sabato 28 settembre 2013

Profezia di Sandro Veronesi

Copertina di Profezia
Il cancro
In questo racconto Veronesi sembra meno impegnato a fare lo scrittore e preso soprattutto dai sentimenti. Non ho trovato la ricerca stilistica de "Gli sfiorati", come se le cose raccontate fossero talmente viscerali che l'autore non ha saputo o voluto occuparsi troppo della parte estetica ma solo di quella emozionale.
La profezia che lui fa a se stesso ha un incedere lento ma inesorabile, senza pause per riprendere fiato ma allo stesso tempo non serrato. Una corsa a rallentatore verso il baratro che contiene tutte le tappe obbligate della malattia.
Chi ha conosciuto da vicino il cancro sa.
Rivive l'angoscia, si ritrova nelle previsioni terribili che l'autore fa a se stesso.
Non c'è poesia nella malattia e lo stile asciutto adottato in questo racconto lo fa percepire molto bene. Lo sfinimento di quel tira e molla che sappiamo benissimo portare solo alla morte, che rende insopportabili le persone care trasformate dal dolore, la cui unica volontà e quella di smettere di sentire male.
Questa storia mi ha toccata nel profondo. Mi ha riportato lì, nello stesso ospedale di Pescia citato nel racconto, nel reparto oncologico, con il medico conosciuto perchè collega di quello che aveva in cura mio padre. Mi ha riportato lì dove conosco le infermiere (anime speciali, e non è un semplice modo di dire) e dove ho avuto la gioia/dolore di incontrare persone che hanno lottato fino in fondo senza farcela.
Decisamente non posso essere fredda e obiettiva con questo racconto/sfogo...ma l'ho trovato bellissimo.

Le cose che non ho di Grégoire Delancourt

Copertina di Le cose che non ho
Leggermente filosofico
Questo piccolo libro mi ha generato opinioni contrastanti. Da un lato si annovera nella tipica letteratura al femminile pensata per chi non è abituato a leggere "roba seria", dall'altro si discosta comunque da un genere di basso livello in quanto contiene delle chicche di saggezza e frasi scritte veramente bene. Tuttavia non è tutto allo stesso livello, né per concetto né per stile.
La cosa buffa è che sembra scritto da una donna, e invece è un maschietto che si è immedesimato molto bene negli stati d'animo femminili. Possiamo dire che questo breve romanzo contiene una filosofia di facile comprensione, con il suo stile delicato ed ironico tocca argomenti comuni a molti e da occasione di riflettere su alcune piccole cose che a volte vengono sottovalutate.
La parte finale mi è piaciuta meno, più tirata via, poco probabile e con un cambio di registro che si poteva evitare.
Se ci si accinge a leggerlo senza trope aspettative ne ricaveremo una lettura piacevole e riposante, leggera ma tutt'altro che stupida.
Citazione:
"Perchè i nostri bisogni sono i piccoli sogni quotidiani. Sono le nostre piccole cose da fare, che ci proiettano verso il domani, e il giorno seguente, nel futuro; sono quelle cose di poco conto che compreremo la settimana prossima e che ci permettono i pensare che la prossima settimana saremo ancora vivi."

venerdì 27 settembre 2013

Venuto al mondo di Margareth Mazzantini

Copertina di Venuto al mondo

Lacerante

E’ un romanzo lacerante. Sia che parli d’amore che di guerra ti strappa la carne e ti entra dentro con la prepotenza dei termini usati dall’autrice, sempre impeccabili, talvolta poetici ,talvolta crudi ma costantemente perfetti per farti arrivare tutto quello che c’è da sapere e sentire.
Questo libro ti trascina dentro di sé, ti porta all’interno delle emozioni provate dai protagonisti, ti avviluppa e ti resta addosso anche quando lo hai riposto sul comodino. Continui a pensare alle persone di cui parla come se fossero vive, come se tu le potessi incontrare appena esci in strada.
La Mazzantini ha il dono di scrivere in un modo pulito ed essenziale ma non privo di bellezza nella scrittura.
La prima parte l’ho trovata coinvolgente, struggentemente meravigliosa nel descrivere l’amore che nasce tra Diego e Gemma, nel rendere piccoli particolari di importanza estrema con un linguaggio mai banale.
La parte riferita soprattutto alla guerra e alla “venuta al mondo” di Pietro è altrettanto poetica nella sua crudezza, straziante ma mai lamentosa nel distacco e nella consapevolezza della perdita.
Un libro vivo che ti cattura.

giovedì 26 settembre 2013

Nel segno della pecora di haruki Murakami


Ma quanto è strano questo Haruki...
Mi sono accostata a questo autore in modo un po’ prevenuto, quando un personaggio viene decantato eccessivamente e descritto come un fenomeno in me si genera immediatamente una certa diffidenza. Tuttavia la curiosità si è fatta largo in me ed ho deciso di leggere qualcosa di suo. Dopo aver letto recensioni sui suoi libri talmente discordanti ho pensato o lo amerò o lo odierò...e invece non è accaduta nessuna delle due ipotesi. Mi è piaciuto, forse senza amarlo alla follia, ma mi ha lasciato la voglia di leggere qualcos’altro di suo e una sensazione residua di rimasticamento, di assimilazione lenta...una sorta di innamoramento a scoppio ritardato.
Ho iniziato a leggere Sotto il segno della pecora aspettandomi un mattone e invece mi sono ritrovata di fronte ad una scrittura scorrevole che ingenerava la curiosità di proseguire col racconto per vedere dove andava a parare, scrittura che non so sinceramente quanto merito abbia nella traduttrice e quanto nell’autore. La cosa che mi ha colpito però è che questa curiosità non è stata ansiogena, la dovizia di particolari e di azioni apparentemente insignificanti davano un ritmo moderato a quella che sarebbe potuta essere una storia quasi thriller ma che è rimasto un viaggio non frenetico verso la fine del libro.
Haruki Murakami racconta cose assurde in modo così convincente che le fa sembrare verosimili.
Una domanda: Perchè tutte le donne descritte sono senza nome?
Citazione: E’ spaventoso come il tempo scorra ininterrotto. Noi abbiamo l’abitudine di dividerlo in fasi per ridurlo alla nostra dimensione, e ci illudiamo che lo sia, ma in realtà è un’ unica entità continua.

Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares di Fernando Pessoa

Copertina di Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares
Di una grandezza mentale fuori dal comune
Quando leggo libri di questo genere maledico la mia mancanza di cultura umanistica e filosofica.
A quanti livelli una lingua, la parola scritta, possono comunicare?
Leggendo questo libro, in alcuni passaggi, ho la sensazione di essere analfabeta, le parole si susseguono e ognuna ha un senso compiuto ma messe insieme esprimono concetti che faccio veramente fatica a comprendere.
Leggere e rileggere concetti che sento esprimere delle verità ma il cui nocciolo mi sfugge, la cui comprensione e assimilazione rimane a metà.
Che impotenza, che inadeguatezza...resta solo l'accettazione che al mondo esistono e sono esistite delle menti superiori, capaci di fermarsi a riflettere su cose apparentemente banali e tirare fuori dei "pensamenti" fuori dall'ordinario.

Il signore delle mosche di William Golding



 Ansiogeno
Inizia come un libro di avventura per ragazzi, si trasforma in un incubo, finisce lasciando addosso l'angoscia della consapevolezza di quanto l'uomo, anche se bambino, abbia una parte bestiale in sé pronta a distruggere. Viene considerato un libro di formazione, ma se avessi un figlio eviterei di far glielo leggere prima dei quindici anni almeno. 
Sicuramente non posso dire che mi sia piaciuto, una storia troppo cruda e crudele, tuttavia apprezzabile in quanto il messaggio arriva chiaro: tutti, o quasi tutti, se in condizioni estreme, possiamo tirar fuori una parte di noi spaventosa. La paura porta alla bestialità ed insieme prevalgono sulla ragione. 
Questo libro può essere metafora delle difficoltà di convivenza umane, offre molti spunti di riflessione e materiale su cui riflettere.

martedì 24 settembre 2013

La principessa di D.H.Lawrence

Copertina di La principessa
Tentativo fallito 
Mi sono accostata a Lawrence per la prima volta attraverso la raccolta "La vergine e lo zingaro" contenente questo racconto ed altri due. E di tutto il libro alla fine ho letto solo questa storia, che non mi è piaciuta né per stile né per tematiche, decidendo per cui di abbandonare gli altri racconti al loro destino.
L'impressione che ho avuto è di un "collezione Harmony" scritto bene.
Ho trovato la storia ed i personaggi irritanti, senza un vero spessore,non ho rilevato niente di ciò che mi aspettavo in base ai giudizi critici letti. Insomma una delusione pur non avendo avuto aspettative.

Il veleno dell'oleandro di Simonetta Agnello Hornby

Copertina di Il veleno dell'oleandro
Non mi sembra un libro onesto (2,4 stelle)
Mi ero innamorata de “La Mennulara” e mi sono apprestata fiduciosa a leggere questo romanzo incorrendo in una grande delusione. L’ho trovato tutto fumo e niente arrosto.
Un calderone pieno di tutto e di più, altro che ”nulla immischiato col niente”, il troppo immischiato col tutto! Troppi argomenti sono stati toccati senza essere giustamente approfonditi e a nulla è valsa la sapienza letteraria della Hornby a farmi accettare incongruenze grossolane presenti in questo libro.
L’ho trovato morboso, e non perchè i rapporti descritti siano atipici ,ma perchè sembra che tutto l’atipico possibile sia concentrato nei protagonisti di questo romanzo!
Ogni tanto affiora uno sprazzo di bello ma viene subito offuscato dal troppo.
Ne “il veleno dell’oleandro” troviamo un assaggio di tutto questo:
-omosessualità
-bisessualità
-omosessualita con minori
-perversioni sessuali
-violenza nella coppia
-violenza su immigrati
-sfruttamento degli immigrati
-mafia
-traffico di droga
-anoressia
-solitudine
-incapacità di amare
-amore filiale deluso
-amore estremo
-suicidio
-caccia al tesoro
..... Forse ho dimenticato qualcosa...
Ribadisco che non sono sconcertata dai temi trattati bensì dalla superficialità con cui vengono inseriti tutti assieme in una storia di 216 pagine scritte a caratteri grandi, tutto accennato in un vaso di Pandora che scoperchiato esplode in queste famiglie siciliane, che usano l’Iphone ma che si trovano fuori dal tempo e forse dalla realtà.

sabato 21 settembre 2013

Un amore di Dino Buzzati

Copertina di Un amore
UN AMORE O QUALSIASI ALTRA COSA SIA (4,9 stelle)
Ho aspettato due giorni a commentare questo libro, volevo farlo sedimentare. Contrariamente a come mi accade spesso non ho annotato quasi nulla durante la lettura, e non perché non vi fossero riflessioni da fare, anzi.
Se proprio devo trovare un difetto a questo romanzo è l’eccessiva lunghezza che verso la fine comincia a pesare, lunghezza che tuttavia è forse necessaria a rendere l’idea della spirale in cui si trova avviluppato e del tira e molla interiore del protagonista.
La storia in sé è banale: un cinquantenne che perde la testa per una prostituta minorenne per la quale diventa in pratica uno zerbino.
E’ come viene raccontata questa storia che è superlativo. Buzzati ha una capacità letteraria eccezionale, si ha la sensazione di bere le sue parole per quanto scivolano durante la lettura.
La difficoltà del commentare “Un amore” sta proprio nella sua quasi perfezione che rende impossibili appunti e critiche.
Ciò che salta all’occhio del racconto è che seppur ambientato negli anni sessanta sembra la fotocopia esatta, per situazioni e personaggi, del mondo attuale: ragazzine che si prostituiscono senza voler ammettere che sono prostitute, non tanto per avere il necessario, ma per possedere un bel vestito o semplicemente l’illusione di vivere di riflesso il potere e il successo dei “vecchi” danarosi che le pagano.
Triste vedere che questa pochezza di ideali permanga fino ad oggi, nonostante i passi fatti dall’evoluzione dello status femminile.
Triste vedere anche la malattia (perchè definire amore questo desiderio malato di possesso dell’altro mi pare blasfemo) di quest’uomo che ben consapevole di non essere amato a sua volta si accontenta di una finzione nemmeno troppo impegnata. L’architetto anela e si fa bastare, pena l’abbandono da parte di lei, la semplice presenza assente della giovanetta che lo rigira come un calzino in cambio di favori economici.
Il fatto che Buzzati abbia titolato questo libro “un amore” fa pensare che secondo lui, nonostante tutto di questo si tratti, nonostante sia a tutti gli effetti un’ossessione malata pare che l’autore vi ravvisi comunque una sorta di amore, come se i modi per amare fossero molti, come se l’adorazione incondizionata di chi non la merita voglia dire comunque amare. Su questo potremmo aprire un dibattito che non aprirò.
Consiglio la lettura di questa storia, sia per lo stile narrativo adottato che per i temi trattati, ed ognuno si faccia una propria opinione in merito.

Citazioni

"Come vivevano? Con quali aspirazioni? Come facevano a resistere? Chi erano i loro veri uomini? Esse partecipavano del mondo delle famiglie oneste e normali e insieme della malavita, frequentavano i più ricchi figli di famiglia, entravano nelle loro ville sontuose, Salivano a bordo delle loro Ferrari e del loro yacht illudendosi di appartenere alla loro società ma in realtà adoperate da questi signori come puro strumento di svago e di libidine e perciò totalmente disprezzate."

"Pensandoci, non ne usciva che una figura squallida, meschina, aggrappata avidamente alle più povere illusioni dei rotocalchi deteriori. Era buona? Era generosa? Aveva luce? No."

"Tu la compravi a rate mensili. Lei ti vendeva il corpo tu pretendevi anche l'anima."