lunedì 9 febbraio 2015

Il capitale umano di Stephen Amidon

Copertina realizzata
dopo l'uscita del film di Paolo Virzì
Il Capitale umano di Stephen Amidon
Oscar Contemporanea 2008
Narrativa moderna e contemporanea
ISBN 9788804580553
420 pagine
Brossura
Traduttori: Marta Matteini







Full immersion (4,3 stelle) 

Da grande ammiratrice del regista Paolo Virzì ho naturalmente voluto vedere il suo film "Il capitale umano" ma sono stata così diligente da rimandarne la visione a dopo la lettura del libro di Stephen Amidon da cui è stato tratto.
Ho finito per fare una full immersion dove nello stesso giorno ho finito il libro ed ho visto il film, per cui mi verrà naturale in questo commento parlare di entrambi.
Innanzitutto va detto che anche se nel film la trama è stata rispettata parecchio c'è un montaggio cronologicamente diverso dei fatti ed un'assenza di compassione verso i personaggi che invece si trova nel libro. Alcune frasi salienti vengono recitate quasi pari pari, mentre i tormenti esistenziali dei protagonisti nel film vengono ignorati o solo accennati tramite uno sguardo o un espressione del viso, ma va da sé che i tempi cinematografici sono più stretti, inoltre al regista sicuramente interessava dare un messaggio diverso. Virzì ha calato la storia americana nel nord Italia, calcando la mano soprattutto sui difetti dei personaggi e rendendoli quasi dei cliché.  Amidon seppur mettendo in evidenza i grossi difetti della società e di chi la compone è stato un padre amorevole nei confronti dei protagonisti, mostrandoci sì le loro debolezze, ma facendo anche notare i loro pregi e soprattutto raccontando come sono arrivati ad essere quello che sono diventati.
Se nel film di Virzì abbiamo un padre borghese che ci ricorda tanto l'italiano medio caricaturale di Alberto Sordi, nel romanzo abbiamo un ingenuo padre smarrito che vuole fare il meglio per la sua famiglia ma che combina pasticci. La moglie psicologa del libro sembra una donna molto più centrata della mezza svampita in piena tempesta ormonale da gravidanza.  La ricca signora evanescente e insoddisfatta del film è molto più consapevole e matura nel libro, così come suo marito che nella pellicola è di un cinismo spietato mentre dalla penna di Amidon è descritto in modo molto meno feroce. I figli, sia nel libro che nel film, alla fine sono quelli che ne escono meglio, nonostante tutto, e la giovane figlia adolescente sembra l'unico essere sano e maturo in tutto questo carrozzone.
Ma abbandoniamo il cinema e concentriamoci sul libro.
Nel complesso mi è piaciuto anche se non mi ha coinvolta eccessivamente. Ho apprezzato la storia ed il modo in cui è stata scritta, soprattutto ho gradito l'analisi che Amidon ha fatto di ogni personaggio. Leggere il punto di vista di ognuno rende più imparziali, calarsi nella mente dei singoli personaggi aiuta meglio a capire il perchè di certi atteggiamenti, e la comprensione rende più tolleranti; un comportamento negativo tende ad essere maggiormente scusato se ne conosci le origini. L'autore ha sicuramente condannato certi meccanismi dei rapporti interpersonali ma lo ha fatto in modo sobrio, mostrando tutte le tonalità dei grigi e non dividendo in buoni e cattivi, in bianco e nero, e questa è stata per me un'operazione molto apprezzabile. Ciò in cui l'ho trovato più diretto è nel porre l'accento su questi due messaggio che  ho percepito come fondamentali in questo libro:  
1) in ogni catastrofe ci sarà sempre chi ne ne trarrà profitto 
2) il valore della vita umana può essere quantificato in denaro con parametri tuttaltro che umani


Citazioni:

"Una di quelle che passava da un sintomo all’altro tanto per farsi notare in un mondo brutto e crudele."

"Ian disse che odiava i ricchi, ma lei si accorse che ne era anche affascinato, come tutti, del resto."

"Nelle attese tendeva a parlare troppo, socializzando con la gente sbagliata o irritando quella giusta."

"Doveva ancora imparare il linguaggio di quella gente se voleva frequentarla."

"Lui era diventato più duro, lei invece aveva cominciato a perdersi dietro ogni brezza che le spirava accanto. Ma forse non erano cambiati affatto. Forse si era solo convinta, per vent’anni, che fosse andata così."

"Aspettava solo il momento giusto. La gioventù era uno scomodo preludio, una fase che non si sarebbe mai goduto a fondo. Il fatto che vivesse in una casa modesta con dei genitori qualunque e un
fratello minorato era solo un incidente di percorso. Che avrebbe superato presto."

"Ora, però, aveva capito. Non puoi avere dei sogni per gli altri. Neanche per i tuoi figli. Soprattutto per loro."

"Quello non era il suo mondo, non aveva abbastanza grinta per sopravvivere."

"Suo padre gli diceva sempre che il rischio delle scorciatoie è che spesso costeggiano gli strapiombi."


"Non è brillante e determinato come te, ecco cosa significa. E non serve che tu lo tormenti, lo guidi e gli faccia capire quanto ti delude. Non puoi passargli quello che non ha di natura. Quindi, o rivedi le tue aspettative o ammorbidisci il tuo concetto di correttezza."




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