giovedì 12 settembre 2013

L'inverno del nostro scontento di John Steinbeck

Copertina di L'inverno del nostro scontento
Una sola lettura è poca. (4,8 stelle)

Non è un libro esplicito. Questa è la mia impressione puramente soggettiva, ovvio.
Denso, ricco nelle descrizioni e nel linguaggio, curato nei contenuti e nella forma ma non esplicito. Certi passaggi li ho dovuti leggere un paio di volte per capire cosa fosse successo. Il finale specialmente mi aveva lasciata sospesa nell’incertezza, e solo stamani rileggendolo con attenzione finalmente ho capito cosa succede, ed ho provato gioia.
Non è un libro che ti puoi permettere di leggere con disattenzione, richiede la tua completa partecipazione, e questo non perché sia scritto in modo incomprensibilmente ostico ma proprio perché le cose vanno per lo più intuite.
La prima parte, connotata da uno stile brillante, scorrevole e raffinato mi ha catapultata in una commedia cinematografica americana degli anni 60, durante la lettura mi scorreva davanti un film, le ambientazioni descritte perfettamente, mi sono pure ritrovata a chiedermi se come protagonista poteva essere più adatto James Stewart o Gregory Peck...oppure Cary Grant! I dialoghi del protagonista con la moglie sono deliziosi, sagaci, briosi ma nascondono una profonda distanza tra i due, una profonda incomprensione.
Non facciamoci illudere, non è una commedia. Trovo significativo a tal proposito che mentre i primi due capitoli sono presentati da una terza persona in seguito il libro passa in mano ad Ethan Allen Hawley che diviene l’io narrante.
Come spesso accade dietro una patina di perfezione e di allegria si celano grandi e piccoli drammi che qui emergono tra un “coniglietta” e un “topolina” (vezzeggiativi usati nei dialoghi del protagonista con la moglie).
Come mia abitudine, nei miei commenti sui libri che leggo, non racconto il dipanamento della storia, solitamente mi limito ad esprimere le sensazioni, le impressioni e ciò che mi ha colpita. Questo è un libro che ho letto quasi per caso, dal quale non mi aspettavo nulla che si è rivelato un vero capolavoro letterario.
Da Ethan ho sicuramente appreso che anche una brava persona può arrivare, spinta dalle circostanze o dalle pressioni di chi la circonda, a commettere atti contro la propria morale. Ho inoltre avuto la conferma che spesso crediamo di conoscere chi ci sta accanto, ma si tratta sovente di una conoscenza superficiale. Questo libro però mi ha trasmesso anche una speranza, anche quando tutto sembra perduto possiamo sempre trovare uno spiraglio, una luce, un’appiglio per non lasciarsi travolgere dai sensi di colpa dei nostri errori.
Le citazioni sarebbero davvero troppe, mi limito a riportarne solo alcune.

CITAZIONI:

“...un uomo si batte contro le cose grosse. Ma quel che l’uccide è l’erosione; a furia di colpetti finisce al tappeto.”

“ Il denaro è argomento triviale e sgradevole solo quando ce l’hai.”

“Povera, è invidiosa. Ricca, sarà una snob. Il denaro cura la malattia, solo i sintomi.” (riferito alla moglie)

“Quando più sono onesto, nessuno mi crede. Le dico una cosa,Alfio, se vuol nascondere i suoi veri motivi , dica la verità.”

“ Tre cose non saran mai credute, quella vera, quella probabile, quella logica.”

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