lunedì 26 maggio 2014

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon


Troppa matematica per me

Citazione:
"Penso che le persone credano nell'aldilà perchè detestano l'idea di morire, perchè vogliono continuare a vivere e odiano pensare che loro simili possano trasferisrsi in casa loro e buttare le loro cose nel bidone della spazzatura."

Quando mi trovo davanti spiegazioni matematiche o qualcosa che gli assomigli il mio cervello automaticamente chiude le persiane perchè sa che comunque nulla di ciò che gli si para innanzi potrà entrare dentro di lui e convincerlo su qualcosa; per cui in questo libro si parte male, molto male.
In diversi mi avevano consigliato di leggerlo ma sinceramente non posso dire che mi sia piaciuto; ci sono passaggi molto carini che offrono una visione alternativa delle cose attraverso gli occhi del protagonista affetto da Sindrome di Asperger, ma ce ne sono altrettanti un po’ fiacchi a mio avviso, soprattutto inerenti la trama. Se poi ci mettiamo i vari giochetti e ragionamenti di logica e matematica che mi mandano in tilt ecco fatto che il libro mi cola a picco. Nell’insieme non è brutto ma non mi è parso un capolavoro della narrativa tale da giustificare cotanta nomea, probabilmente il suo maggior pregio è quello di richiamare l'attenzione su una problematica poco conosciuta ma diffusa più di quanto si creda: la sindrome di Asperger. Sicuramente certi atteggiamenti del protagonista sono ben descritti e fanno comprendere sia le difficoltà di chi la sindrome la vive in prima persona sia le fatiche di chi si deve rapportare con lui.
A tal proposito voglio riportare di seguito una breve testimonianza da parte di una persona che ho incontrato, seppur virtualmente, su Twitter, e con la quale abbiamo commentato il libro. Giusy è madre di un ragazzo a cui hanno diagnosticato questa sindrome ed a suo parere il libro è molto fedele alla realtà e riterrebbe utile la sua lettura sia da parte degli insegnanti che dei ragazzi, per meglio capire e relazionarsi con chi il mondo lo percepisce in modo differente dalla maggioranza.


La testimonianza di Giusially

La prima volta che mi sono resa conto che mio figlio P. aveva dei problemi, è stato quando a tre anni ha iniziato la scuola materna.
A scuola rifiutava qualsiasi attività proposta, preferendo fare, solo giochi che lo interessavano, rifiutava le situazioni relazionali con gli altri bambini, si isolava.
Su consiglio dell'insegnante, l'ho fatto visitare da un neuropsichiatra infantile.
Dopo un'accurata visita e molti test, tra i quali il Q.I., la diagnosi è stata "Sindrome dello spettro autistico ad alto funzionamento", o più semplicemente "Sindrome di Asperger".
Le problematiche principali di questa sindrome sono, deficit sul piano delle attività sociali, con conseguente difficoltà nelle relazioni e fragilità psichica, che può comportare situazioni di stress emotivo, molto forti.
Per questo anche il livello di autonomia sociale, può essere condizionato da tale disturbo del funzionamento dell'interazione.
Un'altra caratteristica di questa sindrome, è che esista solo la verità oggettiva, cioè, se una cosa è bianca, è bianca, se  è nera, è nera. La via di mezzo non esiste. Anche la capacità di mentire, non è contemplata, in questo modo anche la diplomazia non esiste, vale a dire, se uno mi è antipatico glielo dico, oppure se uno ha una brutta maglietta, non dirò mai che è particolare, ma dirò che è brutta.
Anche i cambiamenti sono difficili da accettare, se una cosa è sempre stata fatta in un certo modo, non deve essere fatta in un altro. Il sarcasmo e l'ironia, sono due concetti incomprensibili.
Dopo anni di psicoterapia, ha imparato a gestire le situazioni emotive e di relazione. Ha imparato a "leggere" i propri sentimenti e a capire i comportamenti degli altri.
Nel libro, "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte", il ragazzo protagonista, esprime bene i suoi pensieri e le sue sensazioni.
C'è un film molto esaustivo sull'argomento, che si intitola "Adam". Lo consiglio a chi fosse interessato a saperne di più.

martedì 20 maggio 2014

Gli incendiati di Antonio Moresco

Copertina di Gli incendiati

Illeggibile
Pur essendo convinta della validità di Moresco come scrittore ho abbandonato di corsa questo libro, e senza pentimenti.
Troppo disturbante per ciò che racconta e per il linguaggio che usa, mi trasmette inquietudine e repellenza.
Ho letto una trentina di pagine, poi ho iniziato il pellegrinaggio verso la fine saltellando qua e là, nella speranza di un cambiamento di registro, ma la situazione è precipitata, sempre più delirante e  violento verbalmente per i miei gusti.
Ne "La lucina" la stranezza di Moresco aveva comunque una poesia che mi è piaciuta, in questo libro mi sono sentita quasi violentata... no, decisamente no.

lunedì 19 maggio 2014

Amiche mie di Silvia Ballestra

Copertina di Amiche mie
Ho scoperto l'ortoressia!   (3,8 stelle)
Quasi sicuramente se avessi visto questo libro sullo scaffale non lo avrei mai scelto, lo avrei pre-giudicato dalla copertina e dal titolo, bollandolo come il solito “libro da donne” e sarei passata oltre. Invece è stato una piacevole sorpresa e uno smacco alla mia puzza sotto il naso, e di questo devo ringraziare il gruppo di lettura collettiva su Twitter che lo ha proposto (@TwoReaders).
Silvia Ballestra ha partecipato attivamente alla twittlettura leggendo le nostre citazioni e commenti e facendosi intervistare da una delle amministratrici del gruppo, tenendosi tuttavia un po’ in disparte, probabilmente per non risultare ingombrante in quanto autrice del libro. Effettivamente, citare e commentare, sapendo che il diretto interessato ti leggerà sicuramente, un po’ di soggezione la mette, comunque tenterò di non farmi influenzare troppo e di essere onesta  nello scrivere i miei commenti come lo sono sempre stata. Voglio togliermi il pensiero dicendo subito che cosa non mi è piaciuto del romanzo in questione, ed è la sensazione che sia stato scritto pensando già ad un seguito, sembra che la storia non sia finita, ma non come spesso accade in molti libri in cui assistiamo ad un fotogramma da prendere a sé stante, bensì come se questo fotogramma facesse parte di un film che si va componendo e che dobbiamo aspettarne altri per vederne il finale. Ecco, io non amo particolarmente i “romanzi a puntate” (vedi trilogia di Elena Ferrante che potrebbe diventare addirittura quadrilogia!), preferisco che ogni libro sia un ciclo vitale concluso e questo invece mi ha lasciato con la sensazione che ne seguiranno altri. Forse dopo i quattro capitoli dedicati rispettivamente a Sofia, Carla, Norma e Vera mi aspettavo un quinto capitolo in cui le singole storie, che fino ad allora si erano appena incrociate tra loro, avessero una maturazione collettiva, un tirare le fila, un maggior coinvolgimento tra di loro delle amiche davanti al lettore; invece la Ballestra ci ha offerto quattro racconti che si sfiorano ma che restano troppo separati, non evolvono, rimangono appesi. Questa irresolutezza può essere forse voluta dall’autrice, ma mi ha delusa un po’.
Adesso veniamo invece a ciò che mi è piaciuto.
Innanzitutto è un libro che si legge molto volentieri, è completamente calato nella realtà che stiamo vivendo e ricco di citazioni e riferimenti a personaggi reali; con leggerezza,  ma senza superficialità, tocca molti argomenti capaci di coinvolgere un po’ tutti, praticamente è un libro dal quale è impossibile sentirsi tagliati fuori, le protagoniste hanno i pregi e i difetti e vivono situazioni comuni a molti di noi. Forse questo permettere al lettore di immedesimarsi è il pregio maggiore di “Amiche mie”, abbinato ad una scrittura ora vivace ora drammatica che fa scorrere le pagine come una chiacchierata amichevole.
Le quattro storie si snodano tra novembre e maggio, si inizia con Sofia l’ortoressica, poi si passa a Carla la fobica, incontriamo poi Norma la donna con lo spauracchio e infine Vera la vedova coi sensi di colpa. Queste affettuose definizioni sono ovviamente molto riduttive rispetto alle personalità delle quattro amiche ma rappresentano le caratteristiche che più mi hanno colpito e che per me le connotano maggiormente. In Sofia e Carla ( le mie preferite) mi sono ritrovata molto, ho sorriso delle loro manie e fissazioni che sono un po’ le mie, ho tirato un sospiro di sollievo pensando che in fondo non sono la sola a provare certe cose, a combattere certe battaglie, ed è confortante specchiarsi negli altri, siano essi personaggi inventati o persone reali, e vedere che siamo comunque in compagnia. Ho letto con piacere anche Norma, le sua dissertazioni sul “maschio avvoltoio”, che si getta sulle spoglie di matrimoni falliti vedendo la “separata” come una preda irrinunciabile, sono state godibilissime e fedeli alla realtà. Vera è la protagonista che mi è rimasta più distante, per carattere, è  forse quella più diversa da me, ma non per questo non ho provato simpatia per la sua storia.
Come afferma la stessa autrice nella sopra citata intervista di Laura Ganzetti c’è un po’ di lei in ognuno dei personaggi, soprattutto in Sofia (come avevo intuito), e da come le racconta si sente, si avverte che nascono da esperienze quotidiane di vita vissuta e non solo immaginata, ci arrivano con semplicità e spontaneità.
Sicuramente è un libro che consiglio a chi cerca una narrativa che sappia coniugare argomenti di rilevanza sociale con una certa dose di leggerezza e ironia, a chi abbia voglia di una lettura rilassante ma non priva di contenuti, alle mamme prossime all’isteria.
Per le citazioni rimando al post dedicato alla #Twittlettura, nel quale abbino alcuni frasi tratte dal libro ai miei dipinti, ecco il LINK.
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venerdì 16 maggio 2014

L'amore necessario di Nadia Fusini

Copertina di L'amore necessario

Forse non è il momento giusto per queste passioni estreme, forse in questo periodo della mia vita cerco una letteratura leggermente più scarna, forse in un momento di innamoramento folle potrei apprezzare... ma a chi la voglio raccontare? Questo libro non è proprio il mio genere!
Ho trovato questa lettera lunga 120 pagine asfissiante, ridondante, innaturale, sforzata, una prosa studiata a tavolino che invece di coinvolgermi positivamente mi stritola come le spire di un serpente. Se fossi un uomo scapperei a gambe levate nel leggere una lettera simile... e probabilmente è la mia parte maschile assai preponderante che parla e che giudica negativamente questo libro.
Un romanzo passionale ma di una passione che nulla ha a che vedere con quella amo, una passione che mi suona fasulla, volutamente e forzatamente poetica.
La storia non sarebbe neanche male se fosse stata scritta da un autore diverso, perché in fin dei conti le storie sono solo una parte di un libro, è come le racconti che diventa essenziale, fondamentale alla sua riuscita.
“L’amore necessario” è stucchevole, debordante... E poco importa se i concetti siano interessanti, leggerli in questa forma per me è una tortura.

venerdì 9 maggio 2014

La donna di Mirò di Bruno Ialuna

Copertina di La donna di Mirò

"Donna avvolta in volo d'uccello" di Mirò 

Lo confesso, ho letto questo libro nella speranza che fosse brutto e che potessi criticare l'autore con i quale ho avuto un diverbio abbastanza acceso, ma non lo farò. 
Di fatto questo giallo è carino, nulla di trascendentale ma nulla che si possa stroncare solo per vendetta personale. Lo scrittore, che è l'attuale assessore alla cultura di Montecatini Terme, ha scritto questo libro nel 2001 ed ha preso in prestito non solo personaggi reali ai quali ha cambiato lievemente il nome, ma anche luoghi di ritrovo, bar, librerie esistenti, nonché il dipinto di Mirò, vero protagonista del racconto. E' stato divertente ritrovare la mia città in questa storia, con le sue peculiarità positive e negative, con i luoghi da me frequentati abitualmente, con le diatribe politiche che conosco benissimo, con le dinamiche socio culturali proprie di Montecatini e di nessun altro posto. Dal libro traspare l'amore che l'autore ha per la sua città e per il quadro protagonista (Donna avvolta in volo d'uccello), quadro che oggi è ospite del museo di arte contemporanea di Montecatini Terme ma che solo due anni fa era nella sala consiliare del municipio, e posso fregiarmi dell'onore di essermi sposata proprio accanto a quest' enorme e discussa tela.
Nel libro, in cui personaggi e fatti reali si fondono con personaggi e fatti frutto della fantasia, si prende a pretesto l'intreccio giallo inventato per raccontare la storia vera del dipinto e di come sia venuto a parare proprio a Montecatini, di come sia stato snobbato dai montecatinesi e fortemente difeso ed amato invece dall'assessore-scrittore, viene raccontata la sua genesi ed il suo significato, e questo lo fa guardare con occhi diversi e più rispettosi.
La scrittura è ironica e briosa, l'intreccio giallo abbastanza credibile ed il libro si legge piacevolmente, l'unica perplessità a cui non sono in grado di dare una risposta, perchè troppo coinvolta con il luogo di ambientazione, è se questo romanzo possa essere apprezzato solo ed esclusivamente per il suo valore letterario anche da chi montecatinese non lo è. 

Per saperne di più sul dipinto "Donna Avvolta in volo d'uccello" leggi questo post.

Il mio matrimonio accanto a "Donna avvolta in volo d'uccello" di Mirò a Montecatini Terme

lunedì 5 maggio 2014

Mi manca il rosso di Marco Cassardo

Copertina di Mi manca il rosso

Una vita fatta di toni di grigio 
 

Un romanzo disturbante. Per tutto il tempo della lettura mi sono sentita sovrastata da una cappa opprimente che speravo sfociasse in qualcosa di drammatico o di sereno, un qualcosa di definitivo che desse sfogo, una spiegazione, un finale concreto, ma così non è stato. Il libro prometteva bene ma è mancato qualcosa per cui lo possa definire bello, è un’occasione persa, un buon materiale di base che non è stato sfruttato al massimo. Nonostante la scrittura scorrevole e la vicenda non più drammatica di altre, il romanzo è pervaso da un’aura di depressione, di malattia dell'anima, con questo non voglio dire che sia un libro pessimo, anzi, molte frasi mi hanno colpito per la loro capacità di sintetizzare alcune verità o di porre l’accento su particolari che possono sfuggire ad un occhio distratto. Probabilmente tale sensazione ne fa un’opera riuscita, nel caso che l’autore volesse trasmettere disagio al alettore; Cassardo ha reso bene l'apatica vita del protagonista che si trascina tra delusioni, sconfitte sentimentali e lavorative senza farsi coinvolgere veramente in profondità. A Pietro “manca il rosso” per scrivere il suo romanzo perché manca il rosso nella sua vita fatta di toni di grigio, ma il rosso manca anche a questo libro che, seppur ricco di spunti interessanti, non riesce a decollare. La storia , a tratti poco credibile, sembra cambiare direzione spesso, rispecchia il protagonista che nemmeno lui sa cosa vuole, prende una strada che si rivela a sfondo chiuso e, quando pare che il racconto si stia assestando, c’è un’inversione di marcia che ci riporta indietro, ed è così fino al finale in cui ci si aspetta che il protagonista vada a parare definitivamente da qualche parte. E qui tutto il libro si smonta. Come va a finire? Io non l'ho capito.

Citazioni

"Le abitudini hanno un sonoro ma quel mattino era muto."

"La scrittura era un salvagente che gonfiavo al bisogno, senza passione, per la pura necessità di galleggiare"

"Il fatto che non fosse ricorsa alla chirurgia estetica confermava la mia impressione di una donna capace di sopportare. "

"Ero con lei e sentivo la sua mancanza. Fu in quelle domeniche che conobbi la nostalgia del presente."

"Negli ultimi anni non avevo fatto altro che abbandonare o essere abbandonato. Dovevo stare attento: se continuavo così la mia leggerezza era destinata a trasformarsi in inconsistenza."

sabato 3 maggio 2014

Sei come sei di Melania Mazzucco


Molto rumore per nulla
Ho anticipato la lettura di questo romanzo a causa di una serie di polemiche a riguardo e, non volendo restare esclusa dal dibattito, mi sono affrettata a voler capire cosa avesse fatto scoppiare lo scandalo. Adesso che ho finito “Sei come sei” posso dire con certezza: molto rumore per nulla!
Mettendo per un attimo da parte il libro in quanto oggetto letterario mi pare che a livello di contenuto di osceno o scandaloso non ci sia assolutamente nulla, tanto più che l’argomento omosessualità sia stato trattato in modo estremamente delicato, talmente tanto che stento quasi a riconoscere la Mazzucco.
Si parla di temi spinosi certo, ma spinosi soprattutto per le menti incapaci di comprendere che possa esserci un modo di amare diverso da quello canonico, un amore che ha lo stesso diritto di espressione nella società civile di quello comunemente accettato. In molti si sono fatti accecare dal soggetto lampante che è l’omosessualità, dal fatto che due uomini abbiano voluto avere un figlio con un utero in affitto e, gridando allo scandalo, si sono fermati lì. In questo romanzo c’è di più: c’è la difficoltà di essere accettati perché diversi, soprattutto durante l’adolescenza, ci sono le dinamiche del gruppo che si sfoga sempre con il più debole o quello che non si conforma (viene affrontato infatti l’argomento molto attuale delle pagine facebook contro qualcuno che viene preso di mira, e sappiamo quanto questo possa essere pericoloso per la stabilità mentale di un giovane); c’è la sofferenza di una ragazzina allontanata dal padre perché la legge, incurante dei suoi reali sentimenti e bisogni, reputa che per lei sia meglio vivere in una famiglia eterosessuale; c’è l’amore che non ha diritti legali perché non esiste una norma che tuteli chi si ama ed è dello stesso sesso.
Gli argomenti toccati in questo libro sono molti, alcuni approfonditi e altri solamente accennati, tutti atti a favorire riflessioni e dibattiti, e per questo adeguati ad una lettura in classe. A scuola è giusto leggere i classici ma è bene, a mio parere, affiancare anche un linguaggio più moderno che affronti temi che li toccano da vicino, penso che agli adolescenti possa far bene leggere un libro del genere perché può servire come spunto per discutere argomenti che ormai fanno parte della nostra quotidianità e che non possono essere ignorati.
Lasciando da parte le polemiche voglio parlare adesso di “Sei come sei” in quanto libro tout court.
Di Melania Mazzucco ho letto altri romanzi, un paio sono in  libreria in lista d’attesa, e devo dire che in questo l’ho trovata un pochino più fiacca. Il libro rimane comunque di un buon livello ma senza toccare le vette de “La lunga attesa dell’angelo” o de “Il bacio della medusa”. Nei romanzi precedenti ho trovato una scrittrice non solo dalla scrittura più raffinata ma che trasmetteva una grande passione ed una fortissima empatia coi personaggi, in quest’ultimo ha usato un linguaggio più semplice, forse per avvicinarsi maggiormente alla sua protagonista che è una ragazzina undicenne, e l’immedesimazione con i personaggi mi è sembrata un pochino ridotta rispetto al suo solito, anche se comunque la capacità di calarsi nel personaggio dell’autrice rimane di alto livello. Ho il dubbio che questo coinvolgimento minore provato in questo libro sia anche un po’ colpa mia, l’ho letto in formato ebook, sapendo benissimo che il mio rapporto con il cartaceo è più intimo e profondo, e la lettura diventa un’esperienza vissuta in modo più intenso.
Un pregio della Mazzucco è che bene o male riesce sempre a fare cultura anche in un romanzo, mescola il problema quotidiano con la storia, la filosofia, l’arte. Le parti in cui parla dell’anno zero, Dioniso l’Esiguo, le ore disuguali, le varie citazioni artistiche, sono molto piacevoli ed interessanti e si collegano bene alla storia raccontata non restando nozioni infilate a forza.
In conclusione posso affermare che, seppur questo romanzo non mi sia piaciuto alla follia, rimane comunque una bella lettura dallo stile scorrevole, ricca di spunti da cui possono nascere discussioni costruttive e utili ad una visione più aperta dei rapporti umani.

Citazioni:

"Quando mi chiedono in che anno sono nata, rispondo. Perché ritengo scontato mentire - ci si aspetta che le donne non dicano la verità. E nemmeno i giovani, a meno che non ostentino il privilegio della loro età per trarne beneficio. Alla gioventù si perdona più volentieri l'errore, la presunzione e il coraggio. E io detesto il determinismo della biologia. Chi mi interroga inoltre non sa che considero ogni anno della mia vita un miracolo, e me ne vanto."

"Per questo non è su Facebook. Aveva paura di avere pochi amici e di essere derisa. Chi ha pochi amici è uno sfigato. Cioè, veramente ora è su Facebook, ma è una pagina contro - di quelle che si creano per denigrare qualcuno e lapidarlo sotto una scarica di parole"

"Esistono donne che dopo la maternità si spogliano di se stesse, e si trasferiscono nei loro figli: sono felici se quelli sono felici, soffrono soltanto per i loro dolori, vivono una vita differita, come tra parentesi, disinteressandosi della propria. Non riusciva a capirle, lei non era stata una madre così, non lo sarebbe stata neanche se avesse potuto. Ma forse, si azzardò a pensare, il signor Giose assomigliava a quelle donne."

"Se esiste, l'anima è immortale. Non resta certo a prendere polvere sulla terra."

"si buttava via, regalava il suo tempo a chiunque, e invece il tempo è prezioso - anzi, è la cosa più preziosa che si può possedere, perché non ritorna, e bisogna darlo solo a chi lo merita"

"L'Italia gli pareva defunta da tempo, incapace di partorire idee nuove, di valorizzare i suoi artisti, o semplicemente di permettere loro di esistere"

"Stare con una persona che scrive significa amare quello che scrive, qualunque cosa sia."



domenica 27 aprile 2014

Quando Teresa si arrabbiò con Dio di Alejandro Jodorowsky

Copertina di Quando Teresa si arrabbiò con Dio

Bello ma per stomaci forti... 
Dopo aver letto Garcia Marquez certe storie come questa hanno un che di già sentito. Non si tratta di un clone certo ma la matrice latinoamericana con le sue leggende si fa sentire, in questo caso è mescolata alla tradizione ebraica per cui si crea un mix interessante che inizialmente mi ha fatto ben sperare. Leggendo questo romanzo ho ripensato anche a “Ogni cosa è illuminata” di Safran Foer, quest’ultimo è stato scritto diversi anni dopo a “Quando Teresa si arrabbiò con Dio” e, seppur lontano dall’essere una scopiazzatura, contiene in sè quell’ebreitudine un po’ fantastica che qui la fa da padrone. Credo che tendenzialmente nella letteratura ci siano corsi e ricorsi, somiglianze, perchè alla fine i miti, le leggende e le tradizioni hanno una radice comune, le unioni delle varie culture e la loro diffusione porta inevitabilmente ad una mescolanza di generi e stili e di influenze nei vari campi artistici. Più libri si leggono e più credo sia normale trovare somiglianze tra autori e romanzi.
Premesse queste similitudini torno a Jodorowsky, il quale purtroppo manca della leggerezza di Marquez, alcuni passaggi, in cui si scende in particolari che solo un cultore dell’ebraismo forse può apprezzare, a me sono rimasti pesanti, così come certe parti di vaneggiamento fantastico che ho trovato eccessivo per i miei gusti. Comunque la cosa che più mi ha influenzata nell’abbandonare questo libro dopo un centinaio di pagine è la sua truculenza: incesti, violenze, stupri, descrizioni di interiora e così via, che, seppur scritti con una certa poesia, mi hanno disgustata. Ho provato a sbirciare più avanti nella storia, per vedere se l’efferatezza si attenuasse, ma non è così e così ho deciso di interrompere questa lettura che per la mia sensibilità è un po’ troppo forte, peccato.