lunedì 14 ottobre 2013

Ogni cosa è illuminata di Jonathan Safran Foer

Copertina di Ogni cosa è illuminata
Il passato che illumina il presente (4,9 stelle) 
Da tempo non impiegavo così tanto a leggere un libro. Per quasi tre settimane Safran Foer mi ha fatto compagnia con le sue storie surreali e al tempo stesso intrise di cruda realtà.
Ci vuole del tempo per entrare nel meccanismo di questo romanzo, all’inizio si resta basiti dalla scrittura sconclusionata e viene da chiedersi se lo scrittore sia un incapace o se il traduttore sia impazzito. Poi si capisce perchè alcune parti sono scritte in quel modo, si sorride e si fanno i complimenti all’autore e al traduttore finora bistrattati.
Massimo Bocchiola è riuscito a restituirci fedelmente quest’opera prima incredibilmente originale nello stile, Safran Foer non è stato assolutamente penalizzato nella versione italiana della sua particolarissima storia.
Non mancano le ispirazioni ad altri autori ormai icone della letteratura, da parte mia vi ho trovato molto di Garcia Marquez, alcune parti sono estremamente surreali e ricordano le vicende assurde narrate dall’autore sudamericano, con la differenza che qui ci troviamo in Ucraina e non a Macondo.
Il racconto è denso di nomi, fatti reali e irreali, sogni, immaginazioni, tristezze e allegrie, il tutto narrato spesso buffamente. Due storie si incontrano, una parte dal passato e prosegue verso il futuro, una dal presente va a ritroso finché non si congiunge con l’altra e tutto il presente viene “illuminato”dai fatti del passato. E questo accade intervallato da una serie di lettere chiarificatrici.
Lungi da me voler riassumere la storia, solitamente non lo faccio, in questo caso meno che mai, perchè il romanzo è a parer mio IRRACONTABILE.
“Ogni cosa è illuminata” va letto con calma se si vuole capirci qualcosa, va assaporato lentamente perchè ogni pagina è ricca di trovate deliziosamente geniali.
Lo scoglio più grande che ho trovato, come spesso mi capita, è l’ EBREITUDINE del libro.
L’ebraismo è per me estremamente faticoso da comprendere e più di una volta mi ha portato a lasciare dei romanzi a metà, in questo caso non è successo, ma sono persuasa che un ebreo possa bearsi delle pagine di questa storia il doppio di chi è lontano da una certa cultura come lo sono io.
Nonostante la genialità, l’originalità, la profondità, il dolore autentico qui narrati, è mancato un pelo per arrivare a ciò che io chiamo “la perfezione di un libro”, e quel pelo probabilmente è dato da alcuni passaggi forse eccessivamente lontani dal mio sentire, porzioni di storia che non sono riuscita a comprendere dentro di me. Va anche detto che più un libro è lungo e più è probabile che contenga qualche parte che piace meno, così, è più probabile che perda la sua perfezione.
Detto ciò mi sento comunque di consigliarne la lettura, seppur con piccolissimi “difetti” rimane un capolavoro di narrativa e di poesia.

Citazioni:

“ E meno un cittadino ne sapeva, più era granitico nelle sue argomentazioni. Niente di nuovo in questo.”

“...solo una persona ebrea può capire qualcosa di così tanto ebreo.”

“ Non lo avrebbero odiato tanto se prima non fosse stato così sfacciatamente amato”

“ Lo so che mi hai chiesto di non cambiare gli sbagli perché hanno un suono buffo, e il buffo è l’unico modo veritiero di raccontare una storia triste”

“ Brod temeva che qualcuna delle sue lacrime facesse crollare le mura della vecchia casa, quindi le sigillò dietro le palpebre, esiliandole in un luogo più profondo, più sicuro.”

“Tutto è quello che è perchè tutto è stato quello che è stato.”
“Non si può immaginare cosa voleva dire dover sentire queste cose e poi ripeterle perchè quando ripetevo sentivo come se le facessi risuccedere”
(riferito alle crudeltà dei nazisti verso il popolo ebreo inerme)

“..la fine del mondo è una cosa a cui siamo ben adusi, un fatto abituale, che abbiamo ritualizzato. E nostro dovere tentare di scordarcene in sua assenza, di riconciliarci con essa quando non è negabile, e di ricambiare il suo abbraccio quando infine viene a noi come fa sempre.” 

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