martedì 18 agosto 2015

Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami


Decisamente sopravvalutato ( 2,5 stelle)   

E per l'ennesima volta mi sono fatta fregare da Murakami.
Un libro avvincente sino a metà, era da un po' che non trovavo una lettura che mi facesse venir voglia di andare a letto presto per proseguirla, tutto però, come già accaduto con quest'autore, è sfumato in una bolla di sapone.
Se cercate risposte e spiegazioni non ne avrete.
Il racconto è congegnato in modo tale da mettere nel lettore una curiosità pazzesca di capire, di vedere come si svolgerà la storia, è creato come se fosse un thriller e per questo non si riesce a smettere di leggerlo. Questa costruzione la troviamo sino a metà del libro e forse un po' oltre, poi a mio parere comincia ad infiacchirsi, tutto il castello di carte che è stato costruito è privo di fondamenta e piano piano si sgretola e cade sul tavolo dando origine ad un brodo allungato e ripetitivo.
Io capisco il surrealismo psicologico, la libertà di interpretazione, però a me quest'operazione  di Murakami sembra soltanto furba. Con la scusa del lasciar liberi di interpretare si Sceglie una via troppo facile, non si può creare una costruzione complessa per poi lasciarla andare senza fornire spiegazioni al lettore; un conto è lasciare il finale un po' aperto, dare la possibilità di interpretare come meglio si crede, ma non si può scrivere una storia con una struttura da thriller senza poi dare una soluzion minima  ai molteplici interrogativi posti durante tutto il libro.
Il fatto è che il modo di scrivere di questo autore, il suo stile, all'inizio ti fanno bere ogni cosa come se fosse realtà, Murakami ha la grande capacità di mescolare tutto in modo così naturale che sembri vero. Nonostante ciò però la storia ad un certo punto non si regge più in piedi e, almeno da parte mia, c'è la voglia di avere almeno un minimo di coerenza, una soluzione ai quesiti posti.
Se fino a metà libro ho creduto finalmente di essere incappata nel capolavoro di Murakami, proseguendo ho compreso che forse non potrò mai avere da questo autore ciò che io cerco; ciò che all'inizio ho tollerato, sperando che alla fine della storia avesse un senso, si è invece rivelato soltanto l'ennesimo ingrediente sensazionalistico aggiunto al calderone.
Come mia abitudine non entrerò nei dettagli della storia, sarebbe inutile e renderebbe questo mio commento eccessivamente lungo senza un reale motivo, dico soltanto che la parte macabra riferita all'uccisione dei gatti poteva veramente risparmiarsela perché ai fini della storia è veramente ininfluente, ma ripensandoci alla fine della storia quasi tutto è ininfluente, l'essenza del libro alla fine è davvero esile e sarebbero bastate un centinaio di pagine per esprimerla.
E con questo credo che le mie letture di Murakami siamo giunte al termine.

giovedì 6 agosto 2015

Le libere donne di Magliano di Mario Tobino


Le libere donne di Magliano
I grandi della narrativa - Novecento italiano Vol. 7


Lingua:Italiano | Numero di pagine: 130 | Formato: Copertina rigida

Isbn-10: A000024749 | Data di pubblicazione: 01/01/1997



Io so che è Maggiano

Io so che Magliano è Maggiano. 
Da piccola, ogni volta che vedevo il grande edificio  affacciarsi sull'autostrada che portava al mare, mio padre mi diceva che lì c'erano i matti.
Ho letto questo libro incuriosita molto dalla vicinanza del luogo in cui è ambientato ai miei ricordi d'infanzia, i posti di cui si parla sono a me familiari essendo lucchese da parte di padre e vivendo comunque in una zona relativamente vicina; l'ho letto anche perchè di Tobino ho già apprezzato Il Clandestino  e La ladra, e forse mi ero fatta delle aspettative diverse.
Di fatto questo viene definito un romanzo, ma sembra più che altro un diario di bordo dove vengono annotate le storie di ordinaria follia che si susseguono nel manicomio in cui l'autore lavorava come medico; a nulla valgono le precisazioni finali in cui Tobino afferma che tutto ciò che racconta è solamente ispirato a fatti e persone reali, è  un'affermazione politicamente corretta a cui è impossibile credere, le donne di "Magliano" di cui ci parla sono sicuramente esistite.
A livello umano il libro è interessante perché si viene a conoscenza di come funzionava un manicomio, di come erano le cure prima dell'avvento degli psicofarmaci e soprattutto di come fosse facile, soprattutto per le donne, finire rinchiuse per un semplice anelito di libertà o per il semplice capriccio del marito; alcune donne paradossalmente potevano essere libere solo in manicomio.
Da un punto di vista letterario invece non mi è piaciuto molto, la storia ha proprio la forma di un diario nonostante l'uso del linguaggio poetico, un po' frammentata e spesso ripetitiva, un susseguirsi di fatti e pensieri in cui non sono riuscita a trovare però ciò che mi ha innamorata negli altri due libri dello stesso autore.