giudizio su questo autore alla fine rimane simile a quello già espresso, una bella lettura, scorrevole, malinconica, vaga, fumosa, irrisoluta, e soprattutto molto francese.

Citazioni:



"Gente strana, che al passaggio lascia solo una scia di nebbia che prontamente svanisce. Con Hutte chiacchieravo spesso di questi esseri di cui le orme si perdono. Nascono un bel giorno dal nulla e al nulla ritornano dopo un fugace brillio. Reginette di bellezza, gigolos, farfalle. La maggior parte, anche da vivi, non avevano più consistenza di un vapore destinato a non condensarsi mai."

"le nostre vite non sono forse così rapide a dissolversi nella sera come quel dispiacere infantile?"



Portugues

Não é uma boa escolha  ler um autor em um idioma que não é nem o sei nem o me, e eu digo isso não porque era uma operação desnecessária, mas um pouco  sola. Após esta experiência, eu acredito que a próxima vez minhas compras na Livraria Bertrand em Lisboa serão dedicadas exclusivamente aos autores portugueses.
Na verdade, não é o primeiro romance que li deste autor, eu já tinha experimentado "No café juventude perdida", e, francamente, eu encontrei aqui a mesma atmosfera, mesmo se a história é diferente.
Inicialmente, o corte de investigação incentiva o leitor a continuar resolver o mistério em torno do protagonista, mas depois fica um pouco menos premente, mesmo assim cada capítulo traz sempre novas notícias. O facto de incentivar a corrida até o fim, para mim é um pouco negativo, porque a minha curiosidade me faz esquecer de saborear algumas passagens, paradoxalmente, eu acho que o livro é melhor nas partes menos investigativas
Neste romance, eu respirava o mesmo ar, e a saudade de outro livro que eu li por Modiano. O protagonista está rodeado por personagens e figuras melancólicas, uma série de retratos em uma galeria que vai voltar atras no tempo, uma imagem fraca de uma fotografia e ainda mais da memória. As pessoas morrem e com eles desaparece também a memória do que foi, e encontrar o fio da história é sempre mais difícil. Isso também acontece na vida, mesmo para aqueles que não tem amnésia, mas simplesmente quer encontrar os fragmentos da vida passada, e acabam por não saber o que era, porque muitos já morreram e os que ainda estão vivos não se lembrar mais.
Minha idéia deste autor no final permanece semelhante ao que eu tinha, uma boa leitura, deslizada, melancólica, vaga, esfumaçada e, acima de tudo, muito francês.

 

lunedì 9 febbraio 2015

Il capitale umano di Stephen Amidon

Copertina realizzata
dopo l'uscita del film di Paolo Virzì
Il Capitale umano di Stephen Amidon
Oscar Contemporanea 2008
Narrativa moderna e contemporanea
ISBN 9788804580553
420 pagine
Brossura
Traduttori: Marta Matteini







Full immersion (4,3 stelle) 

Da grande ammiratrice del regista Paolo Virzì ho naturalmente voluto vedere il suo film "Il capitale umano" ma sono stata così diligente da rimandarne la visione a dopo la lettura del libro di Stephen Amidon da cui è stato tratto.
Ho finito per fare una full immersion dove nello stesso giorno ho finito il libro ed ho visto il film, per cui mi verrà naturale in questo commento parlare di entrambi.
Innanzitutto va detto che anche se nel film la trama è stata rispettata parecchio c'è un montaggio cronologicamente diverso dei fatti ed un'assenza di compassione verso i personaggi che invece si trova nel libro. Alcune frasi salienti vengono recitate quasi pari pari, mentre i tormenti esistenziali dei protagonisti nel film vengono ignorati o solo accennati tramite uno sguardo o un espressione del viso, ma va da sé che i tempi cinematografici sono più stretti, inoltre al regista sicuramente interessava dare un messaggio diverso. Virzì ha calato la storia americana nel nord Italia, calcando la mano soprattutto sui difetti dei personaggi e rendendoli quasi dei cliché.  Amidon seppur mettendo in evidenza i grossi difetti della società e di chi la compone è stato un padre amorevole nei confronti dei protagonisti, mostrandoci sì le loro debolezze, ma facendo anche notare i loro pregi e soprattutto raccontando come sono arrivati ad essere quello che sono diventati.
Se nel film di Virzì abbiamo un padre borghese che ci ricorda tanto l'italiano medio caricaturale di Alberto Sordi, nel romanzo abbiamo un ingenuo padre smarrito che vuole fare il meglio per la sua famiglia ma che combina pasticci. La moglie psicologa del libro sembra una donna molto più centrata della mezza svampita in piena tempesta ormonale da gravidanza.  La ricca signora evanescente e insoddisfatta del film è molto più consapevole e matura nel libro, così come suo marito che nella pellicola è di un cinismo spietato mentre dalla penna di Amidon è descritto in modo molto meno feroce. I figli, sia nel libro che nel film, alla fine sono quelli che ne escono meglio, nonostante tutto, e la giovane figlia adolescente sembra l'unico essere sano e maturo in tutto questo carrozzone.
Ma abbandoniamo il cinema e concentriamoci sul libro.
Nel complesso mi è piaciuto anche se non mi ha coinvolta eccessivamente. Ho apprezzato la storia ed il modo in cui è stata scritta, soprattutto ho gradito l'analisi che Amidon ha fatto di ogni personaggio. Leggere il punto di vista di ognuno rende più imparziali, calarsi nella mente dei singoli personaggi aiuta meglio a capire il perchè di certi atteggiamenti, e la comprensione rende più tolleranti; un comportamento negativo tende ad essere maggiormente scusato se ne conosci le origini. L'autore ha sicuramente condannato certi meccanismi dei rapporti interpersonali ma lo ha fatto in modo sobrio, mostrando tutte le tonalità dei grigi e non dividendo in buoni e cattivi, in bianco e nero, e questa è stata per me un'operazione molto apprezzabile. Ciò in cui l'ho trovato più diretto è nel porre l'accento su questi due messaggio che  ho percepito come fondamentali in questo libro:  
1) in ogni catastrofe ci sarà sempre chi ne ne trarrà profitto 
2) il valore della vita umana può essere quantificato in denaro con parametri tuttaltro che umani


Citazioni:

"Una di quelle che passava da un sintomo all’altro tanto per farsi notare in un mondo brutto e crudele."

"Ian disse che odiava i ricchi, ma lei si accorse che ne era anche affascinato, come tutti, del resto."

"Nelle attese tendeva a parlare troppo, socializzando con la gente sbagliata o irritando quella giusta."

"Doveva ancora imparare il linguaggio di quella gente se voleva frequentarla."

"Lui era diventato più duro, lei invece aveva cominciato a perdersi dietro ogni brezza che le spirava accanto. Ma forse non erano cambiati affatto. Forse si era solo convinta, per vent’anni, che fosse andata così."

"Aspettava solo il momento giusto. La gioventù era uno scomodo preludio, una fase che non si sarebbe mai goduto a fondo. Il fatto che vivesse in una casa modesta con dei genitori qualunque e un
fratello minorato era solo un incidente di percorso. Che avrebbe superato presto."

"Ora, però, aveva capito. Non puoi avere dei sogni per gli altri. Neanche per i tuoi figli. Soprattutto per loro."

"Quello non era il suo mondo, non aveva abbastanza grinta per sopravvivere."

"Suo padre gli diceva sempre che il rischio delle scorciatoie è che spesso costeggiano gli strapiombi."


"Non è brillante e determinato come te, ecco cosa significa. E non serve che tu lo tormenti, lo guidi e gli faccia capire quanto ti delude. Non puoi passargli quello che non ha di natura. Quindi, o rivedi le tue aspettative o ammorbidisci il tuo concetto di correttezza."




lunedì 2 febbraio 2015

Olive Kitteridge di Elizabeth Strout

titolo: Olive Kitteridge
collana: le strade
numero: 158
pagine: 381
codice isbn: 978-88-6411-033-2
data pubblicazione: 03/07/2009





Mi leggerò tutti i Pulitzer

Questa raccolta di racconti mi conferma che  il Premio Pulitzer per la Narrativa è una fonte sicura a cui attingere per leggere ottimi libri. A dire il vero non è così, ad esempio nel 2003 vinse "Middlesex" di Jeffrey Eugenides che non mi è è piaciuto affatto, ma per contro ho amato alla follia "Le Ore" di Michael Cunningham che ha vinto nel 1999.
Olive Kitteridge è un libro di racconti che hanno come filo conduttore, talvolta decisamente labile, la protagonista da cui il titolo; si tratta di storie svolte nello spazio di una vita che hanno toccato molti nervi scoperti della mia persona e che mi hanno lasciata coinvolta e travolta allo stesso tempo.
Non è una lettura di evasione, anzi, è una lettura profonda che ti porta a sentire in modo quasi fisico gli accadimenti della vita, storie raccontate  quasi con distacco ma che ti portano inevitabilmente ad una forte introspezione. Ho trovato somiglianze con Alice Munro di cui ho letto "Il percorso dell'amore" , con la differenza che Elizabth Strout mi ha dato un coinvolgimento più intenso, forse per una minore sospensione delle storie o forse perchè i temi affrontati sono più vicini al mio vissuto.  Sicuramente si tratta di un libro che ti scava dentro, e lo fa nel modo che preferisco, con determinazione e pudore allo stesso tempo, non sopporto le storie lacrimevoli che volutamente vogliono portarti alla commozione, mentre amo chi scrive in modo puro e usa parole così precise per descrivere fatti e stati d'animo che la commozione arriva da sè come una piena, in modo autentico e prepotente.
Non mi ero accorta della bravura dell'autrice quando due anni fa lessi "Amy e Isabelle", non mi aveva colpito in modo particolare; è anche vero che sono una lettrice in evoluzione e in due anni di letture forsennate le percezioni sono cambiate parecchio, non si nasce lettori, lo si diventa, e più si leggono libri di qualità e più la sensibilità e il gusto si affinano.
Leggendo letteratura straniera si pone sempre il solito problema della traduzione, soprattutto per quanto riguarda lo stile, il non sapere mai se le somiglianze che trovi tra due autori tradotti siano reali, vedi Munro e Strout, oppure se siano dovute ad un'impronta lasciata da chi riporta in italiano frasi di una lingua dalla costruzione completamente diversa come l'inglese. Sicuramente Silvia Castoldi ci ha reso splendidamente la bravura di Elizabeth Strout, che si è rivelata capace di saper cogliere i particolari essenziali della vita e costruire racconti di una pienezza e di una profondità stupefacenti, usando come protagonista una donna tutt'altro che simpatica e personaggi tuttaltro che straordinari.
La nostra Olive ha un pessimo carattere, non è certo l'eroina senza macchia che viene spontaneo amare, anzi, è ruvida, non sa dimostrare l'amore, dispettosa e vendicativa, misantropa, però è solida, c'è quando serve; ed è per tutti i suoi difetti che alla fine la si ama,  in fin dei conti ci ritroviamo pure un po' nei suoi pensieri,  ci pone di fronte la vita nella sua essenzialità,  senza fiocchi e nastri ma nuda e cruda, con le sue poche gioie e i suoi tanti piccoli e grandi dolori.
Non è mia intenzione commentare ogni singolo racconto, l'unica intenzione che ho è quella di invitare a leggere questo splendido libro, ma invito solo chi abbia voglia di profondità e di farsi trascinare nei dolori dell'esistenza, nell'introspezione, altrimenti meglio lasciar perdere, non sono racconti per svagarsi bensì per riflettere e per accogliere la tristezza.

Citazioni:

"forse, pensò mentre tornava agli scatoloni, essere cattolici significava sentirsi sempre in colpa per tutto"



 "...non ha bisogno di vivere accanto a una donna convinta di sapere tutto. Nessuno sa tutto, nessuno dovrebbe illudersi."

"Cosa stava aspettando? Che le doglie del parto spingessero con tanta violenza da scagliare fuori la sua nuova vita?"

"Col suo pesante battito sembrava avvertirlo che non avrebbe potuto continuare così. Solo i giovani, pensò, erano in grado di sopportare i brividi dell'amore. "

"Mentre si muoveva appena dentro il suo bel cappotto nero, pensava che dopotutto la vita fosse un dono, che uno dei pregi dell'invecchiare fosse la consapevolezza che molti momenti non erano soltanto momenti, ma doni."

"La signora Lydia si era fatta rifare le palpebre; gli occhi risaltavano sgranati sul suo volto come quelli di una sedicenne."

"È innamorato di lei", disse, in tono predicatorio. "Ecco perché la sopporta".

"Lei rimase immobile, aspettando la fine dell'abbraccio. Poi andò fuori e piantò i bulbi dei tulipani."


"Si erano resi conto della gioia tranquilla di quei momenti? Molto probabilmente no. La maggior parte della gente non era abbastanza consapevole della propria vita mentre la viveva."

"Al diavolo. Siamo tutti soli. Nasciamo soli. Moriamo soli. Che differenza fa. Basta non avvizzire per anni in una casa di cura come il mio povero marito. È di questo che ho paura".

"Però fa male. Avere il proprio DNA disperso al vento, come un dente di leone."



"Non sanno che i corpi anziani, rugosi e bitorzoluti sono altrettanto bisognosi dei loro corpi giovani e sodi, che l'amore non va respinto con noncuranza, come un pasticcino posato assieme ad altri su un piatto passato in giro per l'ennesima volta."







 

mercoledì 28 gennaio 2015

L'isola di Arturo di Elsa Morante

L'isola di Arturo
Elsa Morante 2014
paperback
pp. 398
ISBN 9788806175047



*** Attenzione: di seguito anticipazioni sulla trama (SPOILER) ***

Colmare le lacune  

Elsa Morante era una lacuna che non potevo più permettermi di mantenere e mi sono finalmente dedicata a leggere il suo libro forse più famoso: L'isola di Arturo.
Come spesso accade, mi sono accostata a questa lettura digiuna di notizie e priva di pregiudizi, in modo da non farmi influenzare da condizionamenti esterni sulle sensazioni che il libro può suscitarmi, ho voluto affrontarlo come se l'avesse scritto l'ultimo degli scrittori ignoti, e nel complesso mi è piaciuto.
Nonostante non sia più nell'età in cui mi rispecchi nei libri di formazione ho potuto apprezzare comunque l'evoluzione del pensiero e dei sentimenti del giovane protagonista e ricordare come mi ponevo io alla sua età nei confronti del mondo. Ma soprattutto ho potuto gustare la prosa della Morante.
Non posso dire di essermi innamorata di questa scrittrice, tuttavia ci sono stati dei passaggi in cui ho provato un piacere puro di lettura, in cui le parole erano così ben accostate e così evocative che mi è sembrato di vivere dentro la storia; mi sono ritrovata quasi con il fiato sospeso davanti ad una descrizione come se stessi leggendo un libro giallo. Alcuni passaggi invece li ho considerati un po' superflui, ripetitivi, ma sono stati pochi e non hanno guastato lo scorrere del romanzo nel suo complesso.
Facendo raccontare un ragazzino della sua crescita, l'autrice, ha messo assai carne al fuoco, toccando temi anche forse insidiosi per l'epoca (1957). Ciò che mi ha colpito è che non si rilevano giudizi palesi su ciò che viene narrato; il pensiero della Morante si può  intuire dalle considerazioni di Arturo, ma anche da ciò che non viene esplicitamente scritto oppure che viene messo in bocca alla pura Nunziatella: "Certo, chi sta al comando deve fare bene più degli altri - ella assentì umilmente, con voce timida - perchè se chi sta in alto non dà l'esempio, come si può mantenere, questo mondo?".
Da un'esposizione imparziale dei fatti veniamo messi di fronte ad una realtà che non può sembrarci accettabile, paradossalmente l'assenza di giudizio esplicito diventa una sentenza; di fatto ho trovato condanne senza condanna, soprattutto per quanto riguarda la condizione femminile  e una fede superstiziosa e ignorante di cui purtroppo troviamo stascichi ancora ai giorni nostri.  Ho riscontrato invece apertura verso l'omosessualità del padre di Arturo e quasi simpatia per l'allegra libidine della vedova Assuntina. 
L'argomento dove la Morante si sbilancia di più è sicuramente l'amore, il bisogno feroce e disperato del protagonista di essere amato. Arturo è un ragazzino cresciuto in una totale libertà ma privato di ogni più piccolo contatto affettuoso e di una reale attenzione da parte del padre, e quando ormai sedicenne si rende conto della sua carenza di baci le pagine diventano così travolgenti che avvertiamo fisicamente il suo dolore.
Posso dire che nel suo insieme questo sia un bel romanzo, sicuramente non tra quelli che preferisco, ma senza dubbio una lacuna che andava colmata.
Le citazioni da riportare sarebbero diverse, ma stavolta preferisco limitarmi solo a riportarne un paio, riferite alla poetica descrizione della giovane Nunziata.


"Le sue tempie erano d'una bianchezza quasi trasparente: e nellincavo delle sue orbite, sotto l'occhio, la sua elle bainca, intatta e liscia somigliava a quei petali delicati, che aperti non durano nemmeno un giorno, e appena cogli il fiore, si ombrano."


martedì 20 gennaio 2015

Lacci di Domenico Starnone


Non è un romanzo per giovani.      (4,2 stelle)

Questo breve romanzo ci porta in un'atmosfera carveriana dove però, al contrario di Carver,  Starnone lascia ben poco di interrotto, entra nella storia come un coltello per definire in modo preciso i meccanismi letali che si creano all'interno della famiglia e della coppia e non ci offre un fotogramma, bensì un film intero.
Non mi sento di consigliarne la lettura ai giovanissimi perché troppo disincantanto, troppo vissuto, forse troppo reale, ma anche troppo negativo con il suo fardello di ideali disattesi e di cattiverie talvolta inconsapevoli e talvolta meditate.
E' un libro degli anta, dove chi ha già alle spalle un po' di vita può ritrovarsi in parte nei personaggi, nelle loro aspirazioni, nelle loro meschine fragilità, nella loro vigliaccheria del lasciar correre la vita su un binario morto.
Personalmente ho ritrovato me stessa, anche se non completamente, sia nel personaggio maschile che  in quello femminile della coppia, molto meno nei figli, probabilmente perchè mi sono apparsi così odiosi da rigettare a priori qualsiasi somiglianza con loro.
La storia scritta da tre diversi punti di vista ha il grande pregio di evidenziare come alla fine ognuno trovi in ciò che accade ciò che vuole o può vedere; di mostrare come un atteggiamento di X volto ad uno scopo venga interpretato da Y in modo diametralmente opposto, di come ogni persona viva le situazioni a modo suo e le rielabori in modo personale, di come l'incomunicabilità stia alla base di qualsiasi rapporto umano.
La scrittura è molto scorrevole, mai banale, ma senza virtuosismi che ne rendano la comprensione ostica, è diretta e molto comunicativa, capace di far percepire molto bene gli stati d'animo dei personaggi. 
"Lacci" mi ha ricordato molto il film "Ricordati di me" di Gabriele Muccino, dove la famiglia viene smontata pezzo per pezzo rivelando una struttura oltre che fragile anche malata.
Non ho trovato questo libro un capolavoro da caldeggiare enfaticamente, però si tratta di un'ottima lettura che mi sento di consigliare a chi abbia voglia di leggere un romanzo breve, disincantato, amaro e un po' cattivo nella sua verità.

Citazioni:

 "Ci consideri una malattia che ti ha impedito di crescere, e senza di noi speri di recuperare."


"È difficile soffrire in modo simpatico."



"Chiami questa tua frenesia partecipazione. <...> assumi idee e parole dei libri che vanno per la maggiore e le metti in scena, sei del tutto soggetto alle convenzioni e alle mode imposte da chi conta sul serio, gente tra cui speri di inserirti presto. <...> Continuerai cosí per sempre, non sarai mai quello che vuoi ma quello che capita."

"Perché avevo chiuso in un cerchio certe parole. Cosa mi aveva spinto a tracciare punti esclamativi a lato di un brano che ora, a rileggerlo, mi pareva insignificante. <...> Ero quel materiale? Ero i freghi sui libri letti, ero i foglietti zeppi di titoli e citazioni..."

"Sandro e Anna avevano imparato presto che ogni mia apparizione avrebbe comportato il dolore incontrollato della madre. Cosí, se forse in principio mi aspettavano per il piacere di rivedermi e speravano che restassi per sempre, poi cominciarono a concentrarsi fintamente sui loro giochi o sugli spettacoli della tivú, augurandosi intanto che me ne andassi prima che la tempesta scoppiasse."

"Mi dimostrava punto per punto – col rigore logico di cui era sempre stata capace e che adesso si era accentuato – che non davo risposte adeguate alle domande mute dei nostri figli, che deludevo le loro attese."

"E mi impose una sorta di recita quotidiana volta a dimostrarmi quanto lei fosse giovane, bella, elegante, libera, assai piú della ragazzina per la quale l’avevo lasciata."

"Quando mi hai lasciata, ho sofferto soprattutto per quello che di me ti avevo inutilmente sacrificato. E quando ti ho riaccolto in casa, l’ho fatto solo per farmi restituire ciò che ti eri preso."

lunedì 19 gennaio 2015

Novella degli scacchi di Stefan Zweig

Novella degli scacchi Di Stefan Zweig

Editore: Newton Compton (Live Deluxe)

Numero di pagine: 126 | Formato: Copertina rigida

Isbn-10: 8854169722 | Isbn-13: 9788854169722

Data di pubblicazione: 2014-07-xx | Edizione 1

Curatore: Silvia Montis

 

Appassionante


Un racconto breve ben congegnato, affascinante e insolito sul gioco degli scacchi usato per parlare di altro.  Non ho molto da dire in merito se non che si tratta di una lettura veloce ma intensa, scritta in modo tale da tenere con il fiato sospeso e da mettere in evidenza quante risorse si possano trovare nella mente umana,  ma anche quanto sia facile mandarla in corto circuito.
Pare che questa sia l'ultima opera scritta da Zweig prima del suicidio... e la domanda che mi pongo è: possiamo trovare qui le avvisaglie della prossima mossa dell'autore?

venerdì 16 gennaio 2015

Il senso dell'elefante di Marco Missiroli

Il senso dell'elefante missiroli marco
E-book EPUB
Lingua: Italiano
Editore: Guanda





  Di che parliamo quando diciamo "un bel libro"?   
*** Attenzione: di seguito anticipazioni sulla trama (SPOILER) ***

Non so come sia finito nella mia lista desideri questo libro, probabilmente avevo letto recensioni ottime in merito e forse mi ero creata una grande aspettativa che è stata ampiamente disattesa.
A parte la deprimenza della storia, che ci può stare, a me sembra che Missiroli abbia creato un compendio di tutti i temi scottanti della vita e li abbia centrifugati in questo romanzo, che, per carità, non è scritto male, ma nemmeno con uno stile da ricordare. Mi fa pensare ad un già visto da fiction ed un già sentito che rammenta altri libri senza eguagliarli in qualità o innovazione.
Leggendo questa storia il messaggio che arriva è che la morte è la risolutrice di tutti i problemi della vita... un messaggio che non mi piace affatto.
I temi toccati potevano essere uno spunto ottimo per creare un capolavoro e sono andati sprecati, forse erano troppi tutti insieme o forse l'autore non ha avuto la capacità letteraria per coniugarli al meglio dando vita a qualcosa di dirompente. Ha parlato di tutto in modo gradevole, punto.
Ha dato come uniche risposte alla malattia, alla sofferenza, alla protezione filiale, all'omosessualità, ai rapporti umani in genere la morte e il silenzio
L'unica botta di vita della lettura, l'unica soluzione in positivo offertaci è stata il portare un "ragazzone ritardato" a conoscere finalmente l'amore fisico da una prostituta.
In questo libro le uniche cose buone erano le tematiche e sono state bruciate come cerini.

martedì 13 gennaio 2015

A Sibila (La Sibilla) di Agustina Bessa-Luís



Autor Agustina Bessa-Luís
Editor Guimarães
Coleção Ópera Omnia
ISBN 9789726655671
Nº Páginas 296
Encadernação Cartonado






Che fatica! - Um esforço! ( 3, 7 stelle)
(a tradução em Português do comentário fica para abaixo)

Eccomi qua con un altro souvenir di Lisbona. Temo che il commesso della Libreria Bertrand in questo caso abbia sopravvalutato la mia lusofonia, consigliandomi un classico della loro letteratura con un linguaggio ricco e spesso un po' arcaico. Non avevo mai avuto a che fare con una lingua portoghese così ricca di vocaboli, pare che tutti i sinonimi della parole che conoscevo si siano dati appuntamento tra queste pagine e son riuscita a scoprirli con fatica consultando il vocabolario portoghese, poichè nemmeno il traduttore on line pareva conoscerne il significato; mi consola tuttavia aver letto alcune recensioni scritte da lettori madrelingua portoghesi in cui "lamentano" l'uso di termini difficili e fatica nel comprendere la storia.
Di questo libro esiste una versione in italiano pubblicata da Giunti nel 1989 che al momento risulta abbastanza rara da reperire, quindi mi sono rimboccata le maniche e alla fine sono arrivanta in fondo a questa impresa. Se nel primo capitolo interrompevo continuamente la lettura per cercare il significato dei vari termini ignoti poi ho cominciato a lasciar correre, perché questo mi distoglieva troppo dalla trama e dalla possibilità di trarre un minimo di piacevolezza dalla lettura. Anche se molte parole mi erano sconosciute son riuscita comunque a capire il senso delle frasi nel loro complesso, a percepirne la qualità letteraria sentendo che non si tratta di una lingua scarna e sciatta, e, pur senza tradurre tutto parola per parola, sono riuscita ad apprezzare lo stile e il suono delle frasi che appaiono quasi come musica. 
Ma veniamo alla storia. Cronologicamente, il romanzo, che è stato pubblicato nel 1954 (guarda caso come "Il mare non bagna napoli" di Anna Maria Ortese, e quarda caso entrambe usano un linguarrio ricchissimo), va dal 1850 al 1950 circa. Prima di concentrarsi in modo particolare sulla protagonista, Agustina Bessa Luìs passa da un personaggio all'altro descrivendolo e parlandone con dovizia di particolari, secondo me non tanto per dare risalto al personaggio stesso, quanto per creare un tessuto storico sociale composto da molti fili, molte trame. Sembra che tutti servano a preparare il terreno fertile dove poi nascerà e vivrà Quina (la Sibilla) e a farci comprendere il perchè del suo modo di essere. Quina non aveva in realtà poteri soprannaturali, era solo pratica nel dare consigli, non è inoltre una figura amabile, viene descritta come pettegola, superba e vanitosa, la sua grande dote è stata più che altro quella di accumulare una fortuna sapendosi ben amministrare e l'unica nota di amore per gli altri, mal riposta a dire il vero, la si ritrova nel figlio adottivo al quale perdona tutto e nel padre che adorava nonostante i numerosi difetti.
Di fatto non sono entrata troppo nella storia, non mi ha appassionata, e non riesco a capire se questo  sia avvenuto soprattutto a causa della difficoltà nel tradurla o se invece sarebbe accaduto lo stesso leggendola in italiano; Quina non è certo un personaggio facile da farsi piacere e l'autrice ce la mostra con sincero distacco, senza farne risaltare troppo nè i pregi nè i difetti, ce la propone così com'è lasciando a noi tutto il resto. Probabilmente si tratta di una figura abbastanza tipica per l'epoca e per l'ambiente in cui si muove, come abbastanza tipiche sono le figure che le ruotano attorno. Questo romanzo mi è sembrato molto realista,  di un verismo che non giudica ma che si limita a esporre i fatti con parole minuziose ma mai enfatiche in un senso o nell'altro.
In fondo a questo post qualche notizia sull'autrice.

CITAZIONI 
(traduzione delle citazioni a mia cura)

"Temeva la tutela, il dominio, l'incomodo di un uomo che la manovrasse, le alterasse le abitudini e le facesse perdere quel mondo che godeva allo stesso tempo come Cenerentola e principessa. "

"Adorava il rispetto più dell'amore <...> sentiva più piacere per gli onori resi al suo nome di proprietaria che per la galanteria dedicata alla donna."

"Conoscere male è già una difesa. Dove non c'è innocenza, ci può essere peccato; ma dove non c'è sapere, c'è sempre disgrazia. "

"Quina? In fondo il suo misticismo era umanistico; era stata soprattutto una rivolta, la ribellione audace e ammirevole della sua ignoranza."


Poichè in Italia quest'autrice è sconosciuta ai più riporto alcune notizie su di lei.
"Ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti di grande portata fra cui, nel 1997, il Premio Internazionale per la Narrativa dell’Unione Latina; nel 2003 le è stato assegnato il “Premio Camões”, vero e proprio Nobel della lusofonia. A ottobre del 2004, ricorrendo il cinquantenario della pubblicazione di A Sibila, la città di Oporto, dove risiede, le ha tributato un solenne omaggio alla presenza delle massime autorità dello stato. A marzo del 2005 la facoltà di lettere dell’università portuense le ha concesso la laurea honoris causa."

(tratto dall'articolo su Mosaico Italiano http://www.comunitaitaliana.com.br/mosaico/mosaico94/nello.htm)

"Molti dei suoi romanzi sono stati adattati per il grande schermo dal regista Manuel de Oliveira, che è amico e che ha lavorato e collaborato a stretto contatto. Esempi di questo partenariato sono Fanny Owen, Valle di Abramo, Le Terre del rischio o sul fiume Madre è anche un autore di opere teatrali e sceneggiature per la televisione, e il suo romanzo Le Furie è stato adattato per il teatro e messo in scena da Filipe La Plata."

(tratto dall'articolo su La Hora Digital http://multescatola.com/lenciclopedia/agustina-bessa-lus-biografia-lavoro-premi.html)


Portugues

Tentei traduzir o meu comentário em Português, espero não ter feito muitos erros.
Aqui estou eu com outra lembrança de Lisboa. Temo que o funcionário da livraria neste caso tenha superestimado minha Lusofonia, aconselhando-me um clássico da literatura com a sua linguagem rica e muitas vezes um pouco de "arcaico. Eu nunca tinha tido que lidar com uma linguagem Português tão rica em palavras, parece que todos os sinônimos das palavras que eu sabia estão reunidos nestas páginas, e eu consegui descobri-los com trabalho duro, consultando o vocabulário Português, como até mesmo o tradutor on-line parecia não saber o seu significado; Consola-me, no entanto, leitura de alguns comentários escritos por leitores portugueses nativos em que "se queixam" do uso de palavras difíceis e dificuldade em compreender a história.
Deste livro há uma versão em italiano publicada pela Giunti Editora, em 1989, que, no momento, é muito raro encontrar, então eu arregacei as mangas e enfim cheguei no final desta aventura. Se no primeiro capítulo eu interrompi constantemente a leitura para procurar o significado dos vários termos desconhecidos, depois eu comecei deixá-lo ir, porque isso retirava o prazer da leitura. Embora muitas palavras eram desconhecidas para mim, porém eu consegui entender o significado das frases no seu conjunto para perceber a qualidade literária, sentir que ele não é um magro linguagem desleixado, e, apesar de não traduzir tudo à risca, eu era capaz de apreciar o estilo, o som das frases que aparecem quase como música.
Mas vamos à história. Cronologicamente, a novela, que foi publicado em 1954, vai 1850-1950, aproximadamente. Antes de se concentrar em especial sobre o protagonista Agustina Bessa Luis muda de um personagem para outro descrevendo-o e conversando sobre isso com grande detalhe, na minha opinião, não tanto para salientar o carácter próprio, como criar um tecido social histórico composto de muitos fios, muitos enredos. Parece que tudo serve para preparar o terreno fértil onde vai nascer e viver Quina (a Sibila) e fazer-nos compreender o porquê da sua maneira de ser. Quina realmente não tinha poderes sobrenaturais, era apenas prática em dar conselhos, não foi uma figura amável, é descrita como tagarela, orgulhosa e vaidosa, o seu enorme talento foi o de acumular uma fortuna bem sabendo como administrar e a única nota de amor pelos outros, mal colocada para dizer a verdade, encontra-se no afeto por seu filho adotivo à quem perdoa tudo e no pai que adorava apesar dos numerosos defeitos. 
Na verdade, a história não apaixonou-me e eu não consigo descobrir se isso aconteceu principalmente por causa das dificuldades na tradução ou se teria acontecido o mesmo de lê-la em italiano; Quina certamente não é um personagem fácil em quem gostar a autora mostra-a com desprendimento sincero, sem torná-la destacar-se demais nos méritos nem nos defeitos, apresenta-o como ele é, deixando todos nós. Provavelmente é uma figura bastante típica para o tempo e para o ambiente em que ela se move, como um exemplo típico são as figuras que giram em torno dela. Este romance parecia-me muito realista, um realismo que não julga, mas que apenas expor os factos detalhados em palavras, mas nunca enfático em numa direção ou na outra.

Citações 

" Temia a tutela, o dominìo, a incomodidade dum homem que a manejasse, lhe alterasse os hàbitos e a fizesse perder aquele mundo que gozava ao mesmo tempo como Cinderela e princesa."

 " Ela adorava os respeitos mai do que os amores . <...> ela sentia mais prazer pelas honras feitas ao seu nome de proprietària, do que pela galanteria dedicada à mulher."


"Conhecer o mal è jà uma defesa. Onde não hà inocência, pode haver pecado; mas onde não hà sabedoria, hà sempre desgraça."


  "Quina? No fundo, o seu misticismo era humanista; era ainda uma revolta, a rebelião audaciosa e admiràvel da sua ignorância."


pittura italiana, arte, painting in tuscany