venerdì 8 agosto 2014

Ferito a morte di Raffaele La Capria

Copertina di Ferito a morte


ISBN 9788804495901

224 pagine 8,50

Eccezionale ma...
Dalla struttura del romanzo e dalla tecnica narrativa si evince che La Capria è uno scrittore geniale, con “Ferito a morte” ci propone uno schema narrativo intricato che per me è stato abbastanza difficile da seguire. È uno di quei libri in cui fin da subito si nota lo sguardo acuto, la finezza di pensiero associata ad una rara capacità scrittoriale, si avverte subito che siamo di fronte ad un capolavoro, eppure da parte mia non è scattata la scintilla amorosa, non c'è stato un vero godimento nella lettura. Quando non riesci a gioire fino in fondo di un capolavoro ti chiedi perché, ti senti quasi in colpa verso l'autore, finisci quasi per sentirti sbagliata tu, povera ignorante, non all’altezza, ma un conto è apprezzare con la testa, un altro assorbire con l’anima. Comunque alcune parti del romanzo sono di un'estrema godibilità, certe frasi sono delle chicche e la difficoltà a seguire la storia coi suoi continui salti temporali rovina solo in parte questo piacere. Il gusto per la raffinatezza di La Capria è indubbiamente stato aumentato dall'ascolto dell' audiolibro letto da Peppe Servillo e accompagnato da splendide canzoni, probabilmente alcuni passaggi li avrei saltati a piè pari senza il contemporaneo ascolto vocale, Servillo ci mette tutta la sua napoletanità e dà alle frasi la giusta intonazione per calarci nell’ambiente partenopeo. L’audiolibro, quando il lettore è azzeccato, ha il pregio di portarti ancor più dentro il romanzo, a differenza del film in cui ci sono riduzioni e tagli, non perdi nessuna frase ma c'è una voce viva che ti aiuta e ti immerge nella storia. Come già detto questo romanzo ha un valore letterario innegabile tuttavia non incarna il mio ideale, è pieno di ironia e intelligenza ma nel complesso non mi ha entusiasmata, troppo chiacchiericcio, utile sì a rendere perfettamente l’atmosfera, ma eccessivo perché io possa seguirlo con interesse.
La parte finale, quella più semplice come costruzione, mi ha notevolmente intristita, è pervasa di malinconia, di sconfitta, di sogni non avverati o finiti in malo modo, di falsi valori che prima o poi si rivelano tali e portano ad una vita misera. Questa folla di personaggi che ruotano intorno al protagonista sembrano veri e allo stesso tempo fumosi, vanno e vengono con il loro chiasso, il loro ciarlare, e la "dolce vita" napoletana diventa estremamente amara. A dire il vero tutta la "dolce vita" a me sembra triste, anche quella odierna identificata come “bella vita”, forse perché fondata su valori effimeri.
Mi ero innamorata del libro della Ortese “Il mare non bagna Napoli” nel quale veniva menzionato pure il giovane scrittore La Capria, ed è stato interessante leggere anche questo per avere una visione simile ma diversa (soprattutto nell’esposizione e nella forma) della stessa città.
Difficile estrapolare citazioni da un romanzo che è dall'inizio alla fine di una costruzione perfetta e dove l'effetto non è dato tanto da una frase qua e là bensì da intere pagine colme di parole accostate tra di loro sapientemente, ma alcune frasi mi hanno colpito particolarmente e le riporto come citazioni fotografiche.

Citazione da "Ferito a morte" di R. La Capria

Citazione da "Ferito a morte" di R. La Capria

Citazione da "Ferito a morte" di R. La Capria

 
Citazione da "Ferito a morte" di R. La Capria
"La dolce vita" olio su tela 50x80 anno 2014

Nessun commento: