martedì 30 giugno 2015

La rossa di Via Tadino di Milena Milani


La rossa di via Tadino

Di Milena Milani

Editore: Rusconi

 
Fuori dal tempo

Questo è un libro fuori dal suo tempo. Probabilmente nel 1979 aveva un suo perché come romanzo di rottura verso un certo tipo di letteratura "perbene", ma a mio parere non regge il tempo che è passato.
Avevo già letto un altro libro di Milena Milani, "La ragazza di nome Giulio", che sinceramente mi aveva colpita, infatti su questo romanzo avevo delle aspettative maggiori rispetto a ciò che invece ho trovato. Una storia avvitata su se stessa, pagine intrise più o meno delle stesse cose dall'inizio alla fine, con una conclusione inutilmente tragica. Mi dispiace dirlo ma questo per me è un racconto senza senso, con l'unica funzione di essere portatore della libertà sessuale al femminile della protagonista, libertà sessuale relativa visto che non viene poi alla fine vissuta in modo sereno e quasi colpevolizzata dalla stessa. Diciamo che l'ho letto in una serata, ma saltando qua e là, e meno male, perché se ci avessi dedicato più tempo credo che alla fine mi sarei arrabbiata.

domenica 21 giugno 2015

I malavoglia di Giovanni Verga


Audiolibro Librivox
Running Time:8:14:43
Zip file size:237.4MB
Catalog date:2013-04-07
Read by:Lisa Caputo
Book Coordinator:Lisa Caputo
Meta Coordinator:Karen Savage
Proof Listener:Sergio Bersanetti




Il perché dei classici  

"I Malavoglia" è uno di quei libri che ti ritrovi per casa, che incontri nell'antologia delle scuole medie, che ne senti sempre parlare ma che non ti dai mai la pena di leggere perché pensi che sia una palla micidiale, una storia triste e funesta creata apposta per ammorbare gli studenti di tutt'Italia e via dicendo. E così è stato anche nel mio caso, fino a dieci giorni fa.
Stanca della voce metallica del computer che mi legge gli ebook mentre dipingo, ho cercato sul sito di audiolibri gratuiti Librivox qualcosa da ascoltare e mi sono imbattuta nuovamente in questo romanzo, e senza troppa convinzione ho fatto il download. Voglio ringraziare Lisa Caputo, la persona che ha prestato la voce per la registrazione e che sinceramente è stata un apporto notevole, il suo accento siciliano è stato senz'altro un valore aggiunto al libro che si è rivelato comunque bellissimo.
Di fatto se i classici sono definiti tali e rimangono a galla nel tempo hanno il loro perché, ed è sicuramente l'universalità che li caratterizza, il rimanere sempre attuali nei loro concetti fondamentali.
Per fortuna alcune situazioni qui descritte, soprattutto relative alla condizione femminile, non sono più così in uso... o almeno non lo sono nella parte di mondo in cui vivo.
Lo stile è moderno, mi aspettavo una scrittura più arcaica, invece Verga ci offre un fraseggio non molto diverso da quello che si potrebbe ascoltare dalla bocca dei nostri nonni.
La storia è triste, inutile negarlo, ma non porta il lettore alla lacrima facile, bensì ad una pietà discreta e dignitosa. I dialoghi fra i numerosi personaggi ci calano in una realtà di comari pettegole, di poveracci sognatori e poveracci che i sogni li hanno persi, di gente umile che si adatta a condizioni di vita con rassegnazione, di guerra tra miserabili che si aggàiano per roba di poco valore. Leggendo queste conversazioni popolane si capisce cosa sia il verismo,  una reale trasposizione della verità senza creare macchiette o falsi eroi, senza esagerare ciò che la vita offre.
Parlare oltre di questo libro mi sembra inutile, ci saranno recensioni, riassunti e tesi a non finire in merito, voglio solo dire a chi leggerà questo mio commento di dedicarsi a questo romanzo prima di arrivare ai 45 anni, contrariamente a come ho fatto io... magari non  leggetelo troppo presto, perché si corre il rischio di non apprezzarlo come si deve, ma nemmeno di lasciarlo nel dimenticatoio fino ad una maturità avanzata.

CITAZIONI

Le perle di Padron N'Toni

"Gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve far da dito grosso, e il dito piccolo deve far da dito piccolo."

«Per far da papa bisogna saper far da sagrestano»

«Chi ha carico di casa non può dormire quando vuole» perché «chi comanda ha da dar conto».

Chiacchiere veriste

"La vostra figlia non ha un soldo di dote, perciò il figlio del re non verrà a sposarla; rispose 'Ntoni; e le volteranno le spalle, come succede alla gente, quando non ha più nulla."

“Il peggio, disse infine Mena, è spatriare dal proprio paese, dove fino i sassi vi conoscono, e dev'essere una cosa da rompere il cuore il lasciarseli dietro per la strada. «Beato quell'uccello, che fa il nido al suo paesello».”

“Tale e quale come quegli altri ladri del parlamento, che chiacchierano e chiacchierano fra di loro; ma ne sapete niente di quel che dicono? Fanno la schiuma alla bocca, e sembra che vogliano prendersi pei capelli di momento in momento, ma poi ridono sotto il naso dei minchioni che ci credono. ”

“Al giorno d'oggi, aggiungeva padron Cipolla, giallo dalla bile, i veri ladri vi rubano il fatto vostro di mezzogiorno, e in mezzo alla piazza. Vi si ficcano in casa, per forza, senza rompere né porte né finestre.”

“perché diceva che quando a un cristiano accade una disgrazia come quella dei Malavoglia, bisogna aiutare il prossimo colle mani e coi piedi, fosse pure un birbante da galera, e fare il possibile per levarlo di mano alla giustizia, per questo siamo cristiani e dobbiamo aiutare i nostri simili”

“Noi poveretti siamo come le pecore, e andiamo sempre con gli occhi chiusi dove vanno gli altri.”










lunedì 15 giugno 2015

L'arte della gioia di Goliarda Sapienza


Parola d'ordine : LIBERTA'  (4,6 stelle)

Premetto che il grande errore che ho fatto con questo libro è stato di "leggerlo in ebook", ovvero prevalentemente di ascoltarlo letto da Alice, la voce di sistema del mio computer.
Questo non è un libro da ascoltare con intonazioni roboticamente approssimative o da leggere sul piccolo schermo del cellulare, è un libro talmente lungo e pieno di tutto che va letto sulla carta, ciancicato, rimuginato e soprattutto sottolineato. Ma è andata così, purtroppo non posso acquistare solo libri cartacei per una pura e volgarissima questione finanziaria.
Tutta questa premessa per dire che in parte, se il libro non mi ha travolta o convinta al 100%, la colpa può essere di questa mia lettura disgraziata.
L'impressione che ho avuto da questo romanzo è che Goliarda Sapienza abbia voluto scrivere un qualcosa di simile ad Anna Karenina di Tolstoj, una storia corale seppur a differenza di Anna Karenina con una protagonista principale molto in evidenza, un grande romanzo che abbraccia un lasso di tempo molto lungo e che affronta tutti i temi riguardanti l'esistenza umana cari all'autrice. A mio parere, seppur la Sapienza sia riuscita a scrivere un'opera di altissimo livello, non eguaglia la perfezione di Tolstoj.
Fondamentalmente il libro narra la vita di Modesta, una protagonista moderna e libera nel suo essere umana, ma per mezzo di questa storia la scrittrice parla moltissimo di politica, di rapporti tra le persone e di sesso, quest'ultimo inteso in modo talmente libero, che potrebbe creare scandalo ancora ai giorni nostri nelle menti un po' bigotte. 
La protagonista ha una morale discutibile, e non mi riferisco a quella sessuale, tuttavia certe sue scelte sono così ben motivate che risulta difficile accusarla e colpevolizzarla. Di fatto la sua vita si basa sulla libertà assoluta, una libertà ricercata continuamente alla quale Modesta sacrifica tutto, perfino i suoi talenti; per Modesta non c'è niente che valga di più del suo sentirsi libera da vincoli di ogni genere, o almeno questo è ciò che ho compreso io da questo romanzo. Per me, comprendere certi atteggiamenti è quasi impossibile, perchè purtroppo, e lo dico con invidia, non sono Modesta; non ho il suo coraggio nel lasciare tutto indietro, nello spezzare i legami, nel tagliare ciò che ostacola la ricerca della gioia incarnata dalla libertà profonda e totale.
Le motivazioni che non mi hanno fatto amare questo libro in modo assoluto non sono di tipo ideologico, anzi, le idee esposte le reputo per la maggior parte condivisibili.  Nel complesso ho trovato la vicenda un po' forzata, certi accadimenti  mi sono sembrati poco probabili tutti nella stessa vita e nella stessa persona, ma tutto può essere, probabilmente sono io ad aver avuto una vita particolarmente piana e tranquilla, e mi stupisco che possa essere così facile passare da così tante avventure fuori dagli schemi. Verso la fine mi sono anche un po' stancata, ho trovato il racconto eccessivamente lungo; il mio amore per la sintesi  mi ha fatto pensare che comunque l'autrice aveva già detto un'infinità di cose ed espresso concetti in modo magistrale, che molte pagine potevano essere evitate, ma, come ho già detto all'inizio, questa mia noia può essere benissimo derivante da un modo di leggere poco consono.
Nel complesso posso affermare che il libro è molto bello e ingiustamente poco conosciuto, che nonostante queste mie perplessità e avversioni per le troppe pagine usate si tratta di una lettura molto intelligente, colta e ricca di una capacità di pensiero libero invidiabile.

CITAZIONI
“Cercano l'inferno vero per scontare il loro peccato. Ma che altro possono fare se la società li rifiuta, li addita? Loro, niente. Ma solo perché sono ignoranti e zeppi di pregiudizi esattamente come la società che li addita. E mostrano le loro ferite solo per chiedere clemenza alla società che anche loro, soprattutto loro, sentono santa e giusta invece di lottarla.”


“L'amore non è un miracolo, Carlo, è un'arte, un mestiere, un esercizio della mente e dei sensi come un altro. Come suonare uno strumento, ballare, costruire un tavolo.”

“Critico l'atteggiamento del pensiero che è troppo poco differente da quello del vecchio mondo che voi volete combattere. Pensando come pensate voi, nella migliore dell'ipotesi, si costruirà una società che sarà una copia, per giunta scadente, della vecchia società cristiana e borghese.”

“E certo, la mancanza di sonno e di pane dà freddo e anche stranezze ca paura possono sembrare. Il corpo fiaccato non fa barriera ai brutti ricordi, e ai fantasmidella mente si abbandona. ”

“Come in convento, leggi, prigioni, storia edificata dagli uomini. Ma è la donna che ha accettato di tenere le chiavi, guardiana inflessibile del verbo dell'uomo.”

“i morti non vogliono che si muoia con loro, ma che li si tenga in vita, nei pensieri, nella voce, nei gesti”

“Ma il futuro non esiste, o almeno la preoccupazione del futuro per me non esiste. So che soltanto giorno per giorno, ora per ora diventerà presente”

“Anche l'uomo ha una mutilazione. E quale sarebbe? Non può creare carnalmente una vita. E così cerca di dare vita a idee. ”

“Non è cattiva, è ignorante. La bontà, la non cattiveria è un lusso. I poveri, io sono stata povera e lo so, i poveri non hanno il tempo per essere buoni. Come si può essere buoni se si è costretti a lottare per un pezzo di pane?”



“Era bello e confortante essere capita, amata. Era per questo ora se ne rendeva conto che accettava giorno per giorno di dimezzare le sue idee, di impoverire i contenuti, ridurre il suo linguaggio. ”


lunedì 8 giugno 2015

L'amante senza fissa dimora di Fruttero e Lucentini

Editore Mondadori
 Collana Oscar bestsellers
Formato Tascabile
 Pubblicato  01/01/1989 Pagine  280







Una piacevolezza! ( 3, 4 stelle)

Questo è un romanzo che lo si legge più per lo stile che per ciò che racconta; non che ciò di cui parla non sia interessante, ma il pezzo forte dei due scrittori, in questo libro più che in altri, è proprio il volo pindarico dello scrivere.
Una prosa divertente, sagace, colta, frizzante... e potrei continuare all'infinito, che mette in secondo piano una trama, che pur essendo avvincente, a mio parere ha qualche pecca nel finale un po' troppo surreale per i miei gusti.
Una lettura piacevolissima, mai banale, seppur abbastanza leggera.
Una boccata di freschezza per trascorrere qualche ora di relax senza rinunciare ad una scrittura di grande qualità.

CITAZIONI FOTOGRAFICHE






venerdì 15 maggio 2015

L'amore fatale di Ian McEwan


Quando lo stalking non era ancora reato  (4,5 stelle)

Questo è stato il mio primo approccio a McEwan, e sinceramente non ricordo nemmeno cosa mi abbia spinto a prendere questo libro a scambio, ma sono lieta di averlo fatto.
Si tratta di un romanzo non classificabile a mio avviso, mescola la suspance di un giallo con la divulgazione scientifico-filosofica e l'analisi profonda e molto analitica dei sentimenti e delle dinamiche umane.
La scrittura è scorrevole, perfino nei passaggi dove c'è una minuzia del particolare quasi logorante, il testo rimane piacevole da leggere, e questo sicuramente grazie alla bravura dell'autore col suo very english style, ma anche grazie alla bravissima traduttrice Susanna Basso.
Il romanzo è ambientato negli anni '90, quando ancora il reato di stalking non era riconosciuto e si basa su una storia realmente accaduta, da cui McEwan prende spunto per sviscerare tutto ciò che  una persecuzione comporta a livello emotivo e pratico nelle vite di chi ne resta coinvolto. Ma il libro non parla solo di questo, tocca argomenti che vanno dall'analisi delle relazioni di coppia, all'annosa questione scienza contro religione, alla descrizione delle frustrazioni lavorative che possono colpire anche chi apparentemente sembra appagato da una brillante carriera, alla semplice (si fa per dire) caratterizzazione di diverse tipologie umane e molto altro.
Sinceramente "L'amore fatale" mi è piaciuto molto e mi invoglia a leggerlo ancora. McEwan non mi ha travolta con un innamoramento folle e repentino, la sua scrittura lucida ed analitica non porta ad una passione immediata e sensuale, tuttavia mi ha catturata per la sua intelligenza e per la raffinatezza di scrittura accompagnate ad una capacità descrittiva fuori del comune.

CITAZIONI



"Forse è questa l'essenza di ogni lettera d'amore: la celebrazione dell'unicità."

" Non esiste società umana studiata dagli antropologi, <...> che non presenti una suddivisione in uomini-guida e sottoposti; e nessuna emergenza che sia mai stata risolta efficacemente secondo sistemi democratici."

"Anche l'egoismo ce lo portiamo scritto nel cuore. È questo il conflitto di noi mammiferi: quanto dare agli altri, E quanto tenere per noi. "

"È chiaramente falso che senza linguaggio non esista pensiero. Io avevo un pensiero, uno stato d'animo, una sensazione e stavo cercando il modo per dire ciascuno di essi."

" D'altra parte, sorridono anche i neonati cechi e sordi. Il sorriso deve proprio essere messaggio forte, e per buone ragioni evoluzionistiche."

"Non ci furono liti, nemmeno battibecchi, come se entrambi sapessimo che un confronto poteva farci a pezzi. Ci rivolgevamo la parola con estrema cautela, chiacchieravamo di lavoro e ci scambiavamo messaggi sulla spesa, il mangiare, le piccole incombenze domestiche. <...> Se non proprio l'amore, avevamo dimenticato il trucco che lo chiami in vita, non sapevamo come entrare in argomento. <...> mi ricordavo della sua bellezza come di un dato acquisito sui libri e imparato a memoria."

"Tutto ciò che è prevedibile diventa, per definizione, scontato e lascia la nostra attenzione libera di concentrarsi meglio sull'inatteso e il casuale."

"Viviano dentro una nebbia percettiva in parte condivisa, ma inaffidabile, e i nostri dati sensoriali ci arrivano distorti dal prisma di desideri e convinzioni che alterano persino i ricordi. <...> Discendiamo da una stirpe degli spacciatori di mezze verità in quali per convincere gli altri, escogitarono l'espediente di persuadere se stessi."



venerdì 8 maggio 2015

Biglietto scaduto di Romain Gary


Biglietto scaduto
collana: Biblioteca Neri Pozza
ISBN 978-88-545-0138-6
Pagine 224
Euro 12,00
*** Attenzione: di seguito anticipazioni sulla trama (SPOILER) ***
Una certezza (4,5 stelle)
Ormai questo autore si sta rivelando una certezza. 
Mi sono innnamorata di Romain Gary leggendo "La vita davanti a sè" e mi sono ripromessa che avrei letto qualcos'altro di suo.
Questo è un romanzo insolito, dove si parla di un tema che non mi era mai capitato di trovare in letteratura, e soprattutto se ne parla in un modo così esplicito che tutto diventa facile, naturale e mai volgare. Il declino fisico-sessuale maschile è al centro del libro, ciò che accade ad un uomo piacente quando comincia a non essere più padrone del suo corpo viene qui sviscerato con profondità e ironia al tempo stesso, troviamo nelle parole di Gary una brutale sincerità mescolata ad una poesia del sentimento. In questa storia, oltre a molto altro, si racconta anche la beffa della vita, le cose capitano quando capitano e non necessariamente quando si hanno le forze per affrontarle; qui, quando l'eroe è finalmente  disposto ad amare con con tutto te stesso il corpo non lo assiste più.
Man mano che la storia proseguiva non potevo fare a meno di identificare il protagonista con l'autore stesso, ed ho creduto di ritrovare nei motivi che portano Jaques Rainier a voler organizzare il suo assassinio le stesse pulsioni che hanno portato Gary a suicidarsi nel 1980. Quando uno scrittore è così bravo da farti credere reale ciò che scrive, diventa quasi impossibile non farsi affascinare dalle coincidenze, pensare che ciò che stiamo leggendo siano la verità e l'esperienza viva dell'autore diventa quasi inevitabile.
Di questo romanzo ho apprezzato tutto, lo stile, la tematica, le riflessioni... un po' meno il finale. Non fraintendetemi, a me il lieto fine piace, ma qui mi è parso che si sia voluto dare un contentino all'amore, si è voluto far vincere il sentimento sul declino, il romanticismo sulla realtà. Forse sono rimasta un po' appesa perchè nella vita reale l'autore, nelle mie convinzioni  alterego del protagonista, si è ucciso, e nella mia mente, che aveva classificato questo libro come una sorta di spiegazione e di addio, si era creata un'aspettativa che è stata disattesa.
Nonostante questa piccola critica rimane una bella storia che consiglio di leggere sia alle donne che come me ignorano molte dinamiche maschili e qui possono trovare risposte interessanti, che agli uomini perchè trovino tra queste righe un conforto nel mal comune.

CITAZIONI

"Temo solo che venga presto il momento in cui la comprensione si muta in compassione e la tenerezza, la preoccupazione di risparmiarmi si avvicinano tanto pericolosamente alla pietà e alla sollecitudine materna che i nostri rapporti rischiano di cambiare natura.
Una pericolosa simmetria in cui l'angoscia di uno sollecita l'insicurezza e l'ansia dell'altro: così tutto si aggrava fino all'incomunicabilità finale..."

"Quando mi mette così la testa sulla spalla, come è strano scoprire che la mia spalla non era mai stata al suo posto. Il collo ha una facilità nella grazia che la letteratura ha banalizzato con l'aiuto dei cigni. La sottigliezza della vita spaventa le mie mani che la pienezza dei fianchi subito colma, e quando la capigliatura sciolta si unisce alla testa; le mie labbra perdono il respiro a furia di correre. Penso alle statue di coppie scolpite nella pietra che si sono scalfite ed erose nello scorrere del tempo e a quella nostalgia di durata infinita che fallirà nella pietra, perché solo gli istanti hanno genio.
Era uno di quei vecchi che sembrano invecchiati nella felicità della coppia e immaginavo che avesse una moglie che gli somigliava e che i loro sessant'anni di vita in comune fossero una specie di segreto che dividevano e che aveva una risposta a tutto."

"«E' una sporca faccenda, essere sempre giovani, quando si invecchia...»"

"Non ho mai ricevuto dono più bello di quel modo che aveva di dormire sul mio petto in un atteggiamento fiducioso e di totale sicurezza."

venerdì 1 maggio 2015

Due libri "abortiti"

Ci sono dei libri di cui immediatamente riconosci il valore assoluto, ma che per una ragione o per l'altra non riescono a catturarti e a farsi leggere fino in fondo. E' il caso di "Justine" di Lawrence Durrell e di "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman, curioso che siano capitati sul mio cammino nel corso dello stesso mese. 
Nel caso del primo sono riuscita a portarlo con fatica fino a metà per poi cedere definitivamente all'abbandono, per il secondo invece mi sono limitata ad una sessantina di pagine e a spizzicare qua e là per rendermi conto se era il caso di proseguire o meno, ed ho deciso di accantonarlo. Non li darò in pasto ai pescecani, può anche darsi che più avanti possa riprenderli, ma per adesso sono letture che, seppur a malincuore, ho dovuto abortire, sto attraversando una fase di grande stanchezza in cui non avanza nessuna energia per potermi concentrare in letture per me così faticose.


Justine

Editore: Longanesi & C. (I libri pocket, 30)
Lingua:Italiano | Numero di pagine: 263 | Formato: Paperback
Data di pubblicazione:  | Edizione 1
Traduttore: Liana M. Johnson




La motivazione principale che mi ha spinta ad abbandonare questo libro è la difficoltà della lettura. Sicuramente non ho la cultura necessaria per poter comprendere molti passaggi e di conseguenza la noia, dovuta all'incomprensione, ha preso il sopravvento; mi sono ritrovata a chiudere gli occhi leggendo frasi per me vuote di significato, elucubrazioni inconcepibili. Sono riuscita ad arrivare a metà solo perché le parti che riuscivo a comprendere sono scritte con uno stile eccellente e propongono ragionamenti filosofici interessanti; ma ciò non è bastato, mi sono dovuta arrendere all'evidenza che leggere due pagine per sera non è leggere, bensì stentare.


Che tu sia per me il coltello

Editore: Mondadori (Oscar contemporanea)
Lingua:Italiano | Numero di pagine: 336 | Formato: Paperback | In altre lingue: (altre lingue)
Isbn-10: 8804588195 | Isbn-13: 9788804588191 | Data di pubblicazione:  | Edizione 2
Traduttore: Alessandra Shomroni




Grossman è indubbiamente un genio dell'animo umano e della letteratura, lo si capisce subito, sono bastate poche frasi a farmelo capire, ma questo libro per me è un macigno. Non amo particolarmente lo stile epistolare, in questo caso c'è l'aggravante (che potrebbe essere vista come un pregio) che buona parte del romanzo è epistolare a senso unico. Yair, il protagonista, ci sommerge, ci inghiotte in una voragine creata dai suoi pensieri a raffica, buttati giù nelle lettere inviate a Myriam, le cui risposte si intuiscono soltanto dai riferimenti di Yair. Questa valanga di pensieri e parole mi hanno sommersa, soffocata, ho trovato quest'uomo insopportabile, invadente, opprimente. Se mi fossi trovata al posto di Myriam sicuramente lo avrei denunciato per stalking. Ciò che mi ha rattristato nell'abbandonare questo libro è che in questo marasma di pensieri ci sono comunque delle gemme rare di poesia e di concetto che vale la pena assaporare, ma per me è fondamentale che nella lettura ci sia anche un piacere, e qui invece ho provato solo claustrofobia, una sensazione che nel mio stato di affaticamento attuale non è sopportabile, nemmeno in nome della buona letteratura.

mercoledì 22 aprile 2015

Via Katalin di Magda Szabò


Quando l'ebook non basta  (4,9 stelle)

Leggendo "La Porta" mi ero ripromessa di  approfondire la conoscenza di questa scrittrice ungherese e così mi sono procurata l'ebook di "Via Katalin", ma dopo poche pagine ho capito che questo romanzo meritava la carta; la complessita dei personaggi e le storie narrate richiedevano un'attenzione che solo qualcosa di fisico come un libro cartaceo poteva permettermi. All'inizio i nomi da assimilare sono parecchi ma soprattutto li troviamo nel presente e nel passato, i vivi ed i fantasmi coabitano e ci si mette un po' di tempo ad entrare nella storia, ma è una piccola fatica iniziale che vale la pena superare. Queste presenze così reali nel racconto mi hanno fatto pensare che davvero i morti interagiscono con i vivi, pensiamo all'autrice stessa, io la sto leggendo adesso seppur lei sia morta da tempo, se chi muore lascia come traccia qualcosa che valga la pena leggere, guardare, assimilare continua a circolare tra i vivi; cessa di esistere il corpo ma i pensieri continuano in chi li assorbe.
Sempre in riferimento alle presenze  in Via Katalin ho provato emozione leggendo un passaggio molto evocativo, che voglio citare immediatamente, e che mi ha rammentato il bellissimo film di Ferzan Ozpetek "Magnifica presenza", chissà se l'amato regista si è ispirato a questo libro nel dare vita ai suoi meravigliosi fantasmi.

“aggrappandosi gli uni agli altri, tenendosi stretti per mano, cercando di indovinare le parole giuste, speravano di sbucare fuori da quel labirinto, di tornare in qualche modo a casa, e nell’attesa bisognava sopportare quell’appartamento irreale e provvisorio <...> Se uno solo di loro avesse trovato la strada di casa, l’avrebbero trovata tutti gli altri” 
cit.  Magda Szabó “Via Katalin”

Ci sono parti di questo libro che mi hanno rapita, altre che mi hanno lasciata nella difficoltà di non capire, altre (pochissime) che mi hanno delusa. A voler proprio trovare il pelo nell'uovo la parte finale manca del fascino e dell'uso delle parole che ho trovato nella prima, più che altro mi sono sentita lontana da una sorta di fatalismo che si trova nelle ultime pagine, non riesco proprio a comprendere, ma sicuramente questo non va ad inibire, se non in piccolissima parte, il piacere che ho provato a leggere questo romanzo.
Avendo letto prima il romanzo La Porta devo dire che si sente vagamente la differenza di maturità dell'autrice tra i due libri, in Via Katalin avverto una Magda Szabò più giovane e meno compiuta rispetto alla Magda che ha scritto di Emerenc negli anni 80, circa una quindicina d'anni separa i due libri e sinceramente si avverte, rimane comunque un'elevatissima capacità di trasmettere emozioni a chi legge, la capacità di saper rendere con le parole un grumo di sensazioni che la maggior parte di noi, pur provandole, non saprebbe come descrivere.

Citazioni:

www.monicaspicciani.it


“Nessuno aveva spiegato loro che la fine della giovinezza è terribile non tanto perché sottrae qualcosa, quanto piuttosto perché lo apporta. E quel qualcosa non è saggezza, né serenità, né lucidità, né pace. È la consapevolezza che il Tutto si è dissolto.”

“Un giorno, quando era ormai più grandicella, le avevano raccontato quell’episodio, e Henriett era corsa davanti allo specchio e si era osservata nel riflesso con le orecchie tappate. Aveva tolto di scatto le mani, con un gesto al tempo stesso grottesco e spaventoso. «Questo è il terrore, - aveva pensato, - un viso senza orecchie per la paura».”

“era così commovente in quel suo sforzo continuo di assicurare un corso stabile all’imprevedibilità della vita celebrando, se non altro, tutte le feste”

“Allora non sapevo ancora che alcune persone muoiono parecchio prima della loro vera morte, non avevo idea che la loro ultima immagine reale rappresenta il loro ultimo giorno reale.”

“Non lo vidi mai più come allora, e non provai mai più nei suoi confronti i sentimenti di quell’istante. Oggi so ormai che fu quello il nostro matrimonio, la nostra vita coniugale, quei pochi minuti che trascorremmo soli, in piedi, l’una di fronte all’altro, senza neppure sfiorarci, guardandoci semplicemente negli occhi, arrendendoci alle severe e dolorose leggi dell’amore e della giovinezza, senza muovere un passo, senza il bisogno di esprimere una parola, compiere un gesto, fare alcunché. Quei pochi istanti, e solo quelli, furono la nostra vita, e furono molto più di qualsiasi notte quando poi divenni sua moglie. ”


“capì che s’era sbagliata perché lei non era mai morta, né la prima volta, né la seconda, né la terza, capì di essere viva e capì che voleva vivere ancora. Morì nel momento in cui se ne rese conto.”

domenica 19 aprile 2015

Antichrista di Amelie Nothomb

Nothomb Amélie  
Antichrista
traduzione di Monica Capuani
EAN 978-88-88700-30-4
Voland Edizioni
pp. 128
ottobre 2004





Un'occasione mancata


In appena un'ora e mezza di di lettura Amelie Nothomb è riuscita ad infondermi abbastanza angoscia.
Questo breve romanzo ha riportato a galla alcune insicurezze adolescenziali con conseguente immedesimazione nella protagonista "buona" e relativo odio verso l' antichrista incarnante alcune adolescenti popolari, decisamente odiose, dei tempi che furono.
Gli spunti ci sono, il libro non è privo di input intelligenti che avrebbero potuto essere approfonditi ed analizzati in modo profondo, tuttavia rimane in superficie, si ferma agli spunti.
Ci ritroviamo calati in una storia che ricorda i cartoni animati degli anni '70-'80 in cui la ragazzina perfetta e buona (vedi Candy Candy per esempio) veniva vessata nella peggior maniera dalla giovane ricca e viziata di turno o da adulti insensibili, e alla fine riusciva a riscattarsi, ma solo dopo aver patito le pene dell'orso. I genitori di Blance (la buona) verrebbe voglia di prenderli a schiaffi, incarnano quanto di più sbagliato possa essere l'atteggiamento nei confrondi di una figlia. Ci troviamo ai limiti del grottesco, dove situazioni che possono verificarsi nella realtà vengono esasperate quasi all'inverosimile e vengono usate a pretesto per scrivere un romanzo a mio parere incompiuto. Peccato, il materiale c'era per avere un bel libro sull'adolescenza, sulle dinamiche delle amicizie e della socializzazione, e invece la Nothomb si è fermata ad una storiella in cui si percepiscono le sue potenzialità ma non esplodono nella compiutezza di una storia ben raccontata.

Citazioni:

"Io non mi ero mai sentita integrata nella benchè minima cosa, e verso chi lo era provavo disprezzo e gelosia."

"Ero invisibile. Era quello il mio problema. <...> Christa non aveva visto me: aveva visto il mio problema. E ne approfittava."


martedì 7 aprile 2015

Hemingway non fa per me...





MONDADORI Scrittori moderni 1998

ISBN 9788804455134

Brossura

Traduttori: Fernanda Pivano

Sentivo a pelle che con Hemingway non ci sarebbe stato feeling...infatti, se non avessi trovato per caso questo romanzo nella libreria di mio marito, non avrei mai provato a leggerlo.
Durante la lettura ho avuto dei barlumi d'interesse ma il punto di vista dell'autore  è troppo lontano dal mio sentire, un modo di affrontare gli argomenti totalmente al maschile che proprio non mi attrae.
Niente da dire sulla qualità della scrittura e della traduzione ma a me proprio non appassionano né la tematica né lo stile... e così dopo 130 pagine, lievemente a malincuore, ho deciso di cedere il passo a qualcos'altro.