giovedì 12 settembre 2013

Io sono un gatto di Soseki Natsume

Copertina di Io sono un gatto

Salvo solo il gatto senza nome
Devo smettere di comprare libri che parlano di animali.
Quando acquisto direttamente un libro, invece di prenderlo tramite gli scambi, penso sempre che sia fantastico e che lo terrò sicuramente...quasi mai è così, e finisce che l’agognato acquisto, gustato prima con la ricerca in libreria e poi con la pesantezza nello zaino mentre me lo riporto a casa, finisce inevitabilmente per andare a rimpolpare gli “scambiabili”. La tentazione di tenerli tutti è forte ma il posto in casa è poco, così li riuso come merce di scambio.
Tutto questo per dire che mi dispiacerà immensamente rimettere questo libro di nuovo in circolazione, soprattutto perchè un gatto è il protagonista, ma non è stato all’altezza delle aspettative...o meglio, io non sono stata all’altezza di questo libro: sono troppo ignorante in cultura giapponese per poterlo apprezzare appieno e senza sforzo.
La narrazione è moderna (non so quanto abbia influito una fedeltà nella traduzione in questo però) e non pare affatto un testo dei primi del 900, pur avendo delle lungaggini e dei ritmi lenti difficili da trovare nella letteratura attuale.
Proprio perchè scelto direttamente dallo scaffale mi dispiaceva abbandonarlo così, nonostante la "fatichevolezza", ho continuato a leggere saltando le parti che mi risultavano più noiose ed ostiche (e son parecchie ahimé!) constatando che alla fine, tutti i passaggi pesanti erano quelle in cui il gatto riportava discorsi e azioni dei protagonisti umani (non proprio modelli di simpatia), mentre i suoi pensieri filosofici erano le uniche considerazioni interessanti di questo libro.
Non parliamo del finale che mi ha decisamente irritata... Il signor Natsume Sōseki non me lo doveva fare!
Citazione:Normale ha spesso la valenza di buono, ma quando la normalità è eccessiva diventa ordinarietà, squallida condizione vicina alla volgarità.

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