mercoledì 28 gennaio 2015

L'isola di Arturo di Elsa Morante

L'isola di Arturo
Elsa Morante 2014
paperback
pp. 398
ISBN 9788806175047



*** Attenzione: di seguito anticipazioni sulla trama (SPOILER) ***

Colmare le lacune  

Elsa Morante era una lacuna che non potevo più permettermi di mantenere e mi sono finalmente dedicata a leggere il suo libro forse più famoso: L'isola di Arturo.
Come spesso accade, mi sono accostata a questa lettura digiuna di notizie e priva di pregiudizi, in modo da non farmi influenzare da condizionamenti esterni sulle sensazioni che il libro può suscitarmi, ho voluto affrontarlo come se l'avesse scritto l'ultimo degli scrittori ignoti, e nel complesso mi è piaciuto.
Nonostante non sia più nell'età in cui mi rispecchi nei libri di formazione ho potuto apprezzare comunque l'evoluzione del pensiero e dei sentimenti del giovane protagonista e ricordare come mi ponevo io alla sua età nei confronti del mondo. Ma soprattutto ho potuto gustare la prosa della Morante.
Non posso dire di essermi innamorata di questa scrittrice, tuttavia ci sono stati dei passaggi in cui ho provato un piacere puro di lettura, in cui le parole erano così ben accostate e così evocative che mi è sembrato di vivere dentro la storia; mi sono ritrovata quasi con il fiato sospeso davanti ad una descrizione come se stessi leggendo un libro giallo. Alcuni passaggi invece li ho considerati un po' superflui, ripetitivi, ma sono stati pochi e non hanno guastato lo scorrere del romanzo nel suo complesso.
Facendo raccontare un ragazzino della sua crescita, l'autrice, ha messo assai carne al fuoco, toccando temi anche forse insidiosi per l'epoca (1957). Ciò che mi ha colpito è che non si rilevano giudizi palesi su ciò che viene narrato; il pensiero della Morante si può  intuire dalle considerazioni di Arturo, ma anche da ciò che non viene esplicitamente scritto oppure che viene messo in bocca alla pura Nunziatella: "Certo, chi sta al comando deve fare bene più degli altri - ella assentì umilmente, con voce timida - perchè se chi sta in alto non dà l'esempio, come si può mantenere, questo mondo?".
Da un'esposizione imparziale dei fatti veniamo messi di fronte ad una realtà che non può sembrarci accettabile, paradossalmente l'assenza di giudizio esplicito diventa una sentenza; di fatto ho trovato condanne senza condanna, soprattutto per quanto riguarda la condizione femminile  e una fede superstiziosa e ignorante di cui purtroppo troviamo stascichi ancora ai giorni nostri.  Ho riscontrato invece apertura verso l'omosessualità del padre di Arturo e quasi simpatia per l'allegra libidine della vedova Assuntina. 
L'argomento dove la Morante si sbilancia di più è sicuramente l'amore, il bisogno feroce e disperato del protagonista di essere amato. Arturo è un ragazzino cresciuto in una totale libertà ma privato di ogni più piccolo contatto affettuoso e di una reale attenzione da parte del padre, e quando ormai sedicenne si rende conto della sua carenza di baci le pagine diventano così travolgenti che avvertiamo fisicamente il suo dolore.
Posso dire che nel suo insieme questo sia un bel romanzo, sicuramente non tra quelli che preferisco, ma senza dubbio una lacuna che andava colmata.
Le citazioni da riportare sarebbero diverse, ma stavolta preferisco limitarmi solo a riportarne un paio, riferite alla poetica descrizione della giovane Nunziata.


"Le sue tempie erano d'una bianchezza quasi trasparente: e nellincavo delle sue orbite, sotto l'occhio, la sua elle bainca, intatta e liscia somigliava a quei petali delicati, che aperti non durano nemmeno un giorno, e appena cogli il fiore, si ombrano."


martedì 20 gennaio 2015

Lacci di Domenico Starnone


Non è un romanzo per giovani.      (4,2 stelle)

Questo breve romanzo ci porta in un'atmosfera carveriana dove però, al contrario di Carver,  Starnone lascia ben poco di interrotto, entra nella storia come un coltello per definire in modo preciso i meccanismi letali che si creano all'interno della famiglia e della coppia e non ci offre un fotogramma, bensì un film intero.
Non mi sento di consigliarne la lettura ai giovanissimi perché troppo disincantanto, troppo vissuto, forse troppo reale, ma anche troppo negativo con il suo fardello di ideali disattesi e di cattiverie talvolta inconsapevoli e talvolta meditate.
E' un libro degli anta, dove chi ha già alle spalle un po' di vita può ritrovarsi in parte nei personaggi, nelle loro aspirazioni, nelle loro meschine fragilità, nella loro vigliaccheria del lasciar correre la vita su un binario morto.
Personalmente ho ritrovato me stessa, anche se non completamente, sia nel personaggio maschile che  in quello femminile della coppia, molto meno nei figli, probabilmente perchè mi sono apparsi così odiosi da rigettare a priori qualsiasi somiglianza con loro.
La storia scritta da tre diversi punti di vista ha il grande pregio di evidenziare come alla fine ognuno trovi in ciò che accade ciò che vuole o può vedere; di mostrare come un atteggiamento di X volto ad uno scopo venga interpretato da Y in modo diametralmente opposto, di come ogni persona viva le situazioni a modo suo e le rielabori in modo personale, di come l'incomunicabilità stia alla base di qualsiasi rapporto umano.
La scrittura è molto scorrevole, mai banale, ma senza virtuosismi che ne rendano la comprensione ostica, è diretta e molto comunicativa, capace di far percepire molto bene gli stati d'animo dei personaggi. 
"Lacci" mi ha ricordato molto il film "Ricordati di me" di Gabriele Muccino, dove la famiglia viene smontata pezzo per pezzo rivelando una struttura oltre che fragile anche malata.
Non ho trovato questo libro un capolavoro da caldeggiare enfaticamente, però si tratta di un'ottima lettura che mi sento di consigliare a chi abbia voglia di leggere un romanzo breve, disincantato, amaro e un po' cattivo nella sua verità.

Citazioni:

 "Ci consideri una malattia che ti ha impedito di crescere, e senza di noi speri di recuperare."


"È difficile soffrire in modo simpatico."



"Chiami questa tua frenesia partecipazione. <...> assumi idee e parole dei libri che vanno per la maggiore e le metti in scena, sei del tutto soggetto alle convenzioni e alle mode imposte da chi conta sul serio, gente tra cui speri di inserirti presto. <...> Continuerai cosí per sempre, non sarai mai quello che vuoi ma quello che capita."

"Perché avevo chiuso in un cerchio certe parole. Cosa mi aveva spinto a tracciare punti esclamativi a lato di un brano che ora, a rileggerlo, mi pareva insignificante. <...> Ero quel materiale? Ero i freghi sui libri letti, ero i foglietti zeppi di titoli e citazioni..."

"Sandro e Anna avevano imparato presto che ogni mia apparizione avrebbe comportato il dolore incontrollato della madre. Cosí, se forse in principio mi aspettavano per il piacere di rivedermi e speravano che restassi per sempre, poi cominciarono a concentrarsi fintamente sui loro giochi o sugli spettacoli della tivú, augurandosi intanto che me ne andassi prima che la tempesta scoppiasse."

"Mi dimostrava punto per punto – col rigore logico di cui era sempre stata capace e che adesso si era accentuato – che non davo risposte adeguate alle domande mute dei nostri figli, che deludevo le loro attese."

"E mi impose una sorta di recita quotidiana volta a dimostrarmi quanto lei fosse giovane, bella, elegante, libera, assai piú della ragazzina per la quale l’avevo lasciata."

"Quando mi hai lasciata, ho sofferto soprattutto per quello che di me ti avevo inutilmente sacrificato. E quando ti ho riaccolto in casa, l’ho fatto solo per farmi restituire ciò che ti eri preso."

lunedì 19 gennaio 2015

Novella degli scacchi di Stefan Zweig

Novella degli scacchi Di Stefan Zweig

Editore: Newton Compton (Live Deluxe)

Numero di pagine: 126 | Formato: Copertina rigida

Isbn-10: 8854169722 | Isbn-13: 9788854169722

Data di pubblicazione: 2014-07-xx | Edizione 1

Curatore: Silvia Montis

 

Appassionante


Un racconto breve ben congegnato, affascinante e insolito sul gioco degli scacchi usato per parlare di altro.  Non ho molto da dire in merito se non che si tratta di una lettura veloce ma intensa, scritta in modo tale da tenere con il fiato sospeso e da mettere in evidenza quante risorse si possano trovare nella mente umana,  ma anche quanto sia facile mandarla in corto circuito.
Pare che questa sia l'ultima opera scritta da Zweig prima del suicidio... e la domanda che mi pongo è: possiamo trovare qui le avvisaglie della prossima mossa dell'autore?

venerdì 16 gennaio 2015

Il senso dell'elefante di Marco Missiroli

Il senso dell'elefante missiroli marco
E-book EPUB
Lingua: Italiano
Editore: Guanda





  Di che parliamo quando diciamo "un bel libro"?   
*** Attenzione: di seguito anticipazioni sulla trama (SPOILER) ***

Non so come sia finito nella mia lista desideri questo libro, probabilmente avevo letto recensioni ottime in merito e forse mi ero creata una grande aspettativa che è stata ampiamente disattesa.
A parte la deprimenza della storia, che ci può stare, a me sembra che Missiroli abbia creato un compendio di tutti i temi scottanti della vita e li abbia centrifugati in questo romanzo, che, per carità, non è scritto male, ma nemmeno con uno stile da ricordare. Mi fa pensare ad un già visto da fiction ed un già sentito che rammenta altri libri senza eguagliarli in qualità o innovazione.
Leggendo questa storia il messaggio che arriva è che la morte è la risolutrice di tutti i problemi della vita... un messaggio che non mi piace affatto.
I temi toccati potevano essere uno spunto ottimo per creare un capolavoro e sono andati sprecati, forse erano troppi tutti insieme o forse l'autore non ha avuto la capacità letteraria per coniugarli al meglio dando vita a qualcosa di dirompente. Ha parlato di tutto in modo gradevole, punto.
Ha dato come uniche risposte alla malattia, alla sofferenza, alla protezione filiale, all'omosessualità, ai rapporti umani in genere la morte e il silenzio
L'unica botta di vita della lettura, l'unica soluzione in positivo offertaci è stata il portare un "ragazzone ritardato" a conoscere finalmente l'amore fisico da una prostituta.
In questo libro le uniche cose buone erano le tematiche e sono state bruciate come cerini.

martedì 13 gennaio 2015

A Sibila (La Sibilla) di Agustina Bessa-Luís



Autor Agustina Bessa-Luís
Editor Guimarães
Coleção Ópera Omnia
ISBN 9789726655671
Nº Páginas 296
Encadernação Cartonado






Che fatica! - Um esforço! ( 3, 7 stelle)
(a tradução em Português do comentário fica para abaixo)

Eccomi qua con un altro souvenir di Lisbona. Temo che il commesso della Libreria Bertrand in questo caso abbia sopravvalutato la mia lusofonia, consigliandomi un classico della loro letteratura con un linguaggio ricco e spesso un po' arcaico. Non avevo mai avuto a che fare con una lingua portoghese così ricca di vocaboli, pare che tutti i sinonimi della parole che conoscevo si siano dati appuntamento tra queste pagine e son riuscita a scoprirli con fatica consultando il vocabolario portoghese, poichè nemmeno il traduttore on line pareva conoscerne il significato; mi consola tuttavia aver letto alcune recensioni scritte da lettori madrelingua portoghesi in cui "lamentano" l'uso di termini difficili e fatica nel comprendere la storia.
Di questo libro esiste una versione in italiano pubblicata da Giunti nel 1989 che al momento risulta abbastanza rara da reperire, quindi mi sono rimboccata le maniche e alla fine sono arrivanta in fondo a questa impresa. Se nel primo capitolo interrompevo continuamente la lettura per cercare il significato dei vari termini ignoti poi ho cominciato a lasciar correre, perché questo mi distoglieva troppo dalla trama e dalla possibilità di trarre un minimo di piacevolezza dalla lettura. Anche se molte parole mi erano sconosciute son riuscita comunque a capire il senso delle frasi nel loro complesso, a percepirne la qualità letteraria sentendo che non si tratta di una lingua scarna e sciatta, e, pur senza tradurre tutto parola per parola, sono riuscita ad apprezzare lo stile e il suono delle frasi che appaiono quasi come musica. 
Ma veniamo alla storia. Cronologicamente, il romanzo, che è stato pubblicato nel 1954 (guarda caso come "Il mare non bagna napoli" di Anna Maria Ortese, e quarda caso entrambe usano un linguarrio ricchissimo), va dal 1850 al 1950 circa. Prima di concentrarsi in modo particolare sulla protagonista, Agustina Bessa Luìs passa da un personaggio all'altro descrivendolo e parlandone con dovizia di particolari, secondo me non tanto per dare risalto al personaggio stesso, quanto per creare un tessuto storico sociale composto da molti fili, molte trame. Sembra che tutti servano a preparare il terreno fertile dove poi nascerà e vivrà Quina (la Sibilla) e a farci comprendere il perchè del suo modo di essere. Quina non aveva in realtà poteri soprannaturali, era solo pratica nel dare consigli, non è inoltre una figura amabile, viene descritta come pettegola, superba e vanitosa, la sua grande dote è stata più che altro quella di accumulare una fortuna sapendosi ben amministrare e l'unica nota di amore per gli altri, mal riposta a dire il vero, la si ritrova nel figlio adottivo al quale perdona tutto e nel padre che adorava nonostante i numerosi difetti.
Di fatto non sono entrata troppo nella storia, non mi ha appassionata, e non riesco a capire se questo  sia avvenuto soprattutto a causa della difficoltà nel tradurla o se invece sarebbe accaduto lo stesso leggendola in italiano; Quina non è certo un personaggio facile da farsi piacere e l'autrice ce la mostra con sincero distacco, senza farne risaltare troppo nè i pregi nè i difetti, ce la propone così com'è lasciando a noi tutto il resto. Probabilmente si tratta di una figura abbastanza tipica per l'epoca e per l'ambiente in cui si muove, come abbastanza tipiche sono le figure che le ruotano attorno. Questo romanzo mi è sembrato molto realista,  di un verismo che non giudica ma che si limita a esporre i fatti con parole minuziose ma mai enfatiche in un senso o nell'altro.
In fondo a questo post qualche notizia sull'autrice.

CITAZIONI 
(traduzione delle citazioni a mia cura)

"Temeva la tutela, il dominio, l'incomodo di un uomo che la manovrasse, le alterasse le abitudini e le facesse perdere quel mondo che godeva allo stesso tempo come Cenerentola e principessa. "

"Adorava il rispetto più dell'amore <...> sentiva più piacere per gli onori resi al suo nome di proprietaria che per la galanteria dedicata alla donna."

"Conoscere male è già una difesa. Dove non c'è innocenza, ci può essere peccato; ma dove non c'è sapere, c'è sempre disgrazia. "

"Quina? In fondo il suo misticismo era umanistico; era stata soprattutto una rivolta, la ribellione audace e ammirevole della sua ignoranza."


Poichè in Italia quest'autrice è sconosciuta ai più riporto alcune notizie su di lei.
"Ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti di grande portata fra cui, nel 1997, il Premio Internazionale per la Narrativa dell’Unione Latina; nel 2003 le è stato assegnato il “Premio Camões”, vero e proprio Nobel della lusofonia. A ottobre del 2004, ricorrendo il cinquantenario della pubblicazione di A Sibila, la città di Oporto, dove risiede, le ha tributato un solenne omaggio alla presenza delle massime autorità dello stato. A marzo del 2005 la facoltà di lettere dell’università portuense le ha concesso la laurea honoris causa."

(tratto dall'articolo su Mosaico Italiano http://www.comunitaitaliana.com.br/mosaico/mosaico94/nello.htm)

"Molti dei suoi romanzi sono stati adattati per il grande schermo dal regista Manuel de Oliveira, che è amico e che ha lavorato e collaborato a stretto contatto. Esempi di questo partenariato sono Fanny Owen, Valle di Abramo, Le Terre del rischio o sul fiume Madre è anche un autore di opere teatrali e sceneggiature per la televisione, e il suo romanzo Le Furie è stato adattato per il teatro e messo in scena da Filipe La Plata."

(tratto dall'articolo su La Hora Digital http://multescatola.com/lenciclopedia/agustina-bessa-lus-biografia-lavoro-premi.html)


Portugues

Tentei traduzir o meu comentário em Português, espero não ter feito muitos erros.
Aqui estou eu com outra lembrança de Lisboa. Temo que o funcionário da livraria neste caso tenha superestimado minha Lusofonia, aconselhando-me um clássico da literatura com a sua linguagem rica e muitas vezes um pouco de "arcaico. Eu nunca tinha tido que lidar com uma linguagem Português tão rica em palavras, parece que todos os sinônimos das palavras que eu sabia estão reunidos nestas páginas, e eu consegui descobri-los com trabalho duro, consultando o vocabulário Português, como até mesmo o tradutor on-line parecia não saber o seu significado; Consola-me, no entanto, leitura de alguns comentários escritos por leitores portugueses nativos em que "se queixam" do uso de palavras difíceis e dificuldade em compreender a história.
Deste livro há uma versão em italiano publicada pela Giunti Editora, em 1989, que, no momento, é muito raro encontrar, então eu arregacei as mangas e enfim cheguei no final desta aventura. Se no primeiro capítulo eu interrompi constantemente a leitura para procurar o significado dos vários termos desconhecidos, depois eu comecei deixá-lo ir, porque isso retirava o prazer da leitura. Embora muitas palavras eram desconhecidas para mim, porém eu consegui entender o significado das frases no seu conjunto para perceber a qualidade literária, sentir que ele não é um magro linguagem desleixado, e, apesar de não traduzir tudo à risca, eu era capaz de apreciar o estilo, o som das frases que aparecem quase como música.
Mas vamos à história. Cronologicamente, a novela, que foi publicado em 1954, vai 1850-1950, aproximadamente. Antes de se concentrar em especial sobre o protagonista Agustina Bessa Luis muda de um personagem para outro descrevendo-o e conversando sobre isso com grande detalhe, na minha opinião, não tanto para salientar o carácter próprio, como criar um tecido social histórico composto de muitos fios, muitos enredos. Parece que tudo serve para preparar o terreno fértil onde vai nascer e viver Quina (a Sibila) e fazer-nos compreender o porquê da sua maneira de ser. Quina realmente não tinha poderes sobrenaturais, era apenas prática em dar conselhos, não foi uma figura amável, é descrita como tagarela, orgulhosa e vaidosa, o seu enorme talento foi o de acumular uma fortuna bem sabendo como administrar e a única nota de amor pelos outros, mal colocada para dizer a verdade, encontra-se no afeto por seu filho adotivo à quem perdoa tudo e no pai que adorava apesar dos numerosos defeitos. 
Na verdade, a história não apaixonou-me e eu não consigo descobrir se isso aconteceu principalmente por causa das dificuldades na tradução ou se teria acontecido o mesmo de lê-la em italiano; Quina certamente não é um personagem fácil em quem gostar a autora mostra-a com desprendimento sincero, sem torná-la destacar-se demais nos méritos nem nos defeitos, apresenta-o como ele é, deixando todos nós. Provavelmente é uma figura bastante típica para o tempo e para o ambiente em que ela se move, como um exemplo típico são as figuras que giram em torno dela. Este romance parecia-me muito realista, um realismo que não julga, mas que apenas expor os factos detalhados em palavras, mas nunca enfático em numa direção ou na outra.

Citações 

" Temia a tutela, o dominìo, a incomodidade dum homem que a manejasse, lhe alterasse os hàbitos e a fizesse perder aquele mundo que gozava ao mesmo tempo como Cinderela e princesa."

 " Ela adorava os respeitos mai do que os amores . <...> ela sentia mais prazer pelas honras feitas ao seu nome de proprietària, do que pela galanteria dedicada à mulher."


"Conhecer o mal è jà uma defesa. Onde não hà inocência, pode haver pecado; mas onde não hà sabedoria, hà sempre desgraça."


  "Quina? No fundo, o seu misticismo era humanista; era ainda uma revolta, a rebelião audaciosa e admiràvel da sua ignorância."


pittura italiana, arte, painting in tuscany