lunedì 2 settembre 2013

Il bacio della medusa di M.Mazzucco

Copertina di Il bacio della medusa

Un libro tentacolare
Troppo. Troppo di tutto. Una tragedia barocca sovraccarica di parole, aggettivi, pensieri ridondanti, passaggi pesanti e pieni di riferimenti filosofici, vite e sentimenti estremi. Eppure nella sua NON perfezione è un romanzo bellissimo. Melania Mazzucco ci trascina nel vortice dei suoi personaggi, riesce a farci entrare nella loro mente e ci fa comprendere le loro fragilità, i loro difetti, le loro persecuzioni, ci porta nel loro mondo interiore e vediamo tutto tramite i loro occhi, facendoci rendere quasi accettabili situazioni che in realtà non lo sono.
Questo libro assomiglia ad una tovaglia impreziosita da ricami ma piena di tagli inferti con un coltello.
La Mazzucco è una ricamatrice di parole, si presenta con una grande capacità narrativa, forma e contenuto vanno di pari passo, lo stile è inconsueto, volutamente arcaico ci trasporta in pieno nello spazio temporale in cui la storia si dipana e contemporaneamente ci sospende fuori dal tempo.
Una storia, in un certo senso anche di denuncia,, denuncia sulla povertà della gente e sulla condizione della donna nei primi del ‘900, nei confronti di ciò che era la società un tempo, di una società in cui una relazione lesbica veniva considerata una malattia e si finiva in manicomio, “un mondo nel quale chi non serve, chi non si conforma, non viene solo emarginato - viene semplicemente eliminato”. (Postfazione pag.481)
Un libro estremo mosso da passioni estreme. Medusa una ragazza che ha sempre lottato ed imparato ad accettare tutto dalla vita durissima che ha avuto, una ragazza forte che non si è fatta piegare da niente. Norma che dalle vicende della vita ha sviluppato invece un carattere docile ed accondiscendente, intrappolata in una vita che non le appartiene, che trova la forza di essere se stessa ed essere brevemente felice soltanto dopo l’incontro con Medusa.
La struttura del romanzo è suddivisa in tre parti, ben distinte, la prima delle quali è forse la più affascinante, la seconda la più statica e faticosa e la terza la più triste e crudelmente realistica. Non a caso le parti sono suddivise in movimenti e non in capitoli, come se la storia narrata fosse un concerto di musica, ogni movimento ha un tema suo ed un movimento non si può spezzare, va goduto fino in fondo per quanto lungo sia. Le ore sono volate leggendo queste pagine, mi sono fatta trascinare dalla storia facendo le ore piccole, dormendo anche male, perchè non si possono leggere certi passaggi e poi fare il sonno degli angeli.
Questo libro eccessivo mi ha coinvolta come pochi altri, e pensare che inizialmente avevo pensato di darlo via senza leggerlo! Poi un giorno ho deciso di dargli una possibilità, non sapendo che invece la possibilità l’avevo data a me stessa, la possibilità di vivere emozioni intense attraverso 493 pagine di passione pura.
Sono inoltre felice di aver letto questa edizione nella quale l’autrice ci offre una vibrante e sincera postfazione parlandoci un po’ di sé e della genesi del romanzo.

Brevissima citazione: “ Del resto, fra il ridicolo e il sublime c’è solo un passo”


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