mercoledì 22 aprile 2015

Via Katalin di Magda Szabò


Quando l'ebook non basta  (4,9 stelle)

Leggendo "La Porta" mi ero ripromessa di  approfondire la conoscenza di questa scrittrice ungherese e così mi sono procurata l'ebook di "Via Katalin", ma dopo poche pagine ho capito che questo romanzo meritava la carta; la complessita dei personaggi e le storie narrate richiedevano un'attenzione che solo qualcosa di fisico come un libro cartaceo poteva permettermi. All'inizio i nomi da assimilare sono parecchi ma soprattutto li troviamo nel presente e nel passato, i vivi ed i fantasmi coabitano e ci si mette un po' di tempo ad entrare nella storia, ma è una piccola fatica iniziale che vale la pena superare. Queste presenze così reali nel racconto mi hanno fatto pensare che davvero i morti interagiscono con i vivi, pensiamo all'autrice stessa, io la sto leggendo adesso seppur lei sia morta da tempo, se chi muore lascia come traccia qualcosa che valga la pena leggere, guardare, assimilare continua a circolare tra i vivi; cessa di esistere il corpo ma i pensieri continuano in chi li assorbe.
Sempre in riferimento alle presenze  in Via Katalin ho provato emozione leggendo un passaggio molto evocativo, che voglio citare immediatamente, e che mi ha rammentato il bellissimo film di Ferzan Ozpetek "Magnifica presenza", chissà se l'amato regista si è ispirato a questo libro nel dare vita ai suoi meravigliosi fantasmi.

“aggrappandosi gli uni agli altri, tenendosi stretti per mano, cercando di indovinare le parole giuste, speravano di sbucare fuori da quel labirinto, di tornare in qualche modo a casa, e nell’attesa bisognava sopportare quell’appartamento irreale e provvisorio <...> Se uno solo di loro avesse trovato la strada di casa, l’avrebbero trovata tutti gli altri” 
cit.  Magda Szabó “Via Katalin”

Ci sono parti di questo libro che mi hanno rapita, altre che mi hanno lasciata nella difficoltà di non capire, altre (pochissime) che mi hanno delusa. A voler proprio trovare il pelo nell'uovo la parte finale manca del fascino e dell'uso delle parole che ho trovato nella prima, più che altro mi sono sentita lontana da una sorta di fatalismo che si trova nelle ultime pagine, non riesco proprio a comprendere, ma sicuramente questo non va ad inibire, se non in piccolissima parte, il piacere che ho provato a leggere questo romanzo.
Avendo letto prima il romanzo La Porta devo dire che si sente vagamente la differenza di maturità dell'autrice tra i due libri, in Via Katalin avverto una Magda Szabò più giovane e meno compiuta rispetto alla Magda che ha scritto di Emerenc negli anni 80, circa una quindicina d'anni separa i due libri e sinceramente si avverte, rimane comunque un'elevatissima capacità di trasmettere emozioni a chi legge, la capacità di saper rendere con le parole un grumo di sensazioni che la maggior parte di noi, pur provandole, non saprebbe come descrivere.

Citazioni:

www.monicaspicciani.it


“Nessuno aveva spiegato loro che la fine della giovinezza è terribile non tanto perché sottrae qualcosa, quanto piuttosto perché lo apporta. E quel qualcosa non è saggezza, né serenità, né lucidità, né pace. È la consapevolezza che il Tutto si è dissolto.”

“Un giorno, quando era ormai più grandicella, le avevano raccontato quell’episodio, e Henriett era corsa davanti allo specchio e si era osservata nel riflesso con le orecchie tappate. Aveva tolto di scatto le mani, con un gesto al tempo stesso grottesco e spaventoso. «Questo è il terrore, - aveva pensato, - un viso senza orecchie per la paura».”

“era così commovente in quel suo sforzo continuo di assicurare un corso stabile all’imprevedibilità della vita celebrando, se non altro, tutte le feste”

“Allora non sapevo ancora che alcune persone muoiono parecchio prima della loro vera morte, non avevo idea che la loro ultima immagine reale rappresenta il loro ultimo giorno reale.”

“Non lo vidi mai più come allora, e non provai mai più nei suoi confronti i sentimenti di quell’istante. Oggi so ormai che fu quello il nostro matrimonio, la nostra vita coniugale, quei pochi minuti che trascorremmo soli, in piedi, l’una di fronte all’altro, senza neppure sfiorarci, guardandoci semplicemente negli occhi, arrendendoci alle severe e dolorose leggi dell’amore e della giovinezza, senza muovere un passo, senza il bisogno di esprimere una parola, compiere un gesto, fare alcunché. Quei pochi istanti, e solo quelli, furono la nostra vita, e furono molto più di qualsiasi notte quando poi divenni sua moglie. ”


“capì che s’era sbagliata perché lei non era mai morta, né la prima volta, né la seconda, né la terza, capì di essere viva e capì che voleva vivere ancora. Morì nel momento in cui se ne rese conto.”

domenica 19 aprile 2015

Antichrista di Amelie Nothomb

Nothomb Amélie  
Antichrista
traduzione di Monica Capuani
EAN 978-88-88700-30-4
Voland Edizioni
pp. 128
ottobre 2004





Un'occasione mancata


In appena un'ora e mezza di di lettura Amelie Nothomb è riuscita ad infondermi abbastanza angoscia.
Questo breve romanzo ha riportato a galla alcune insicurezze adolescenziali con conseguente immedesimazione nella protagonista "buona" e relativo odio verso l' antichrista incarnante alcune adolescenti popolari, decisamente odiose, dei tempi che furono.
Gli spunti ci sono, il libro non è privo di input intelligenti che avrebbero potuto essere approfonditi ed analizzati in modo profondo, tuttavia rimane in superficie, si ferma agli spunti.
Ci ritroviamo calati in una storia che ricorda i cartoni animati degli anni '70-'80 in cui la ragazzina perfetta e buona (vedi Candy Candy per esempio) veniva vessata nella peggior maniera dalla giovane ricca e viziata di turno o da adulti insensibili, e alla fine riusciva a riscattarsi, ma solo dopo aver patito le pene dell'orso. I genitori di Blance (la buona) verrebbe voglia di prenderli a schiaffi, incarnano quanto di più sbagliato possa essere l'atteggiamento nei confrondi di una figlia. Ci troviamo ai limiti del grottesco, dove situazioni che possono verificarsi nella realtà vengono esasperate quasi all'inverosimile e vengono usate a pretesto per scrivere un romanzo a mio parere incompiuto. Peccato, il materiale c'era per avere un bel libro sull'adolescenza, sulle dinamiche delle amicizie e della socializzazione, e invece la Nothomb si è fermata ad una storiella in cui si percepiscono le sue potenzialità ma non esplodono nella compiutezza di una storia ben raccontata.

Citazioni:

"Io non mi ero mai sentita integrata nella benchè minima cosa, e verso chi lo era provavo disprezzo e gelosia."

"Ero invisibile. Era quello il mio problema. <...> Christa non aveva visto me: aveva visto il mio problema. E ne approfittava."


martedì 7 aprile 2015

Hemingway non fa per me...





MONDADORI Scrittori moderni 1998

ISBN 9788804455134

Brossura

Traduttori: Fernanda Pivano

Sentivo a pelle che con Hemingway non ci sarebbe stato feeling...infatti, se non avessi trovato per caso questo romanzo nella libreria di mio marito, non avrei mai provato a leggerlo.
Durante la lettura ho avuto dei barlumi d'interesse ma il punto di vista dell'autore  è troppo lontano dal mio sentire, un modo di affrontare gli argomenti totalmente al maschile che proprio non mi attrae.
Niente da dire sulla qualità della scrittura e della traduzione ma a me proprio non appassionano né la tematica né lo stile... e così dopo 130 pagine, lievemente a malincuore, ho deciso di cedere il passo a qualcos'altro.